Welfare

Italia tra disoccupazione giovanile e welfare poco efficace

Lo dice il rapporto Ocse sul lavoro pubblicato oggi

di Redazione

Salari bassi, pochi ammortizzatori sociali e un’alta disoccupazione giovanile. Questo è il quadro dell’Italia che emerge dal Rapporto Ocse 2010 sul lavoro, pubblicato oggi.

Nel nostro paese i giovani senza lavoro erano l’anno scorso il 27% del totale, un 7% in più di quattro anni fa, quando la crisi non era ancora cominciata e un livello di 11 punti superiore rispetto alla media ponderata dei membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo. In aumento anche il numero di precari che sono quasi il 45% del totale, una conferma del trend degli ultimi anni dove la crescita è stata piccola ma costante.

La disoccupazione non è pero solo un problema dei giovani e né solo dell’Italia. Nel complesso dei paesi Ocse ci sono 44 milioni di disoccupati, 13 milioni in più del periodo pre-crisi. Una popolazione pari a quella di un medio paese europeo che però non ha una distribuzione omogenea. Si passa dai paesi come l’Austria che è riuscita a rimanere un tasso di disoccupazione tra 3,5-5.5% a quelli come la Spagna dove la percentuale di senza lavoro è del 21%, cioè una persona su cinque.

Una questione italiana invece è quella del lavoro femminile. Che secondo i dati dell’Ocse ha due caratteri precisi: temporaneo e part-time. Infatti più dei ¾ dei lavoratori part time sono donne, una fetta di popolazione che costituisce il 31% delle donne con un’occupazione.

Ma i veri stati dolenti sono due: i salari e lo stato sociale. Un lavoratore italiano infatti percepisce in media 5mila dollari in meno rispetto alla media dei paesi Ocse. Con salari superiori a quelli spagnoli ma inferiori a quelli di Francia, Gran Bretagna e Germania.

In più il welfare e il regime fiscale del nostro paese sono per l’Ocse inefficaci. « In Italia il sistema fiscale e di welfare “gioca un ruolo minore nel proteggere le famiglie contro le conseguenze di grandi contrazioni del reddito da lavoro” rispetto ad altri Paesi dell’Ocse. Per gli italiani, spiega l’Ocse, «grandi riduzioni del reddito da lavoro individuale (per esempio in caso di perdita del posto di lavoro) tendono a tradursi in contrazioni del reddito disponibile familiare superiori a quelle osservate negli altri Paesi Ocse“», a causa «della limitata azione di assorbimento degli shock operata dagli ammortizzatori sociali». Di conseguenza, conclude lo studio, “lo shock negativo sui redditi da lavoro subito da non pochi italiani durante la crisi si è probabilmente tradotto in un aumento del rischio di povertà e di difficoltà finanziarie, anche se l’aumento massiccio di risorse per la cassa integrazione guadagni ha contribuito significativamente a limitare il numero di lavoratori affetti da tali shock»

E sul futuro dell’Italia l’Osce non è rassicurante. «Il recente rallentamento della ripresa economica nell’area euro- spiegano da Parigi – suggerisce che la disoccupazione italiana rimarrà al di sopra dei livelli precedenti alla crisi per un certo tempo»

 

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