Mondo

Profughi, strage e vergogna

Altri 100 morti, nel silenzio e nell'imbarazzo diplomatico

di Franco Bomprezzi

Cento morti in mare: una nuova strage di profughi e di migranti che speravano di raggiungere le nostre coste e hanno trovato una fine orribile. Una notizia sconvolgente, che oggi, però, fatica a trovare risalto e spazio sui quotidiani, tutti presi dalla crisi delle Borse e dalle difficoltà economiche e politiche del nostro Paese. Ecco che cosa abbiamo trovato.

“La strage di donne e bambini «Cento corpi gettati in mare»” è il titolo a centropagina sulla prima del CORRIERE DELLA SERA. La notizia è riassunta così: “Strage di immigrati, strage di donne e bambini. Con gli uomini «costretti a gettare in acqua i corpi, un centinaio, durante la traversata» . Così è andata secondo il racconto di una delle straniere sopravvissute, soccorsa con i suoi compagni di viaggio in acque libiche, a 90 miglia da Lampedusa, dalla Guardia costiera italiana. Una tragedia del mare che rischia di avere anche conseguenze diplomatiche: non lontano dal barcone di immigrati in avaria, con donne e bambini senza acqua e cibo da giorni, c’era una nave Nato che sarebbe stata sollecitata dalle autorità italiane, senza successo, a intervenire”. Due pagine dedicate alla vicenda, ma bisogna arrivare a pagina 20: “Nuova strage di migranti «La Nato non li ha aiutati»” è il titolo del pezzo di Felice Cavallaro. “Si contano decine di morti, forse cento, nell’ultima tragedia del Mediterraneo dove una carretta partita dalla Libia con più di 400 migranti non sarebbe stata soccorsa ieri mattina da una nave della Nato nonostante l’Sos lanciato da un rimorchiatore cipriota. Un mancato intervento ad appena 27 miglia, un’ora di navigazione, da quei disperati partiti venerdì scorso dalle coste di Tripoli, per sei giorni alla deriva, il motore fuori uso, donne e bambini stremati, i cadaveri buttati via a grappoli. In assenza di risposte ai ripetuti appelli delle autorità italiane, si son dovute muovere frettolosamente quattro motovedette della Guardia costiera salpate da Lampedusa, a 90 miglia dal punto nave. Quanto basta per innestare una rovente polemica con il ministro dell’Interno Roberto Maroni che chiede accertamenti e passi decisi ai suoi colleghi Franco Frattini e Ignazio La Russa perché Farnesina e Difesa facciano assoluta chiarezza a livello internazionale”. L’inviato del CORRIERE  a Lampedusa raccoglie, in apertura di pagina 21, le testimonianze: «Molti uomini costretti a gettare le donne in mare». Scrive Cavallaro: “Resteranno nella storia di questo ennesimo naufragio, marchiato dalla fine atroce di decine di disperati morti di stenti e gettati in acqua, due immagini devastanti per i migranti che ieri mattina hanno cercato di salvarsi in alto mare tuffandosi fra le onde, aggrappandosi prima alla fiancata di un rimorchiatore cipriota e poi alle sbarre del cestello di un elicottero. Due immagini della disperazione dopo cinque giorni di deriva e morte, di terrore e di speranza alla vista di quei miraggi comparsi e spariti nel vuoto dell’orizzonte, mentre un Sos lanciato a una nave della Nato in zona, a un’ora dai naufraghi, rimaneva senza risposta. Quando, a 90 miglia a Sud di Lampedusa, ha scorto il barcone di venti metri stipato di donne e uomini che si sbracciavano sfiniti per chiedere aiuto, il comandante del rimorchiatore s’è avvicinato, pronto a lanciare l’allarme e a dare qualche aiuto. Ma non appena da quel vecchio legno che galleggiava senza governo si sono lanciati i primi disperati annaspando tra i flutti per afferrarsi alla fiancata, il capitano ha temuto che annegassero tutti, nell’impulso collettivo di guadagnare la salvezza. E allora ha spinto i motori in retromarcia”. In un pezzo minore, a piede di pagina, il commento di Laura Boldrini,  portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati: «Da marzo 1.500 dispersi. Sbagliato non soccorrere tutti». Sostiene la Boldrini: “Cosa non funziona nei soccorsi? «Per prima cosa, credo si debba cercare di migliorare la collaborazione fra le navi che solcano il Mediterraneo. In secondo luogo, sarebbe raccomandabile soccorrere le “carrette del mare” anche in mancanza di pericoli evidenti, come motori in avaria o falle nello scafo. Poi, sarebbe necessario applicare i programmi di reinsediamento: i rifugiati dovrebbero avere la possibilità di essere trasferiti legalmente e senza rischi nei Paesi che offrono loro accoglienza»”. 

