Welfare

Occupazione in calo per il terzo anno consecutivo

Un'indagine dell'ufficio studi di Mediobanca rivela che nel 2010 è scesa dell’1,9%

di Redazione

Terzo anno consecutivo in calo per l’occupazione italiana. Nel 2010 in Italia il numero dei dipendenti ha segnato una flessione dell’1,9% sull’anno precedente, dopo che nel 2009 era sceso del 2,8% e dello 0,6% nel 2008. E negli anni precedenti l’occupazione aveva registrato incrementi frazionali, con un +0,1% nel 2006 e un +0,2% nel 2007. Secondo i dati di un’indagine dell’ufficio studi di Mediobanca su 2.030 società italiane, nel 2010 la caduta degli organici ha portato la flessione al 5,1% rispetto a fine 2007.

La flessione sul triennio ha interessato il settore pubblico (-6,9%), il privato (-4,7%) e il terziario (-4,1%). Pesanti anche i ridimensionamenti delle imprese manifatturiere a controllo estero (-10,1%), mentre sono stati più contenuti quelli delle medie imprese (-2,2%). A livello settoriale i maggiori cali occupazionali hanno colpito le imprese di costruzione (-17%), il tessile (-16,8%), gli elettrodomestici (-12,7%) e la stampa-editoria (-11,7%). Poche le variazioni positive, in alcune specialità dell’alimentare (+3,1% il dolciario), nella gdo (+1,4%) e nell’impiantistica (+3,5%).

Anche gli investimenti nel 2010 sono rimasti fermi, nonostante una ripresa del 5,8% sull’anno precedente. In termini monetari nel 2010 il loro volume è stato del 16,2% inferiore rispetto al 2007. I privati hanno tagliato più pesantemente (-22,7%), mentre le società pubbliche hanno ridotto in modo marginale (-1,9%). Nel 2010 la produttività del lavoro è cresciuta (+8,9%) per effetto della ripresa delle vendite e della produzione, ma resta del 7,7% inferiore al livello del 2007. Il valore della produzione per occupato segna un calo del 7%, mostrando un aumento della qualità delle produzioni (+0,7% l’effetto prezzo). Dal 2001 il valore dei beni prodotti da ciascun addetto è cresciuto del 21,3%, sostenuto da guadagni di produttività (+7,8%) e da vantaggi di prezzo legati al contenuto qualitativo dei beni (+12,6%), ma la dinamica salariale è stata più aggressiva cumulando un aumento del 28,6%, con una perdita complessiva di competitività pari a oltre 7 punti.

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