Volontariato

Cyberbella e senz’anima

Bia Sarasini, direttrice di “Noi Donne”, stronca la conduttrice virtuale

di Carlotta Jesi

Corpi oggetto acchiappa audience, presenzialiste in carriera, burattini politicizzati e perfino facce d?angelo dagli artigli acuminati. Sulle signore della tv nostrana si è abbattuta una pioggia di critiche senza precedenti. Ma per decidere, speriamo una volta per tutte, se sono vittime o artefici delle malatelevisione, malainformazione e malarecitazione, gli insulti tradizionali non bastano più. Dal 19 aprile, quando in diretta mondiale su Internet debutterà Ananova, la prima anchorwoman virtuale, bisognerà fare i conti anche con frecciate come ?bella ma insipida?, ?sexy senz?anima?, ?tutto quello che il femminismo non avrebbe mai voluto vedere? e ?donna oggetto per eccellenza?. Come la mettiamo adesso? Come si inserisce nel dibattito della comunicazione spazzatura, lontana dai reali interessi del pubblico e dalla realtà una donna virtuale senza difetti come Ananova? ?Vita? è andata a chiederlo a Bia Sarasini, antropologa, giornalista e storica direttrice, fino alla sua chiusura lo scorso mese di dicembre, del mensile femminista ?Noi Donne?. Cosa pensa di questa conduttrice virtuale tutta pregi e niente difetti che ammicca, sorride e dà cortesi informazioni da Internet o dal telefonino? Una conduttrice virtuale è il prodotto, neanche tanto originale, di un mondo virtuale. Fa parte della serie ?meraviglie del progresso e della tecnologia? cui, però, manca il calore umano delle persone. Quello che tiene attaccato al video chi è solo e ha bisogno di persone vere, con pregi e difetti. Come le donne che si sono battute per non essere solo dei begli oggetti, Ananova non è un passo indietro per le conquiste del femminismo? Un passo indietro, no, non direi. Diciamo piuttosto che si mette in campo un ideale di perfezione lontano dalla realtà. Quanto piacerà non lo so: una creatura senza imperfezioni, ossia tratti veramente distintivi di sé, risulta noiosa e fredda. Non a caso la parte più viva e interessante della rete sono le chat line in cui si incontrano, parlano e si confrontano le persone vere. E il delirio collettivo per Lara Croft, la prima lady virtuale che ha conquistato tutti? Lara Croft è divertente proprio perché non è perfetta. Come non lo sono le persone in carne e ossa, anche le donne più belle. L?errore, nel caso di Ananova e di molti altri prodotti multimediali per la rete, è credere che debbano essere il più possibile asettici e freddi. Virtuali, insomma. Proprio il contrario di quello che la maggior parte delle persone vorrebbe vedere su Internet. Cioè cosa? Per esempio una persona vera che legge il telegiornale invece di un robot con fattezze umane. La sfida, la vera meraviglia, è un?altra: sarebbe meraviglioso se il mondo virtuale riuscisse ad acquisire delle fattezze umane. Proprio ciò che i creatori di Ananova hanno cercato di fare dandole il viso, gli occhi, la bocca e le movenze di star televisive che piacciono al pubblico Francamente a me questa sembra solo un?operazione di comunicazione cretina e anche poco creativa. A ben vedere è simile a quei quiz televisivi che, mostrandoti un puzzle, chiedono ai concorrenti: di chi è questa bocca? E le orecchie? E il naso? E i mento? Il risultato, nella maggior parte dei casi, è una creatura innaturale e senz?anima. L?ideale della perfezione è preoccupante. Soprattutto se messo in pista da un?operazione di comunicazione troppo caricata. Che tuttavia, come accade per altri ideali di perfezione come le modelle, le donne potrebbero scegliere di voler imitare. Vero, purtroppo, il rischio c?è. Esistono donne che diventano anoressica per assomigliare a una modella. Ogni sesso ha i suoi problemi, e il nostro è di volerci sempre confrontare con dei modelli. Credo, comunque, che le donne di oggi siano abbastanza intelligenti da non fare a gara di bravura e bellezza con un computer. Non è questa la competizione da vincere: non è assomigliando a un ideale che si è felici, ma lavorando per trovare la propria personalità e caratteristiche distintive, belle o brutte che siano. Quelle brutte ai progettisti di Ananova non piacciono, il suo notiziario e il suo sito non sono accessibili dalle persone sorde e non vedenti. C?era da aspettarlo, col progresso, almeno quello che ci tiene a definirsi così, certe cose stonano. Un progresso in cui c?è spazio per i belli fatti di chip e software e non per i disabili che ogni giorno lottano per vivere.


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