Politica
Bagnasco scuote i cattolici
Appello al cambiamento, non solo per la questione morale
E’ la giornata di Bagnasco: le parole pronunciate dal presidente della Cei sono arrivate con il peso di un macigno sulla già traballante scena politica. Non solo per i riferimenti espliciti al comportamento morale, ma anche per i riferimenti alle scelte di politica economica. Quel bisogno di “purificare l’aria” divide i commenti ma entra nel corpo vivo del mondo cattolico e lo interroga da vicino.
- In rassegna stampa anche:
- ECONOMIA
- CLASS ACTION
- SCOLA
- SOMALIA
- STRANIERI
“I vescovi e le critiche indirette al premier «Più sobrietà, c’è da purificare l’aria»”: cerca un titolo il più possibile asettico il CORRIERE DELLA SERA, aprendo la prima con il discorso del cardinal Bagnasco: “Il cardinale Angelo Bagnasco, senza mai citare direttamente il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, critica «i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie» in politica. Il presidente della Conferenza episcopale italiana chiede scelte nobili, più sobrietà: «C’è da purificare l’aria, perché le nuove generazioni — crescendo — non restino avvelenate»”. E subito sotto il titolo parte un pezzo di approfondimento firmato da Andrea Riccardi: “Un’idea di movimento per i cattolici laici”, che prosegue a pagina 5. Le notizie e le reazioni politiche alle pagine 2 e 3. Gian Guido Vecchi scrive: “Il cardinale, come sempre, è stato ricevuto alla vigilia da Benedetto XVI — sabato 17 — e lo ha informato di tutto. Se tra i vescovi è cresciuto un disagio ormai prevalente, la Santa Sede mantiene la sua linea «istituzionale» e distaccata. Però non è indifferente che il Papa, partendo giovedì per Berlino, abbia «auspicato» nel telegramma al presidente Napolitano «un sempre più intenso rinnovamento etico per il bene della diletta Italia». Joseph Ratzinger del resto si tiene informato, gli stessi giornali tedeschi pullulavano di articoli sulle vicende italiane e Der Spiegel — distribuito pure nel volo papale — aveva una pagina dedicata alla frase sconcia (non emersa dai verbali) che Berlusconi avrebbe detto su Angela Merkel. Titolo: Zotig und Vulgär, «osceno e volgare»”. E più avanti: “Il presidente della Cei è partito dal «senso di insicurezza» e dall’«attonito sbigottimento culturale e morale» del Paese. La «questione morale», peraltro, ha varie facce, ce n’è per tutti: «Comitati di affari» che «si autoimpongono attraverso un reticolo clientelare» e «intasano» la vita pubblica con «remunerazioni tutt’altro che popolari», il costo dell’«intermediazione affaristica» e dei «suggerimenti interessati di nomine e promozioni»”. Gustoso pezzo di Maria Antonietta Calabrò, di taglio: “L’imbarazzo dei credenti pdl: parlava per tutti e non di politica”. Eccone un passaggio: “Anche il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi diffida da utilizzare le parole del presidente della Cei come arma di scontro politico contro Silvio Berlusconi. «Il presidente della Cei — commenta — ha rivolto un invito a tutti a riflettere sulla condizione delle istituzioni, dell’economia e della società in Italia. Ciascuno deve riflettere e nessuno può usare il suo monito come una clava contro l’altro». Secondo Sacconi, inoltre, «i parlamentari che apprezzano il suo messaggio, ovunque si trovino collocati, sanno di dover concorrere alla definitiva approvazione della legge sul fine vita». Sandro Bondi parla apertamente di «rischio di strumentalizzazione politica» delle «parole pronunciate dal cardinal Bagnasco, seppure legittime e comprensibili» ma che possono «apparire unilaterali»”. Paola Di Caro, a pagina 3, si occupa di Silvio: “L’amarezza del Cavaliere. Nel partito sale la tensione”. Così conclude: “Raccontano infatti che nei giorni scorsi il tentativo di Gianni Letta di addolcire quello che si sapeva sarebbe stato il duro discorso di Bagnasco, è caduto nel vuoto per mancanza