Cultura

Malpensa, uno sportello nella terra di nessuno

Cresce il numero di rifugiati che sbarcano nell'aeroporto milanese. Così Cir e Caritas hanno aperto una struttura di prima accoglienza

di Antonietta Nembri

Malpensa è una porta immensa sul mondo». Non è l’ultimo spot pubblicitario per promuovere l’aeroporto milanese. Piazzato nella brughiera del Parco del Ticino, infatti, lo scalo non è solo al centro di rotte che sanno di vacanze e scoperte spensierate di paesi esotici, ma è anche, come sottolinea Mario Lotti del Cir (Consiglio italiano dei rifugiati), «una terra di confine con tutte le problematiche che ne conseguono». Con le problematiche di tutti i confini. Solo che in pochi se ne erano accorti. Ma Malpensa 2000 è uno dei punti caldi di confine, dove chi fugge da guerre, persecuzioni di ogni tipo viene a bussare per chiedere asilo. Nel giro di pochi anni, si è passati dai 5 rifugiati del 1998 ai 137 del 2000 per arrivare nei primi sei mesi di quest’anno a quota 140. Il Cir con la Caritas Ambrosiana da poche settimane ha deciso di aprire uno sportello rifugiati nell’aeroporto, posto nell’area transiti degli arrivi internazionali (quelli fuori dall’area Schengen), un ufficio di 15 metri quadrati con quattro sedie e un computer, ma «sufficiente per l’opera dei sette operatori che garantiscono il servizio dal lunedì al sabato per dieci ore al giorno», precisa Lotti. Questo sportello aperto in una zona dell’aeroporto che non è ancora Italia, è una grande conquista. Nell’area transiti, infatti, chi è sbarcato attende il suo destino dopo essersi rivolto alla polizia di frontiere per chiedere asilo in Italia. La domanda deve seguire il suo iter, per avere una risposta a volte occorrono anche 48 ore e nel frattempo la persona rimane lì, nella “terra di nessuno”, aspettando di sapere se la sua richiesta sarà accolta e quindi diventare ufficialmente un richiedente asilo accolto in terra italiana, oppure no. Ed è proprio in questo momento che si inserisce l’azione degli operatori di Caritas Ambrosiana e Cir. «La nostra opera», racconta ancora Mario Lotti, «è quella di dare assistenza di tipo giuridico sociale, di informare le persone dei loro diritti e doveri, sulle strutture del territorio, ma anche di accoglierle e aiutarle nelle ore che si fermano in aeroporto». Chi arriva, infatti, molto spesso ha bisogno di tutto, dai ticket restaurant per poter mangiare, ai pannolini per i bambini. Chi è accolto come richiedente asilo, infatti, può scegliere se utilizzare la formula del contributo di prima assistenza (34mila lire al giorno per 45 giorni) o entrare nel piano nazionale asilo che prevede sei mesi di accoglienza in strutture. La cooperativa “Farsi Prossimo” della Caritas Ambrosiana con il Cir che curerà la parte legale sta infatti per aprire tre centri a Sesto Calende, Varese e Caronno Pertusella (i primi in una provincia, quella di Varese che pensava di confinare solo con la Svizzera e non con tutto il mondo). Ma da dove arrivano gli aspiranti rifugiati ? Per la metà sono curdi. L’altro 50% proviene dall’Africa Sub Sahariana E somala è stata la prima utente dello sportello alla sua apertura.


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