LA REPUBBLICA apre sulla crisi (“Terremoto sui mercati, Milano -5%”) e in basso riferisce dell’ennesima tragedia: “Immigrati, 100 corpi in mare nave Nato rifiuta i soccorsi”. Il servizio a pagina 17: un’altra carretta del mare ha seminato cadaveri nel Mediterraneo. 200 uomini, donne e bambini sono stati salvati dalla Guardia costiera italiana e hanno raccontato di aver visto morire un centinaio di compagni di viaggio buttati in mare perché i cadaveri erano già in putrefazione. Quanto ai superstiti, raggiunti da un elicottero, «a decine si sono aggrappati al cestello», racconta un militare, «eravamo in difficoltà con l’elicottero, non potevamo sollevarlo perché forse li avremmo ammazzati». «All’inizio eravamo 300», spiega Fatima, «ma un centinaio, soprattutto donne, non ce l’hanno fatta e gli uomini sono stati costretti a buttare in acqua i loro corpi». A rendere più agghiacciante la tragedia, il fatto che mezzi della Nato erano al corrente della presenza della nave e delle sue difficoltà ma non sono intervenuti. Su questo punto Franco Frattini, sollecitato da Maroni, ha chiesto spiegazioni formali all’Alleanza: «Se le circostanze fossero confermate si tratterebbe di un fatto molto grave». Dal Senato, il leghista Bricolo usa a suo modo la vicenda: «La Nato deve capire che non è lì solo per bombardare le città libiche. Diventa prioritario che, in ottemperanza del mandato ricevuto, blocchi le imbarcazioni in partenza da quelle coste e le rimandi indietro per evitare le troppe morti alle quali stiamo assistendo». Per Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, va convocato il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

IL GIORNALE non si occupa dei fatti di Lampedusa.

Accanto alla cronaca, IL SOLE 24 ORE riassume i numeri della tragedia silenziata: da inizio anno sono sbarcati in Italia 51.881 immigrati, contro i 1.479 del 2010. Solo nelle isole Pelagie sono arrivati 44.639 immigrati, contro i 205 dell’anno scorso. Le navi partite dalla Libia sono state 84, contro le 7 del 2010. La metà dei 51mila sbarcati sono tunisini: 24.854. Fino al 5 aprile è stato loro riconosciuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari, poi sono stati firmati accordi bilaterali e sono iniziati i rimpatri. Fortresse Europe conta che nel 2011 solo nel canale di Sicilia sono morte 1.674 persone, 8 al giorno, «un’ecatombe» che «non tiene conto di tutti i naufragi fantasma, di cui non sapremo mai niente». Karima Moual, che firma il pezzo, dice che questi immigrati sono «tra le armi della guerra» dichiarata a Gheddafi: «Pare che il viaggio sia gratis, paga il regime. Una vera nemesi per le nostre politiche. Con migranti che vengono forzati a salire sulle carrette. Le nuove armi sono i martiri della nostra incapacità di fare una politica che sia giusta».

“Decine di corpi in mare” è il titolo con cui IL MANIFESTO apre a pagina 6 un articolo di due colonne che ripercorre la cronaca dell’ennesima tragedia dei migranti nel Mediterraneo. La traversata dei profughi è anche ripresa in prima pagina. La mancata assistenza da parte del rimorchiatore cipriota che per primo ha avvisato il barcone alla deriva e soprattutto da parte della NATO è destinato ad alimentare polemiche. “Ci sarebbe un giallo che riguarda le navi Nato impegnate nelle acque libiche” sottolinea Il Manifesto. “Prima di inviare le motovedette della Guardia costiera in soccorso del barcone alla deriva, l’Italia avrebbe chiesto a una delle navi della Nato che si trovava in zona di aiutare i profughi. Si trattava del mezzo più vicino al barcone, a sole 26 miglia invece delle 90 che separavano l’imbarcazione da Lampedusa. Nessuna risposta positiva, però, sarebbe arrivata della nave della Nato”.