di smentite assolute o spiegazioni plausibili anche rispetto a rivelazioni che hanno indignato l’intera gerarchia e di cui si è chiesto conto: episodi come quelli del presunto uso sacrilego del crocifisso durante le feste ad Arcore, o di spogliarelli in abiti da suora, che sarebbero stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Quella goccia che allontana sempre più un possibile alleato — Pier Ferdinando Casini — già dato in forte crescita nei sondaggi riservati del Cavaliere e unica àncora di salvezza per un Pdl che, oggi, teme il voto come il Giudizio Universale. Che lo vede vicino, ma che non ha chiaro ancora da cosa potrebbe essere provocato «se non da una rottura con Tremonti: quella sarebbe la fine del governo, ma stiamo lavorando tutti per evitarla»”. E il CORRIERE dedica l’intera pagina 5 all’approfondimento di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio: “La nuova partita dei cattolici laici”. Eccone un passaggio: “Si tratta di una svolta? La vera svolta è la drammatica transizione di una crisi lunga e dolorosa. Ognuno deve fare la sua parte, innanzi tutto la politica: «La globalizzazione — dice Bagnasco — resta non governata, e sempre più tende ad agire dispoticamente prescindendo dalla politica». Per il presidente della Cei tutti gli attori debbono uscire dal clima di rassegnazione e dal culto dell’interesse particolare. Ci sono cambiamenti profondi da operare. La Chiesa crede che bisogna mettere in discussione l’idolo mercatista («crescere senza ideali e senza limiti»). Il tema della sobrietà degli stili di vita è all’ordine del giorno da tempo nel cattolicesimo. Eppure proprio oggi, mentre crescono i poveri, aumenta l’esibizione del lusso. È anche il frutto del progressivo tramonto e dell’umiliazione dei ceti medi, protagonisti di parte considerevole della storia italiana. La lotta all’evasione fiscale definita «cancro sociale» è un capitolo importante della costruzione del domani, come lo è dare futuro alle nuove generazioni, mentre si salva il sistema pensionistico. Bisogna rilanciare l’Italia: è l’imperativo non utopico del cardinale. Il credito internazionale del Paese è decisivo: «La collettività guarda con sgomento gli attori della scena pubblica e l’immagine del Paese all’estero ne viene pericolosamente fiaccata»”.
Anche LA REPUBBLICA sceglie la Cei: “I vescovi contro Berlusconi”: «La questione morale non è un’invenzione mediatica. Ci sono comportamenti licenziosi che ammorbano l’aria. Serve purificare l’aria». Durissimo il monito del presidente della Cei. La Chiesa, annota Marco Ansaldo, «esce dal silenzio e scuotendosi dal torpore in cui appariva confinata lancia un potente affondo sulla classe politica». Il discorso di Bagnasco ha comunque spaziato: dalla questione morale, al possibile coinvolgimento dei cattolici in politica («rendere politicamente più operante la propria fede»), dalla crisi finanziaria alla bioetica. «Si profila», ha detto il cardinale, «la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica che, coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della vita, sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni». Quanto alla scena politica attuale, «la collettività guarda con sgomento gli attori della scena pubblica e l’immagine del Paese all’esterno ne viene pericolosamente fiaccata». Il quotidiano diretto da Ezio Mauro sottolinea dunque soprattutto il richiamo alla politica. Richiamo che, a parere di Maurizio Lupi, non riguarda soltanto il cavaliere: «non vivo fuori dal mondo però non strumentalizzo le parole di Bagnasco… Ha fatto un richiamo inequivocabile ma dal mio punto di vista interessa chiunque abbia responsabilità politiche: la moralità è un’emergenza che non riguarda mica solo Berlusconi». Una difesa del capo che ispira tutto il Pdl. Bondi, ad esempio, dice che le parole del cardinale «seppure legittime e comprensibili, rischiano di apparire unilaterali