Politica

I grandi manovratori

Bce, Merkel e Napolitano lanciano l'ultimatum. Le borse a picco. Berlusconi alle corde

di Redazione

Manovra, manovra e ancora manovra. Da due settimane non si parla di altro. Salvo poi scoprire che ancora, di una manovra, non si può parlare. Il governo non ha infatti messo nero su bianco come intende riparare al debito pubblico italiano. Intanto, però, l’urlo dei mercati si fa sentire, Bce, Napolitano, e il cancellieri Angela Merkel rincarano la dose. Oggi forse il giorno della svolta. 

Una prima pagina da incubo, quella di LA REPUBBLICA. Si comincia con il “Lunedì di paura, allarme del Colle” del titolo, correlato dal “Sull’orlo dell’abisso” di cui parla , sempre in prima,Tito Boeri e dal “Paese da salvare” delll’editoriale non firmato (quindi presumibilmente del direttore Ezio Mauro). Ieri infatti le Borse europee sono andate a picco («il bilancio è da Caporetto», dice Ettore Livini, l’Europa ha bruciato 254 miliardi in poche ore, l’Italia 16) e l’Italia in particolare è rimasta nell’occhio del ciclone, con la differenza di rendimento tra bund tedeschi e nostri Btp che ha chiuso a 370, il suo massimo storico. Tre le tappe finali di questa «via crucis»: l’allarme di Mario Draghi, governatore in pectore della Bce, che ha detto «gli interventi sul mercato della Bce non sono scontati», seguito dall’affondo della cancelliera Angela Merkel, che pare abbia paragonato l’Italia alla Grecia, mentre a fine giornata Moody’s annuncia che l’Italia è «sotto osservazione per un declassamento». Il presidente Napolitano, a sera, è intervenuto con una nota «inusuale e drammatica», chiedendo di «inserire nella manovra misure più efficiaci» e appellandosi affinché «sforzi rivolti a questo fine non vengano bloccati da incomprensioni e da pregiudiziali insostenibili». Tra i commenti, appunto, l’editoriale di Ezio Mauro che definisce «un segnale di allarme gravissimo» il «gesto inconsueto ma ormai assolutamente necessario» con cui ieri il presidente Giorgio Napolitano «ha preso in mano direttamente la gestione della crisi economico e finanziaria» per «salvare il Paese che sta precipitando». Al Governo che ha «in mesi di strategia contraddittoria, di misure estemporanee, di guida politica incerta e inconsistente» ha «dissipato» la fiducia nei nostri confronti, ora LA REPUBBLICA chiede «un atto di responsabilità, annunciando fin d’ora che dopo l’approvazione della manovra si dimetterà perché ha dimostrato di non saper fronteggiare la crisi». Tito Boeri, dal canto suo, dipinge sì una situazione allarmante («di morti per fortuna sin qui non ce ne sono stati», ma «se quella che fin qui è stata una crisi estiva dovesse continuare si trasformerebbe in una lenta agonia dell’intero Paese») e tuttavia spiega come il fatto di essere oggi «l’epicentro della crisi» possa essere un vantaggio: «siamo artefici del nostro destino, tutti ci guardano, non subiamo più le conseguenze di errori altrui».

IL SOLE 24 ORE oggi continua la sua marcia verso il numero monografico. La foliazione dedicata alla crisi e relativa manovra raggiunge quota 21 pagine, le prime. Titolo di apertura in prima: “Vola lo spread, crollano le Borse europee”. Editoriale “Il conto che l’Italia non può pagare” di Roberto Napoletano, duro con Tremonti, con il governo, l’opposizione e tutta la classe dirigente italiana. Taglio medio il monito di Napolitano: “In manovra misure più efficaci”. E mentre gli occhi dell’agenzia Moody’s sono puntati sull’Italia a causa del suo debito pubblico (pag. 2), il quotidiano discute sul divario che separa titoli di stato italiano, tedeschi e spagnoli (pag. 3). Fra le voci più autorevoli si alza poi quella del duo Draghi-Trichet, rispettivamente il neo e l’ex governatore della Banca centrale europea. Il primo, per dire che l’aiuto concesso dalla Bce (acquistando titoli italiani) non è scontato, il secondo, che invoca regole più rigide, fino a dire che «se un governo non adotta decisioni adeguate, la Ue dovrebbe poterle imporre» (pag 5). A pagina 6-7 il quotidiano di Confindustria analizza più nel dettaglio la giornata finanziaria, con un occhio ai titoli bancari e uno sulle borse all’estero. Sulla manovra adottata (?) dal governo per superare la crisi ci si concentra da pagina 11 a pagina 21: le misure penali contro l’evasione, riduzione dei costi istituzionali, i rapporti sindacali, il tutto sotto la testatina di pagina che la dice lunga: “La manovra di ferragosto”. Siamo al 6 settembre. Niente male.

