Sostenibilità

Il peso etico della plastica

Per cercare di ridurne l’utilizzo parte il progetto globale Plastic Disclosure

di Redazione

 

“L’uso dei sacchetti di plastica è in aumento nel Regno Unito”, denuncia un articolo pubblicato ieri dal quotidiano “The Guardian”: «Dopo una drastica diminuzione nel periodo 2002-2009, l’anno scorso l’utilizzo individuale è aumentato di nuovo fino ad arrivare a 465 milioni di pezzi al mese».

Secondo Doug Woodring, l’attivista ambientale  impegnato contro la montagna oceanica di rifiuti di plastica, il problema della plastica ci ha sorpresi, «con rifiuti di plastica che sono diventati edifici senza che noi lo notassimo veramente». Con il progetto Kaisei (projectkaisei.org) la squadra di Woodring ha monitorato il Nord Pacific Gyre, il vortice di rifiuti formato da migliaia di ettari di plastica galleggiante che si degrada inquinando l’ambiente e viene poi ingerita dalla fauna selvatica. Per gli ambientalisti il vero problema è la gestione dei rifiuti in plastica, che non è attrezzata per affrontare l’aumento enorme dell’utilizzo individuale. Dopo 40 anni di utilizzo di massa, infatti, solo il 10% delle 300 tonnellate di plastica prodotte ogni anno viene riciclato. Mentre nella sola Europa si prevede un aumento  dell’utilizzo individuale di plastica da 220 a 308 sterline all’anno entro il 2015.

Per cercare di arginare il problema Doug Woodring ha ideato il “Plastic Disclosure Project”, un progetto in cui le aziende studiano e riducono l’uso della plastica, simile ai programmi di riduzione del carbonio, che verrà ufficialmente lanciato a settembre. Lo scopo è quello di sensibilizzare le aziende circa il loro impatto ambientale dovuto a plastica ed emissioni di carbonio, che contribuiscono in maniera pesante al riscaldamento globale. L’idea è quella di invogliare imprese, ospedali, università e grosse società a risparmiare sull’utilizzo della plastica e a sostituirla via via con altri materiali, in cambio di riconoscimenti da parte degli investitori, sempre più attenti alle tematiche ambientali. Attraverso un questionario, le aziende verranno monitorate circa la quantità di plastica utilizzata e i metodi di riciclaggio, in modo da trovare soluzioni alternative che vengano incontro sia alle esigenze di business che all’ambiente. Il sistema è simile all’attuale report che molte aziende fanno, volontariamente, per calcolare e contenere il loro impatto ambientale  e l’intento è di far capire quanto l’impatto della plastica sia altrettanto dannoso e pericoloso del carbonio per l’ambiente, le specie e la nostra salute.

Molto comunque può essere fatto soprattutto a livello individuale. Una ricerca Onu svela infatti che l’80% per cento dei rifiuti trovati negli oceani è generato a terra. E ogni anno sono 300 milioni le tonnellate di plastica vergine prodotte. Se solo l’1% venisse salvato attraverso una maggiore efficienza e un corretto riciclo, sarebbero già 3 milioni le tonnellate in meno presenti nei nostri mari, che è più o meno la quantità che attualmente galleggia nell’Oceano Pacifico.

 


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