e di venire strumentalizzate politicamente». Dal mondo cattolico di base però arrivano le reazioni più dure. Andrea Olivero delle Acli spiega: «Berlusconi abbia il coraggio di compiere una scelta non più procrastinabile… rimetta il suo mandato». «I cattolici possono fare molto», aggiunge Franco Miano, a capo di Azione Cattolica. «Il forum non si tirerà indietro» dice Franco Belletti presidente del Forum delle famiglie, mentre Marco Costalli, Mcl, assicura di «raccogliere l’invito per una presenza più fattiva e visibile». Nel suo retroscena Carmelo Lopapa descrive la reazione del premier: «più che rabbiosa, è quella di un pugile suonato». Tutto porta a ritenere che la relazione di Bagnasco abbia segnato l’atto di definitiva rottura con il governo Berlusconi. Nel suo commento (“Non possumus”) Barbara Spinelli puntualizza che nel discorso di Bagnasco non mancava «la critica parallela alla magistratura», espressa anche nei dubbi sulla «ingente mole di strumenti di indagine messa in campo», ma con il rifiuto di mettere tutto sullo stesso piano: «La responsabilità morale ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere dalle strumentalizzazioni che pure non mancano». Cosa diranno, si chiede Spinelli, i cattolici del Pdl? Formigoni, Giovanardi… «E con che faccia il ministro Rotondi parla di Berlusconi come di un “santo puttaniere”? Perché santo? Per tutti costoro vale oggi il comandamento di Gesù: “Sia il vostro parlare “sì sì”, “no no”, il di più viene dal maligno».
“I vescovi si fanno partito” è il titolo dell’apertura de IL GIORNALE. Editoriale di Vittorio Feltri insolitamente dai toni pacati, almeno verso il presidente della Cei Angelo Bagnasco. Per chi scrive è «ovvia la condanna del porporato» che «ha diritto come qualunque altro cittadino di esprimere il proprio pensiero su qualunque cosa anche politica», opinione che però «non è obbligatorio condividere». Meno accondiscendente è chi scrive con la sinistra «doppiopesista» che non critica la presa di posizione del cardinale perché «con la sua reprimenda di carattere etico ha colpito il cavaliere portando acqua al mulino progressista» ma che «grida all’indifferenza e si appella al Concordato ogniqualvolta un prelato sostiene una tesi ad essi non gradita». Ci scrive sottolinea anche come la Cei «molto prudente e cauta nel giudicare le trasgressione mostra di essere rigorosa nel valutare quelle del laico premier». Infine una frecciata sul «gran fermento nel popolo cattolico preludio alla formazione di un nuovo partito cattolico», dice di «attendere con molta impazienza». All’interno, a pagina 2 “La nuova Balena Bianca: un movimento per unire i malpancisti dei due poli» è il titolo del pezzo di cronaca e commento. Si definiscono le parole di Bagnasco uno «spartiacque» e la situazione descritta dal capo della Cei come «ingarbugliata, problematica, confusa». Secondo chi scrive «la Chiesa ha aspettato per mesi un cambio di rotta, ma ritiene di non aver avuto risposte». Particolare interesse è dato poi alla possibilità di un nuovo soggetto politico cattolico definito un «network traversale», un progetto «ambizioso anche se pieno di incognite e legato al ritorno di un sistema proporzionale« e che dovrebbe «pescare a destra e a sinistra e sparigliare scomporre i poli ormai logori». Sempre alla cronaca, anzi all’esegesi del discorso di Bagnasco è dedicata quasi tutta pag. 3. Con il commento punto per punto alle parole del cardinale sui vari temi di attualità. A contraltare alle parole critiche del cardinale, viene riportato il parere di mons. Giacomo Bacini, vescovo emerito di Grosseto (“E il monsignor pro cav attacca Vendola: lui pecca di più”). Sul comportamento del presidente del Consiglio «sarebbe bene accertare che Berlusconi abbia fatto cose malvagie e baccanali» e dice come «la cosa rilevante è evitare di violare la legge naturale e i principi di vita che Cristo ci ha insegnato».