“La febbre italiana fa crollare le Borse”. Con questo titolo l’AVVENIRE racconta il lunedì nero della Borsa Italiana. Un pezzo di cronaca e di cifre, con un taglio basso è invece riservato all’intervista a Johannes Mueller, capo economista di Dws Investstments, legato a Deutsche Bank. “Gli investitori temono la fine dell’euro” è il titolo che sintetizza il pensiero dell’analista tedesco sullo scenario futuro del mercato finanziario e della moneta unica. A fianco troviamo le dichiarazioni dell’attuale e del futuro presidente della Banca centrale Europa, Mario Draghi e Jean Claude Trichet. L’italiano chiede ai governi di intervenire sul debito pubblico e ricorda ai capi di stato di «non dare per scontato gli acquisti di titoli da parte della Bce», il francese invece invoca decisioni e misure immediate e caldeggia un «governo confederale europeo della Finanze che possa imporre le decisioni”. Una pagina intera è dedicata poi alle parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha chiesto di inserire nella manovra misure più efficaci e credibili” chiedendo alle forze politiche di mettere da parte le divisioni ricordando come non si sia consapevoli della gravità della situazione”. Un appello all’unità che fa anche Gianni Letta «tutti diano una mano» chiede.

“Borse a picco, tempesta sui Btp” titola LA STAMPA. L’edizione di oggi si apre con un articolo del corrispondente a Bruxelles circa il pressing sull’Italia di Europa e Bce: «Tutti chiedono al nostro governo di accelerare, di contare su sé stesso più che sulla grazia della Bce che da giorni si svena per acquistare titoli italici per tenerne basso il prezzo». La cronaca sul picco della borsa occupa pagina 5: “Milano a picco, affondano i Btp”. Pagina 2 si sposta sull’Italia con l’appello di Napolitano, che ha chiesto misure più efficaci, e un titolo sul governo “nel panico”. Senza citare il nome, LA STAMPA riferisce il commento di un ministro: «Se i mercati continuano così e la Bce ci tagli l’ossigeno resterà polvere di questa manovra che stiamo approvando in Parlamento. Tra un mese dovremo farne un’altra e questa volta la mannaia non potrà che cadere sulle pensioni. E Bossi non potrà più dire di no». Sui tagli LA STAMPA riferisce la spaccatura avvenuta fra gli enti locali, dopo il trapelare della notizia che saranno recuperati in extremis 60 milioni di euro per il Comune di Roma. Fra gli altri governatori è sdegno: «Non sono ammessi emendamenti ad hoc su un Comune in particolare» afferma Vasco Errani, governatore della Toscana, «gli interventi vanno fatti per tutto il sistema delle autonomie».

“Crollano le borse europee, da Francoforte a Milano. Moody’s mette sotto osservazione l’Italia. Le banche (Draghi e Trichet) premono sul governo perché acceleri i tempi della manovra. Tremonti a consulto da Bossi, poi si chiude al ministero per mettere a punto i provvedimenti. Oggi in piazza con la Cgil il paese che non ci sta. Lo sciopero dei tartassati contagia tutte le categorie mentre il governo decide che la libertà di licenziare sarà legge. A Milano il primo assaggio dell’autunno caldo: «indignados» a Piazzaffari” Corposo il sommario in prima pagina del MANIFESTO che oggi è a tema unico aprendo con una foto che occupa quasi due terzi della prima pagina, compreso lo spazio della testata, e che è dedicata alla manifestazione di ieri in piazza Affari a Milano con a sfondare il titolo “Fischio d’inizio”. Cinque le pagine richiamate, le prime quattro (dalla 2 e alla 5 quasi monotematiche sullo sciopero generale). In prima oltre all’editoriale firmato da Maurizio Landini “È in gioco la democrazia” iniziano anche gli articoli di Valentino Parlato “Con tagli e tasse non si cresce” e di Galapagos “Che disastro se crolla l’euro”. Scrive Parlato: «L’economia italiana è messa assai male e le cure sembrano destinate ad aggravare la malattia. (…) Una situazione  nella quale – penso io – sarebbero opportune politiche keinesiane forti per rilanciare la domanda. Invece tutto il contrario. La manovra del governo è diventata una barzelletta. (…) Tagli di spesa e tasse sono come togliere sangue allo sviluppo e, certo per paradosso, mi viene da dire che anche la sacrosanta lotta all’evasione fiscale in una situazione come la nostra finisce per risultare dannosa (…)», Parlato commenta e riassume un articolo di Ciocca uscito su Repubblica a fine agosto e dopo aver valutato i rischi di stagnazione che si vedono all’orizzonte conclude: «(…) Per come stanno messe le cose la prospettiva è di una lunga e pericolosa stagnazione. E dico pericolosa perché quando l’economia va male anche la democrazia è a rischio. Questo, almeno, ci insegna il passato». Da parte sua Galapagos parte prendendo come spunto il titolo di ieri del Financial Times che recitava “Il peggio della crisi dell’euro deve ancora venire” e analizza la crisi dell’euro e le ipotesi di uscita dalla moneta unica della Grecia e conclude la sua analisi che spazia dalle posizioni della Merkel a quelle della Bce con l’intervista di Draghi che: «(…) dopo aver definito cruciale che l’accordo di luglio sul fondo salva-stati (Efsf) sia attuato in modo rapido e senza intoppi e ratificato dai parlamenti nazionali, ha poi sottolineato con forza la necessità di mantenere le condizioni appropriate per stimolare una crescita sostenibile (…) L’unica notizia positiva, se i prezzi si stabilizzeranno, è che l’euro ha ripreso a scendere e ieri incrociava il dollaro sotto quota 1,41. Se scenderà ancora, esportare sarà molto più facile e un euro debole potrebbe contribuire a rendere meno dolorose le politiche di risanamento».

