Economia

Ora tocca al lato noioso della mela

Chi è Tim Cook, il successore dal guru Steve Jobs

di Antonio Sgobba

«Per quel che riguarda la mia successione, raccomando fortemente l’esecuzione del piano stabilito e la nomina di Tim Cook come CEO di Apple». Così Steve Jobs ha indicato il suo successore nella lettera d’addio inviata ieri ai dirigenti e ai dipendenti dell’azienda da lui fondata. Il nome dell’uomo che prenderà il suo posto non è una sorpresa per gli addetti ai lavori: Cook è l’attuale direttore operativo dell’azienda e aveva già sostituito Jobs nei precedenti periodi di malattia.

Ma chi è Tim Cook? «Un gentiluomo del sud», lo definiscono in molti a Cupertino. «Un fanatico di football venuto da una piccola città», lo etichettava impietosamente il Guardian. Ma nonostante la riservatezza e l’apparenza anonima Cook finora ha giocato un ruolo fondamentale nel mondo Mac, come emergeva da un ritratto a lui dedicato dal New York Times. Con Jobs costituiva una coppia perfetta, due identità complementari. Uno vivace e irascibile, l’altro calmo e cortese. Mentre Jobs era ossessionato da ogni dettaglio dei prodotti, Cook dedicava tutte le sue attenzioni alle faccende operative e alle minuzia meno glamour ma necessarie a portare avanti la multinazionale leader del settore tecnologico.

Per esempio, prendiamo l’iPad. Senza dubbio il tablet che ha rivoluzionato il mercato del settore è nato dall’immaginazione di Jobs e l’esperienza dei suoi collaboratori per crearlo. Ma le capacità gestionali di Cook hanno fatto sì che un prodotto alla moda diventasse un modello di business che ha già portato a 9,6 miliardi di dollari di ricavi, grazie al fatto di aver costruito e distribuito in tutto il mondo circa 15 milioni di iPad in appena nove mesi per rispondere alla domanda dei clienti. Secondo molti analisti e  investitori, gli sforzi di Cook sul fronte della produzione hanno fatto la differenza e hanno cambiato le sorti di Apple. E sono ancora fondamentali per il successo della società. Certo «Ora dovrà guardarsi intorno per compensare il ruolo creativo lasciato da Steve», come diceva un’analista della Sanford Bernstain & Company.

Rimane infatti la domanda che si faceva Wired.it qualche tempo fa: «Cook sembra a molti l’uomo giusto. Ma c’è il lato sexy delle cose, il fattore irrazionale, la pancia del pubblico: l’iPad sarà ancora fichissimo senza Jobs a digitarci sopra?» In effetti se si pensa al carisma, il paragone può essere impietoso. Per apprezzare l’abilità retorica di Steve Jobs basta guardare il video del suo celebre discorso del 2005 alla Stanford University – quello del motto «stay hungry, stay foolish», ovvero «siate affamati, siate folli». Cook non ha l’aria di essere né affamato né folle, eppure coi discorsi se la cava anche lui, come dimostra il video del suo «commencement address» alla Auburn University nel 2010

Nell’ateneo che lo aveva visto studente Cook diceva ai laureandi: «La scoperta più significativa della mia vita è stata il risultato di una sola decisione: la decisione di entrare in Apple. Non era nei mie progetti e non era quello che avevo pianificato per me, ma senza dubbio è stata la migliore scelta che io abbia mai fatto». E trovava lo spazio anche per una citazione da Abraham Lincoln: «Mi preparerò e un giorno arriverà il mio momento». Quel giorno è arrivato.


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