Gioca su un titolo evocativo IL MANIFESTO per l’apertura dedicata alla prolusione del cardinal Bagnasco “Addio piacendo” che sovrasta una foto in cui si vede il presidente della Cei circondato da altri prelati. “Il cardinal Bagnasco si sbottona. Dopo mesi di silenzio finalmente i vescovi bacchettano Berlusconi, senza mai citarlo: «Stili di vita incompatibili con il decoro delle istituzioni», «Comportamenti vacui e tristi che ammorbano l’aria», sono le parole pronunciate in apertura della Conferenza episcopale”, riassume il sommario che rinvia alle pagine 4 e 5, dove si trovano anche altri due articoli richiamati in prima pagina. Si tratta dell’intervista al vescovo Mogavero “«Dico no a un nuovo partito dei cattolici»” e un articolo che sotto l’occhiello “C’era una volta la Dc” titola “Il cardinale benedice la Cosa bianca”. Al tema è dedicato anche l’editoriale di Valentino Parlato “Il cavaliere scomunicato”. Parlato esordisce citando alcune frasi del cardinal Bagnasco “(…) Queste e altre, ancora più pesanti, parole sono state pronunciate dal cardinal Bagnasco (…) Un attacco così duro da parte del Vaticano non credo che Berlusconi se l’aspettasse e non so proprio come pensi di reagire. Il dato di fatto è che Berlusconi non va più bene a nessuno né al Vaticano e neppure alla Confindustria (…) Eppure questo governo sopravvive, peggiorando ulteriormente la situazione del paese (…)». “La Chiesa non perdona” titola a tutta pagina 4 IL MANIFESTO che nel catenaccio scrive “Con l’ultimo treno, anche il presidente dei vescovi, Angelo Bagnasco, scarica Berlusconi: «Ammorba l’aria»”. Nell’articolo accanto agli affondi di una prolusione definita “severa e inequivocabile” si osserva che «Ce n’è anche per il governo. Di fronte ad una crisi economica e sociale “devastante”, sembra che non si voglia “riconoscere l’esatta serietà della situazione” (…) Le manovre economiche schizofreniche e antisociali approvate dalla maggioranza a colpi di fiducia non sono chiamate per nome, ma a quelle si riferisce Bagnasco, anche per la sottolineatura del tema dell’evasione fiscale: è “difficile sottrarsi all’impressine che non tutto sia stato messo in campo per rimuovere questo cancro sociale”». Il resto dell’articolo passa a trattare dei passaggi dedicati al nuovo partito dei cattolici «(…) modellato sul Partito popolare europeo e saldamente ancorato ai “valori non negoziabili”. Il presidente della Cei, sebbene in ecclesialese piuttosto spinto, conferma l’ipotesi: parla di credenti che sentono la necessità di rendere politicamente più operante la propria fede” e di una nuova partecipazione che “sta lievitando” (…)». Nell’intervista Mogavero, vescovo di Mazzara del Vallo parlando delle priorità afferma: «La solidarietà innanzitutto. Manca una coesione etico-sociale tra italiani di diversa età, classe sociale e perfino orientamento sessuale, e verso gli immigrati (…) E poi la giustizia sociale, la legalità, la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, al lavoro nero e alla disoccupazione. Dobbiamo guardare più in là della visuale asfittica che imprigiona le attuali scelte politiche».