“Borsa a picco nel lunedì nero. Si scommette sulla fine dell’euro”, questo è il titolo dell’analisi che il vicedirettore Nicola Porro de IL GIORNALE fa del crollo di ieri della Borsa di Milano. «Ci troviamo nella trappola dell’euro» questo il Porro-pensiero, preso a prestito dalle opinioni degli operatori di Borsa. Una trappola che secondo chi scrive «è ancora più pericolosa» rispetto a quella del 1992 quando la lira si trovò sull’orlo del baratro. I motivi? «La lira non esiste più – si scrive – e l’euro per di più fa finte di mostrare i muscolacci che non ha, con il dollaro». Ma il vero punto dolente è un altro. «Il problema non è il pareggio di bilancio di oggi o di domani – si precisa – ma i deficit accumulati negli ultimi cinquanta la cui somma ha creato il debito pubblico. Secondo Porro la situazione di oggi sarebbe “una copia sbiadita di ciò che è avvenuto negli Stati Uniti tra il 2008 e il 2009», con l’economia in ginocchio e la Federal Reserve che compra una montagna di titoli sul mercato, come sta facendo la Banca Cenrale Europea con i titoli italiani. «Se la Bce dovesse smettere di comprare i titoli italiani il nostro tempo sarebbe finito, come quello dell’euro» si profetizza. Una fine dell’euro che sarebbe tanto vicina per chi scrive che alcuni uomini della Bce «stanno già avviando un crash test sull’euro». Una sfiducia che sta contagiando tutti tanto da essere nella situazione di «non fidarsi della moneta unica come riserva di valore». E le soluzioni? Su questi punti assoluzione completa per il governo «la manovra del governo non incide sulla carne viva della spesa pubblica italiana e ha poche misure per lo sviluppo» si scrive. E sulle misure? «Le grandi crisi sono sempre nate da un eccesso di debito. E questa non fa eccezione. E purtroppo da esse se ne esce solo ripudiando lo stesso». Soluzioni che sono invocate da un altro pezzo, incentrato sulla manovra. «Mentre i mercati sono pervasi da un irrazionale pessimismo è necessario che il governo pubblichi al più presto le tabelle della manovra indicando i suoi effetti sulle entrate, sulle spese e sui saldi e le misure pro-crescita» si scrive. Sotto l’analisi arriva il racconto dei fatti di ieri con le cifre del crollo e le reazioni. Quella del governatore di Bankitalia Mario Draghi e futuro presidente Bce. Che ha avvertito come «non bisogni dare per scontato gli interventi di aiuto dell’Europa» come sia arrivato il momento di «assumersi le proprie responsabilità per risolvere la crisi del debito» e di non porre «eccessiva fiducia nel fondo Salva-Stati», TRichet, attuale presidente della Bce suggerisce un’idea drastica «Se un paese non riesce a prendere le decisioni adeguate per sanare il bilancio, poteri all’Ue per imporle in maniera centralizzata». L’altra reazione del giorno quella del Presidente Giorgio Napoletano è relegata a pagina 8, nelle pagine riassuntiva sulla manovra. Il presidente ha chiesto «uno sforzo ulteriore» e «misure capaci di rafforzare l’efficacia e la credibilità della manovra» appellandosi a tutte le forze politiche per evitare ogni impasse politica.

