Formazione

Sestini: non lasciamo soli i volontari del Sud

Nel decennale dalla legge 266 sul volontariato, intervista all’erede di Livia Turco che dice: "I centri di servizio hanno svolto un compito importante ma il loro ruolo va ripensato".

di Giampaolo Cerri

La riforma Bassanini, che ha partorito il megaministero del Welfare, la colloca nel rango dei sottosegretari, ma di fatto la senatrice Grazia Sestini è il successore di Livia Turco agli Affari sociali. Ne ha la maggior parte delle deleghe, salvo immigrazione, famiglia e handicap che il ministro Maroni ha tenuto per sé. Quarantatré anni, aretina, professore di liceo, la Sestini fa parte dell?ala cattolica di Forza Italia. Segue da anni i temi della sussidiarietà e del Terzo settore, tanto che al cronista di Vita capitò di conoscerla nel lontano ?96, quando fu invitato ad una tavola rotonda sul non profit (allora termine ancora nebuloso), in un piccolo centro della provincia di Arezzo. Vita: Veniamo al volontariato. È cambiato in questi dieci anni. La legge è ancora buona? Grazia Sestini: È nata in anni in cui forse c?era un?idea contrassegnata da un forte spontaneismo. Oggi il volontariato è una realtà diversa: offre servizi alla persona, nell?ambiente, nella protezione civile, in ambito culturale. La necessità oggi è aggiornare quella norma che pure ha avuto il grande merito di portare a galla e dare forma ad un fenomeno che cresceva nella società italiana. È venuto il momento per chi opera nel volontariato, chi lo finanzia, chi ad esso offre servizi, di riflettere su quali siano oggi gli strumenti più idonei per farlo sviluppare ancora, per renderlo ancora più funzionale alla domanda della società per la quale è nato. Un punto da rivedere è certamente quello del finanziamento, su cui Livia Turco, seppure in modo maldestro, aveva richiamato l?attenzione tentando di aggirare il punto che impedisce ai centri servizio di finanziare i progetti delle associazioni… Vita: Una circolare che suscitò qualche speranza in molti gruppi? Grazia Sestini: Sì, ma attraverso uno strumento illegittimo: una circolare non può porsi in contrasto con una legge. Però Livia Turco ha avuto il merito di porre il problema. Si deve continuare a finanziare solo i centri, peraltro utilissimi, o dobbiamo pensare al fatto che i finanziamenti arrivino anche direttamente alle associazioni? Vita: Centri di servizio che in più di un?occasione sono stati criticati dalle associazioni? Grazia Sestini: I centri sono stati un?esperienza importante: hanno favorito la crescita di questo movimento, consentito di darsi forme, strutture, progettualità. Hanno accompagnato all?utilizzo delle tecnologie. Rimane il problema, più volte denunciato negli anni scorsi dalle stesse associazioni, dell?eccessivo assorbimento di risorse per una certa tendenza alla burocratizzazione. Un ripensamento si impone. Insieme alle associazioni, ai centri di servizi e una rappresentanza delle fondazioni e degli enti locali. Vita: Le fondazioni forse gradirebbero essere meno vincolate ai centri di servizio. Grazia Sestini: Ci sono segnali in questo senso. D?altra parte dieci anni fa avevamo una larga parte di associazioni che non avevano l?esperienza tecnico-professionale per darsi statuti, per strutturarsi, per accedere ai finanziamenti. Oggi non è più così. Senza dimenticare che i maggiori finanziatori sono nel Centro-Nord. Nel Sud abbiamo energie positive nella società civile e nelle associazioni ma non abbiamo le risorse, perché non ci sono le fondazioni. È un punto su cui bisognerà lavorare: non potremo obbligare le grandi fondazioni del nord a finanziare l?associazionismo al Sud – la Fondazione Cariplo peraltro lo fa già – ma certamente dovremo innescare meccanismi che risolvano questo divario. Fatte salve le competenze regionali, almeno in questo aspetto, questa deve essere una legge nazionale. Vita: Qualcuno imputa la mancata applicazione di una parte della legge, quella che introduce la flessibilità di orario per i dipendenti-volontari alla negligenza dei sindacati. Sindacati che hanno dimostrato anche recentemente una chiusura al mondo del sociale? Grazia Sestini: Il sindacato ha paura e su questi temi abbraccia battaglie di retroguardia in un modo che risulta immemore della propria storia: il sindacato, come il volontariato, nasce dal basso per rispondere a esigenze autentiche. Oggi mi sembra abbia sempre più cura di cose che non lo dovrebbero riguardare: l?abbiamo visto sulla nomina dei membri di volontariato e Terzo settore al Cnel, il cui decreto è già pronto e contro la quale è stato annunciato ricorso al Tar. Per quanto riguarda il problema della flessibilità e dell?articolo 17, il nodo di fondo è capire come nel concreto questa parte della norma possa essere calata nel mondo del lavoro. Bisogna essere realisti. La sollecitazione da parte del governo nell?occasione dei rinnovi contrattuali ci sarà, ma occorrerà studiare strumenti perché l?onere non sia lasciato esclusivamente alle aziende. Vita: Volontariato ed enti locali, un rapporto che ogni tanto fa discutere… Grazia Sestini: A questo riguardo, il ruolo dei comuni è come quello dello Stato. Gli enti locali devono riconoscere e valorizzare questa realtà, coinvolgerla nella progettazione, non pensare di utilizzarla come surrogato a basso costo. I comuni dovrebbero ricordare che sono i primi e diretti beneficiari del lavoro dei volontari. E non dico solo in termini di servizi ma soprattutto di socialità: una comunità ricca di volontariato sarà sempre caratterizzata da un clima sociale positivo e di crescita. Vita: Il volontariato ha anche cambiato pelle: ci sono soggetti nuovi, come la famiglia… Grazia Sestini: È un fenomeno che nasce da un?esigenza del cuore, inteso come idealità e si diffonde per osmosi, è un?esperienza che chiede la condivisione. La famiglia è sempre più un soggetto che entra in questa dinamica: penso particolarmente alle stupende esperienze di accoglienza che tante famiglie italiane ci regalano con l?affido e con l?adozione. Penso all?accoglienza temporanea di 60 mila bambini stranieri, in prevalenza provenienti dalle zone contaminate dall?esplosione di Chernobyl. Penso alle adozioni a distanza che crescono di anno in anno. Questa è una ricchezza strategica per questo Paese. Il governo non potrà che cercare di costruire opportunità perché questa ricchezza cresca, si dilati, si comunichi.


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