“I vescovi: una grande questione morale, va purificata l’aria”. IL SOLE 24 ORE dedica un titolo in prima al richiamo dei vescovi e il commento di Stefano Folli dal titolo “Dove guarda la Chiesa”: «Se traduciamo in termini politici il severo giudizio morale espresso ieri dal cardinale Bagnasco a nome dei vescovi italiani, la conclusione può essere solo una. Silvio Berlusconi si è talmente indebolito nelle ultime settimane da indurre la Chiesa ad abbandonare la sua consueta prudenza. Certo, Bagnasco non ha mai nominato il presidente del Consiglio, ma ieri sera non c’era nessuno, proprio nessuno che avesse dubbi sul significato e sull’obiettivo dell’iniziativa della Cei. Riconoscerlo non vuol dire «strumentalizzare Bagnasco», come sostengono gli esponenti del Pdl che hanno il dovere di difendere il leader, ma più semplicemente prendere atto della realtà. Berlusconi è stato condannato con durezza perché i suoi comportamenti morali imbarazzano oltre misura il mondo cattolico, e anche perché il quadro politico di cui il premier era ed è ancora il garante si sta logorando. A lungo la Chiesa si è ispirata alla “realpolitik” nei confronti di Berlusconi: basti pensare alla linea seguita dal segretario di Stato, il cardinale Bertone. Ma dietro questa posizione ufficiale, che pure negli anni non è stata priva di vantaggi, c’era il disagio di una vasta collettività. (…)È stato anche detto: non c’è nelle parole di Bagnasco una vera e propria «scomunica politica» di Berlusconi. Sì e no. È vero che il presidente della Cei ha posto interrogativi che riguardano l’uso e l’abuso delle intercettazioni, ma ha anche precisato che questo non deve far velo all’immoralità rivelata dalle indagini. Ed è anche vero che il richiamo alla «questione morale» coinvolge, nelle sue parole, più o meno tutte le parti politiche. Però è evidente che il «decoro delle istituzioni» è stato sfregiato da chi avrebbe dovuto farsene paladino, quindi da chi riveste responsabilità istituzionali. Del resto, c’è un passaggio che sembra adombrare un sommesso invito alle dimissioni rivolto al premier: laddove si parla di «rapporti cristallizzati e insolubili, tanto da inibire seriamente il bene generale». In questi casi, afferma Bagnasco, «ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili; la storia ne darà atto». (…) È come se la Chiesa considerasse chiusa o in via di superamento una lunga fase politica vissuta nel segno berlusconiano. Come se guardasse con scetticismo e distacco ai tentativi della maggioranza di mostrarsi vitale nonostante tutto. Senza dubbio resta vigile l’attenzione per i provvedimenti graditi, ad esempio la legge cosiddetta sul «fine vita». Ma si guarda oltre: al destino di un centrodestra o di un’area moderata che dovrà sopravvivere a Berlusconi e riorganizzarsi per i nuovi tempi. Quando si farà la storia del lungo tramonto del berlusconismo, l’intervento di Bagnasco sarà ricordato come un momento rilevante, forse persino cruciale».
L’assedio è completo. Lo dice ITALIA OGGI con il suo commento-cronaca a pagina 3, firmato da Franco Adriano, all’indomani delle parole del Cardinal Angelo Bagnasco di fronte a tutti i vescovi italiani. A nessuno, nemmeno al quotidiano in questione, sfugge chi è il destinatario ultimo della dura reprimenda: «comportamenti licenziosi e relazioni improprie in se stessi negativi e che producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà». Tutti d’accordo, apparentemente per nuove elezioni e una legge elettorale che ne permetta un migliore svolgimento. Tutti, o quasi tutti, visto che il diretto interessato sembra non sentirci da questo orecchio e manda a dire che in caso di elezioni, si ricandiderà.
“Bagnasco: c’è da purificare l’aria”, titola AVVENIRE che precisa “per i cattolici l’ora di una interlocuzione culturale e sociale con la politica”. Nella prolusione che il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha pronunciato all’apertura del Consiglio della Cei, e riportata integralmente da pagina 5 a pag. 7, si legge: «un paese disamorato, privo di slanci, quasi in attesa dell’ineluttabile», di fronte la quale «i vescovi non saranno spettati intimiditi», ma vogliono essere «interlocutori animati da saggezza e intenzionati a suggerire « al cuore di ognuno la parola più grande e che accoglie ogni buona parola umana che è Gesù Cristo». AVVENIRE pubblica una serie di commenti di associazioni che dalle parole di Bagnasco traggono un forte motivazione a continuare a portare avanti i temi di una «politica della famiglia efficace», come si esprime Francesco Belletti, presidente del forum Associazioni familiari; i temi della comunicazione non massificata, come sottolinea il Coordinamento delle associazioni per la comunicazione; i temi delle riforme «che diano slancio all’economia, al protagonismo ai cittadini, che pongano attenzione alla famiglia e ai poveri», dice Franco Miano, presidente dell’azione cattolica. Andrea Olivero delle Acli «la Chiesa non fa moralismo, ma richiama a un comportamento consono ai ruoli che la politica ricopre»; Carlo Costalli, di Mcl sottolinea di «condividere l’invito a combattere la corruzione, piovra inesausta»; Raffaele Bonanni, segretario Cisl, considera: «C’è troppo distanza dai problemi concreti delle persone , delle famiglie degli anziani, dei giovani, delle persone deboli. Questo è il grande tema che Bagnasco ha sollevato». Mentre la politica è distante dal Paese, la Chiesa ha intensificato la propria capillare presenza sul territorio, come ha ricordato Bagnasco. E AVVENIRE sviluppa con dati e cifre: « Oltre 14mila sono i servizi sociali e sanitari d’ispirazione ecclesiale attivi in Italia, nei quali agisce un esercito di 420 operatori, due terzi ei quali volontari. Sono 635 le iniziative anticrisi, 133 le diocesi che hanno attuato il microcredito per le famiglie, i 131 i fondi di emergenza».