ITALIA OGGI è cauta nei titoli “Iva e pensioni tornano in auge. Borse a picco e scioperi (perché al plurale?) mettono in discussione la manovra”, ma il pezzo di Franco Adriano, dedica molto spazio alle dichiarazioni di Raffaele Bonanni, segretario Cisl che dice: «è un problema talmente serio che, anche uno come me, potrebbe essere tentato di prendere a pedate questa classe politica che sa solo raccontare frottole». Sull’art. 8 della manovra, ITALIAOGGI fa rilevare una contrapposizione totale rispetto alle posizioni di Susanna Camuso, segretario delle Cgil e «persino sulla vicenda della mancata uscita del Corriere della Sera di oggi, la Cisl di Bonanni si è schierata contro i vertici della Cgil parlando apertamente di un vero e proprio ricatto e di pressioni indebite esercitate dall’organizzazione guidata dalla Camusso». ITALIAOGGI apre lo scenario: «Ma il punto è che Bonanni si dichiara pronto a un impegno diretto nel momento in cui il ministero dell’economia Giulio Tremonti, riprendesse in mano le redini del governo. Per Bonanni, Tremonti è uno dei pochi ad avere una visione. Lui la verità l’ha sempre detta. Senza di lui corrono tutti dietro la palla in maniera disordinata». ITALIAOGGI, con la penna di Francesco Ninfale, analizza la debacle dello spread fra btp e bund, la cui origine sarebbe nell’urna. «La fiducia nell’Italia ha cominciato a sgretolarsi a maggio a seguito dell’esito delle elezioni amministrative. La tendenza si è acuita dopo i referendum di giugno che ha segnato la prima importante spaccatura nella maggioranza».

E sugli altri giornali:

SICUREZZA
LA REPUBBLICA – A Pieve di Coriano, nel mantovano, un intero paese di blinda con l’antifurto. È l’operazione «allarme cooperativo», così la definisce Paolo Berizzi. È stato il Comune a siglare una convenzione con un istituto di vigilanza, al costo di un euro al giorno per ogni famiglia. Nel pacchetto sette telecamere in zone strategiche e due ispezioni notturne.

MILANO
IL GIORNALE – Interessante articolo Luca Doninelli sul prossimo insediamento di Angelo Scola come arcivescovo di Milano. Una città che secondo chi scrive ha dimostrato più volte di non «appartenere a chi la governa», ma di avere una «personalità che occorre rispettare e conoscere». Una metropoli che, secondo l’autore, può vincere la scommessa di diventare da città multietnica a “società plurale”, come l’aveva chiamata proprio il Cardinale Scola. Una scommessa che si può vincere, anche perché si sottolinea: «i rapporti tra Cardinale e Sindaco non credo che cambieranno rispetto all’era Tettamanzi». Due istituzioni, la Chiesa e l’amministrazione, che riusciranno, secondo chi scrive, chi scrive a dialogare, perché «i temi del dialogo sono molti e l’epoca di Don Camillo e Peppone è finita da un pezzo». Interessante è anche lo spunto finale sul confronto che potrebbe nascere tra una giunta di sinistra e il pensiero “sociale” del neocardinale che per Doninelli è “tutt’altro che debole”. E si chiude con un’affermazione chiara. “E nessuna città è più adatta di Milano a ospitarlo (il cardinale).

DISABILI
AVVENIRE – Interessante spunto di riflessione sulla disabilità quello offerto da un caso di cronaca. Un uomo di 57 anni di Fano, malato di Sclerosi laterale amiotrofica, sarebbe stato rimosso dal suo incarico di consulente perché in sedia a rotelle. Il disabile, sarebbe stato licenziato dopo una prolungata assenza dopo un controllo programmato. L’uomo ora chiede giustizia, appellando anche al Comitato per i diritti dei disabili della Nazioni Unite. Sempre sulla disabilità interessante l’esito dell’incontro tra il ministro degli Esteri Franco Frattini e i rappresentati della rete italiana disabilità e sviluppo (Rids). Un incontro, che aveva come oggetto l’applicazione della convenzione Onu sui diritti delle persone disabili. Il Rids ha chiesto un pieno coinvolgimento nelle politiche del ministero e le parti hanno deciso di attivare un tavolo per la definizione di un piano di azione del ministero degli esteri sulla disabilità e lo sviluppo. Oltre a promuovere ad ottobre un incontro di presentazione delle attività che la Cooperazione italiana vuole svolgere con le Ong specializzate, la società civile e le organizzazioni internazionali.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA