Politica

Moody’s all’attacco

L'agenzia di rating analizza la tenuta di comuni, provincie e regioni

di Maurizio Regosa

Dopo gli Stati sovrani, gli enti locali. Sono questi ultimi a finire nel mirino di Moody’s: nel suo Weekly Credit Outlook, l’agenzia fa il punto circa la capacità di Regioni, Province e Comuni italiani di reggere la manovra approvata dal Parlamento. Una manovra pesantissima del resto (54 miliardi) che prevede il pareggio di bilancio entro il 2013. Da lì, insinua l’agenzia, potrebbero venire «nuove pressioni ai bilanci già stressati» degli enti locali italiani con ripercussioni negative per il profilo di credito e il rating di Regioni, Province e Comuni. Come non bastasse Moody’s sottolinea alcune potenziali conseguenza della manovra economica che aggiunge «elementi di incertezza in merito alla distribuzione di poteri e le responsabilità a livello locale».

Sono principalmente due gli elementi critici secondo l’agenzia: l’anticipo degli sforzi di consolidamento fiscale e l’eliminazione delle province. «Anticipando dal 2014 al 2013 l’obiettivo del pareggio di bilancio, le nuove misure di austerità riducono di 7 miliardi per il 2012-2013 il budget degli enti locali», si legge nell’Outlook. Taglio decisamente importanti, che gli enti locali, per non ridurre i servizi prestati ai cittadini, dovrebbero compensare in altro modo. Quale sia però anche Moody’s non puntualizza, limitandosi ad osservare che le «misure di rafforzamento delle entrate, quali quelle che permetteranno agli enti locali di controllare le proprie tasse e di trattenere i ricavati della lotta all’evasione, compenseranno solo in parte i tagli ai trasferimenti». In altri termini non è detto che la lotta all’evasione produca le «entrate addizionali» auspicate. Conclusione? Gli enti locali «saranno costretti a tagliare i costi e questo minaccerà la loro capacità di investire, con conseguenze negative per lo sviluppo economico» italiano.

Infine l’abolizione delle province (che hanno un debito collettivo di 9 miliardi di euro, pari al 9 per cento del debito delle amministrazioni pubbliche locali e un bilancio complessivo di 9,5 miliardi nel 2010). Promessa. Minacciata. Approvata e poi rinviata a una riforma costituzionale per realizzare la quale, sottolinea l’agenzia, servirà «un lungo periodo di implementazione» e un «vasto dibattito politico».

 


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