“Berlusconi, affondo dei vescovi”. LA STAMPA apre con le prime sette pagine sulla prolusione del cardinale Angelo Bagnasco: “Parole dure che chiedono un passo indietro” è la lettura che ne fa l’editoriale di Marcello Sorgi. Sarà interessante, conclude l’editoriale, «vedere nei prossimi giorni che effetto faranno le critiche della Cei sui numerosi esponenti del Centrodestra che su questi argomenti, finora, o sono rimasti zitti o hanno preferito parlare d’altro». In quanto a preferenze degli elettori, pare che a guadagnare sia l’Udc di Pierferdinando Casini, il quale negli ultimi sondaggi è l’unico che guadagna voti. Non tengono più i motivi per cui le gerarchie ecclesiastiche hanno tollerato, finora, il libertinaggio berlusconiano, scrive Mattia Feltri a pagina 5 (“Il premier e la chiesa, amici per forza”): «è più grave la presenza di principi non accettabili nel programma che non nella pratica di qualche militante» scriveva un anno esatto fa l’arcivescovo di Trieste Crepaldi. Ora anche il caposaldo dei principi «non negoziabili», che di fatto ha tenuto la gerarchia ecclesiale sotto scacco, mostra la corda.
E inoltre sui giornali di oggi:
ECONOMIA
IL MANIFESTO – Il taglio centrale della prima pagina è dedicato al G20 che “salva le banche: un piano d 3mila miliardi” come recita l’occhiello del richiamo “Le borse ci credono, ma stop agli aiuti alla Grecia” titola invece l’anticipazione degli articoli che si trovano alle pagine 2 e 3. L’articolo di apertura a pagina 2 titola “Un mare di euro salverà le banche” e nel sommario si legge: “A Washington il G20 ha discusso di un piano da 3 mila miliardi per salvare le banche creditrici dei paesi in crisi. Per il «Times», Europa al lavoro per allargare di 1000 miliardi di euro il «Fondo salva stati». Intanto si blocca una tranche da 8 miliardi alla Grecia”, “La Cina non salva, compra” è il titolo dell’articolo di apertura a pagina 3, nell’articolo si analizza la posizione cinese e il suo dettare condizioni «(…) Pechino vuole che l’Unione europea riconosca la Cina come economia di mercato – richiesta concordata dal premier Wen Jiabao all’ultimo forum di Davos – il che garantirebbe alle merci cinesi maggiore accesso al mercato europeo (…)».
LA STAMPA – “Salvare l’euro è un obbligo o sarà recessione globale”. LA STAMPA intervista Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth institute della Columbia University: il suo ultimo libro “The prize of civilisation” contiene una critica forte alla gestione del sistema economico mondiale e sostiene che il capitalismo ha fatto degli usa l’unica superpotenza al mondo che non funziona più, perché si è perso l’equilibrio fra pubblico e privato e sono le aziende a finanziare le campagne elettorali decidendo anche le politiche. Sull’Europa dice che è «obbligatorio» salvare l’euro, «altrimenti scoppia una devastante recessione mondiale». Sull’Italia: «è chiaro che dovete aggiustare i vostri conti, favorendo anche la crescita. Il vostro vero problema, però, è che a causa di Berlusconi avete perso la credibilità internazionale, e quindi i mercati continueranno ad attaccarvi».
CLASS ACTION
IL SOLE 24 ORE – «La class action inizia a farsi strada. Finora una sola azione collettiva era stata dichiarata ammissibile (quella presentata al tribunale di Milano dal Codacons contro Voden medicale instruments spa per i test contro l’influenza A rivelatisi inefficaci), ma ora è arrivata la pronuncia più rilevante. A proposito di una banca, Intesa Sanpaolo, e per una questione di largo interesse come la commissione sullo scoperto di conto corrente. A pronunciarsi, con ordinanza, è stata la Corte d’appello di Torino che ha ribaltato il verdetto emesso dal tribunale nell’aprile scorso. I giudici hanno dichiarato l’ammissibilità della class action avviata da tre correntisti attraverso l’associazione Altroconsumo e rinviato al tribunale per la decisone delle modalità con le quali andrà effettuata la pubblicità dell’azione collettiva»
SCOLA
IL GIORNALE – Dda segnalare la lettera di Luca Doninelli rivolta all’arcivescovo di Milano Angelo Scola. (“caro Scola, i giovani hanno bisogno di lei“). Un appello al porporato per «lottare affinché i giovani non cadano vittima di una depressione culturale di cui è facile rendersi conto visitando per esempio l’università», e una richiesta quella di «stare più vicino possibile ai giovani, da un lato aiutando la scuola e l’università e dall’altro ponendo le condizioni affinché possano tornare a chiamare le cose con il loro nome bene e male», cioè possano tornare a distinguere tra il comportamento onesto da quello delinquenziale.
SOMALIA
CORRIERE DELLA SERA – «L’Occidente sprofonda nell’apatia. I bimbi somali non ci toccano più»: a pagina 19 bella intervista di Stefano Montefiori al fondatore di Médecins sans Frontières, Bernard Kouchner. Ecco le ultime domande e risposte: “Anche il settore delle ong è cambiato? «Ora ci sono i professionisti dell’umanitario, che rischiano e giustamente vogliono essere pagati. Possono essere anche più efficaci. Ma manca uno slancio collettivo. Poi, ci sono le rivalità tra le organizzazioni, anche se quelle tutto sommato ci sono sempre state. Per esempio tra Fao e Pam». Gli operatori umanitari vengono criticati perché sono poco, o troppo, politicizzati. «La distinzione tra umanitario e politica è una grande sciocchezza del nostro tempo. Qualsiasi gesto umanitario è politico, e se la politica fosse un po’ più umanitaria sarebbe solo un bene. Che credono, gli operatori, di non fare parte dell’Occidente, con le loro Toyota 4×4?». Lei ha rinunciato? «Certo che no. Faccio quel che posso, dove posso. La settimana scorsa ho posato la prima pietra di un ospedale per mamme e bambini a Conakry, in Guinea, sui resti di un prefabbricato della cooperazione italiana. Una volta che la si è provata, non si può rinunciare alla sensazione di essere utili»”.
STRANIERI
ITALIA OGGI – “Lo straniero conquista le superiori”. Titolo con effetto ambiguo per il pezzo firmato da Emanuela Micucci a pagina 43. Il Rapporto della Fondazione Moressa snocciola i dati sulla presenza straniera nelle scuole di insegnamento superiore. Sono 637 mila trai banchi, salgono del 123%, e preferiscono tecnici o professionali. Una postilla nel catenaccio dallo strano retrogusto classista: «Solo 1 su tre vuole laurearsi». E già che si parla di scuola, in fondo alla pagina un articolo di Pasquale Coccia: “Il nuovo liceo sportivo debutta tra gli scientifici”. Per ora si tratta di una proposta, e l’ha fatta il ministro Mariastella Gelmini in CdM: la nuova formulazione di istruzione potrebbe partire dall’anno prossimo. «Il nuovo liceo sportivo non si aggiungerà alla gamma di quelli attuali, ma si inserirà all’interno dei licei scientifici prevederà lo studio di scienze motoria e sportive, l’applicazione dei metodi della pratica sportiva in diversi ambiti, l’elaborazione dell’analisi critica dei fenomeni sportivi, la riflessione metodologica sullo sport e sulle procedure sperimentali ad esso inerenti, il ruolo sociale dello sport, l’approfondimento della conoscenza e della pratica delle diverse discipline sportive».
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