Non profit

Olivero (Acli): i diritti sociali restano una priorità

Il presidente delle Acli al Sir sottolinea che i provvedimenti in discussione «sono indicati dallo stesso mondo della finanza che sta dietro la crisi»

di Redazione

La tutela dei diritti sociali, di fronte all’attuale crisi economica e alla manovra in discussione al Parlamento, rimane prioritaria mentre vi è la prevalenza a garantire quelli individuali. Del resto i provvedimenti in discussione sono spesso dettati da quella stessa finanza internazionale che è all’origine della crisi che stiamo vivendo. Difendere i diritti sociali diventa quindi una questione di qualità della democrazia. È quanto sottolinea al Sir il presidente delle Acli, Andrea Olivero, facendo il punto sulla crisi che sta vivendo il nostro Paese e l’Europa.
Nei giorni scorsi l’associazione ha promosso un importante convegno sul lavoro al quale ha preso parte anche il Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone che ha difeso i diritti sociali dei lavoratori – che non possono dipendere dall’andamento dei mercati – e il sistema delle imprese cooperative. «Io credo – ha detto Olivero – che per un’associazione che fa quotidianamente azione sociale e che opera nella difesa dei diritti sociali, questo sia un punto essenziale ed è anche una risposta a chi vorrebbe che i diritti fossero tutelati solo sotto il profilo individuale, invece è nella categoria dei diritti sociali che dobbiamo continuare a lavorare con determinazione».
In merito alla manovra economica in discussione, Olivero ritiene che c’è la tendenza a tutelare più i diritti individuali che quelli collettivi. «Questo accade – spiega il presidente delle Acli – perché ciò fa parte di una grande tendenza culturale. Penso che, per quanto cerchiamo di batterci è chiaro che ci troviamo di fronte a una potente ideologia. Non dimentichiamoci che queste manovre sono fatte sotto le indicazioni del mondo della finanza, quello stesso mondo che ci ha portato alla crisi».

«E non pensiamo – aggiunge Olivero – che tutto questo sia neutro, alla base c’è un pensiero, un’ideologia che ha sorretto quei mercati che hanno portato ad annullare il valore del lavoro all’interno della dinamica economica e a tener conto solo delle transazioni finanziarie. Ed è sempre una potente ideologia quella che ritiene che vadano salvaguardati i diritti individuali e non quelli sociali. Questo atteggiamento l’abbiamo notato già da tempo. In fondo, le manovre economiche che stiamo osservando, sono scritte dalle banche centrali, nel nostro caso dalla banca centrale europea, più che dalla politica. Tutto ciò ci spaventa e ci interroga su come possiamo e dobbiamo costruire democrazia».
«Anche qui – prosegue il presidente delle Acli – riprendendo quello che ha detto il cardinal Bertone, il nodo è un nodo democratico, non è soltanto un nodo economico o sociale. In gioco ci sono i valori della democrazia del nostro paese e credo anche delle democrazie occidentali».

Il programma delle Acli per i prossimi mesi è molto fitto: «Punteremo sul far riaprire il dibattito sul come andare a trovare soluzioni per il lavoro dei giovani. Abbiamo proposto un contratto prevalente a tempo indeterminato, dicendo che bisogna passare comunque a forme che possano garantire una flessibilità in avvio, ma che poi tendano alla stabilizzazione, naturalmente senza orpelli eccessivi».
«Ci rendiamo conto – aggiunge ancora Olivero – che ci sono difficoltà sia da parte del governo sia da parte del sindacato ad accettare queste tipologie, ma non possiamo rimanere così come siamo. Quel 32-33% di giovani disoccupati ci chiama a un cambiamento radicale. Nei prossimi mesi, ci daremo da fare affinché si sperimentino nuovi modi per sostenere il lavoro anche con l’autoimprenditorialità. Su questo si deve fare di più e si deve soprattutto considerare come una delle più grandi emergenze del Paese».

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