Politica

Sindaci, un no da destra a sinistra

A Milano c'erano tutti, da Alemanno a Pisapia. E tu cosa ne pensi? Sei d'accordo? Vota il sondaggio

di Franco Bomprezzi

Il Pirellone trasformato in un multisala, con quattro sale riempite di sindaci e di assessori, fasce tricolori dappertutto, messe per la circostanza. I sindaci sono tutti uguali di fronte alla crisi, piccoli e grandi comuni, vecchie e nuove solidarietà, trasversali politicamente ma anche geograficamente, perché oggi a Milano sembravano residui di un’altra epoca gli slogan nordisti o i lamenti meridionalisti. Un certo effetto lo fa ancora, vedere sul palco, fianco a fianco, Giuliano Pisapia, Gianni Alemanno, Roberto Formigoni, Attilio Fontana. Fa effetto anche sentire un intervento durissimo e applauditissimo contro lo stato centrale da parte di Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano (sua la gag: “Sono contrario ai sindaci Podestà”…). Fa effetto vedere l’entusiasmo con cui Gianni Alemanno, in apertura del suo intervento di saluto alla platea stracolma, coglie al balzo l’occasione offertagli dallo striscione, l’unico esposto in sala, portato lì dai volontari di Ledha, la Lega per i diritti delle persone con disabilità, guidati dal presidente Fulvio Santagostini: “No ai tagli del sociale”. Uno striscione che rimane ormai invariato, e passa di manifestazione in manifestazione, di protesta in protesta. Tutti d’accordo, destra, sinistra, centro, Nord e Sud. E poi via in corteo, sotto un sole meno feroce dei giorni scorsi, ma ancora bello tosto, in una mattinata milanese nella quale il traffico in centro viene bloccato non da uno sciopero improvviso di metalmeccanici, ma da qualche migliaio di primi cittadini e cittadine, pronti alla lotta, se il Governo non deciderà di eliminare tutti i tagli previsti agli enti locali. Fa effetto e appare per certi versi surreale questa giornata milanese, nella quale il più moderato appare il sindaco di Milano, Pisapia, mentre la voce grossa viene soprattutto dai sindaci del centrodestra, che probabilmente si sentono più traditi, più esposti, più a disagio. Tutti in piazza della Scala, mentre la scena principale della rappresentazione di oggi si sta recitando a pochi chilometri di distanza, ad Arcore, dove i due vecchi registi della maggioranza, Berlusconi e Bossi, cercano la “quadra”. Alle 15 è Roberto Maroni, ministro dell’Interno, a celebrare l’ultima scena dello spettacolo tricolore: una delegazione dei sindaci in Prefettura, in cerca di assicurazioni e di promesse. Proprio come tocca, quasi sempre, ai normali cittadini.

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