“Morti di stenti e gettati in mare. Sos alla Nato senza risposta” è il titolo della fotonotizia in prima di AVVENIRE sull’ultima tragedia di Lampedusa. A pagina 14 Ilaria Serra firma l’articolo “Orrore sul barcone. Decine morti di fame e poi gettati in mare” che racconta anche il giallo sul mancato intervento di una nave Nato e chiude con il commento del vice presidente della Camera Rosy Bindi: «Il governo italiano si scuota dal torpore e provi a incalzare con un’iniziativa politica forte e autorevole gli organismi internazionali e l’Europa». Un focus è dedicato ai “Minori soli in cerca di futuro”: da gennaio in Sicilia ne sono sbarcati 2mila, partiti da Tunisia e Libia. Dopo il caos iniziale sono stati accolti in strutture-ponte prima di andare in case-famiglia. «Li aiutiamo a elaborare il lutto, la perdita delle persone care. La traversata», spiega Luigi Taibbi, uno dei mediatori delle associazioni che hanno dato vita al progetto Med.in.a.

Richiamo in prima pagina su LA STAMPA, per un articolo che titola “Cento corpi gettati in mare a Lampedusa” e chiude dicendo «se non si trova un modo per tirare fuori migliaia di profughi dalla trappola libica, anche l’orrore diventerà racconto quotidiano». Il racconto di oggi è quello fatto dai pochi sopravvissuti di un barcone rimasto cinque giorni in mare: loro hanno parlato di almeno cento morti, a bordo ne è stato trovato uno solo. Gli altri sono stati gettati in mare. Tragedia nella tragedia, il sospetto sui soccorsi, rinviati o addirittura mancati: prima un rimorchiatore cipriota che ha potuto solo lanciare zattere, poi un elicottero della Guardia costiera che ha calato un cestello con acqua, «ma i disperati hanno tentato di agganciarsi al cestello come a un gancio dal cielo, per una risalita impossibile». A questo punto l’Italia avrebbe chiesto l’intervento di una nave Nato, che incrociava a 27 miglia dal luogo del naufragio, ricevendo un no e inviando a questo punto le motovedette che hanno tratto in salvo i profughi: «se fosse confermato – ha detto in serata la Farnesina – sarebbe molto grave». Il commento è affidato a Franco Pittau, coordinatore del dossier sull’Immigrazione della Caritas: «Non abbiamo più pietà. Non ha senso condannare chi vuole fuggire da una vita ai limiti delle umane possibilità, se vivessimo in un posto bombardato cercheremmo anche noi di scappare». Per Pittau manca una politica immigratoria di lungo termine, visto che dal 2002 in poi si è continuamente messo mano senza organicità all’impostazione unitaria del 1998. Pittau cita un dato: un tempo c’era un fondo di 100 milioni di euro per l’integrazione degli immigrati, mentre oggi 100 milioni di euro sono le tasse che annualmente gli immigrati versano allo stato italiano per permessi di soggiorno e pratiche di cittadinanza. 
 
Sul tema del giorno leggi anche La Puntina di Riccardo Bonacina.

E inoltre sui giornali di oggi:

CRISI
LA REPUBBLICA – Fra le molte pagine di analisi, segnaliamo due interventi. L’editoriale del direttore Ezio Mauro, “Prima che sia tardi”: «L’unica cosa che conta adesso è salvare il Paese. Siamo dentro una tempesta finanziaria che investe tutto il mondo e rivela la fragilità dell’economia occidentale… Siamo noi nell’occhio del ciclone perché portiamo nella crisi mondiale il fardello del nostro debito pubblico,il ritardo nelle riforme, la paralisi del governo e la polverizzazione della leadership». Il secondo commento è di Luciano Gallino, “Solo ricette suicide per la crescita”: è vero che bisogna agire subito (e da questo punto di vista il sociologo boccia severamente le esternazioni ultime del cavaliere tycoon: «sono un tycoon, non un rincoglionito» ha detto ieri Berlusconi), ma con quale metodo? Le ricette delle parti sociali sono del tutto simili a quelle del governo: tagliare la spesa pubblica, lanciare le privatizzazioni, modernizzare le relazioni sindacali e il mercato del lavoro. Si parte dall’idea che «la spesa pubblica sia una passività che bisogna assolutamente ridurre… un’idea che non sta in piedi. Lo dice persino l’Onu: “molti governi, in specie nei paesi sviluppati, stanno orientandosi verso l’austerità di bilancio. Ciò inciderà negativamente sulla crescita economica globale”…».

IL GIORNALE – All’interno Gian Maria De Francesco firma “Il premier detta l’agenda della ripresa”. «Arrivare a “un patto complessivo assolutamente entro il mese di settembre”. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine dell’incontro con le parti sociali ieri a Palazzo Chigi, ha voluto fornire ulteriori elementi di rassicurazione sulla possibilità di superare la crisi determinata dall’accanimento speculativo nei confronti dell’Italia invitando gli italiani a “non avere paura”. Dalla riunione, ha rimarcato il premier, “esco con più ottimismo sulla volontà di tutti di cooperare: è il momento di rimboccarsi le maniche”. Anche perché l’immagine del nostro Paese fornita dai media “è più negativa di quella reale”. Per questo motivo si lavorerà senza soluzione di continuità fino al mese prossimo su otto punti che rappresentano l’agenda del governo per la stabilità e la crescita e che recepiscono le sei richieste di Confindustria, Cgil, Cisl, Uil, Abi, Alleanza delle cooperative, Rete imprese e di tutte le altre sigle che al vertice hanno presentato un documento comune». I punti dettati sono : pareggio di bilancio, riforma fiscale e assistenziale, modernizzazione relazioni industriali, finanza  e reti di impresa, accelerazione opere pubbliche, privatizzazioni e liberalizzazioni, taglio ai costi di politica e burocrazia e spesa fondi strutturali Ue. Il commento di Carlo Lottieri, “Ma ora meno sindacati e più Tea Party”, spiega «quasi nessuno – tra politici o sindacalisti – pone al centro dell’attenzione la necessità di ridimensionare veramente lo Stato, tagliare le spese e privatizzare quel parastato al centro di scandali e fonte di inefficienze. Solo una minoranza vuole liberalizzare sul serio le professioni, e anzi persiste una sorta di consenso bipartisan a difesa delle corporazioni. Manca poi la volontà di aprire i mercati ed è emblematico, ad esempio, che l’ultima legge sull’editoria abbia addirittura eliminato la possibilità di sconti sui libri». Non solo, «organizzazioni di categoria e classe politica appaiono incapaci di limitare i propri poteri e, soprattutto, suggerire soluzioni dolorose: anche se il rigore è necessario e ogni rinvio può essere letale. La consapevolezza che l’Italia rischia grosso è un primo passo. Ma ora c’è bisogno di più Tea Party e meno sindacato; c’è insomma necessità di qualcuno che proponga le uniche medicine utili. Anche se possono essere molto amare».

AVVENIRE – Apre con il titolo “Tempesta imperfetta” e parla del crollo in Borsa e dell’incontro tra Governo e Parti sociali nel Primo Piano da pagina 6 a pagina 9. L’analista Stephen Wood di Russel Investments parla di “contagio globale” e sostiene che «La crisi del debito non passerà come un temporale estivo. Il crollo di ieri e il perdurare delle turbolenze sui mercati della zona euro rafforza la convinzione degli analisti che il pacchetto annunciato dai leader di governo sia insufficiente. Né l’intervento della Bce è riuscito per ora a puntellarlo… in futuro quello che possiamo attenderci per l’Europa è un futuro a due velocità, con una spaccatura nel livello dei Paesi». Nell’editoriale “Agire subito” Giancarlo Galli sottolinea: «Attenzione, allora, a spargere ottimismo a buon mercato invocando (senza precisare come) una «ripresa». Qui, si tratta innanzitutto di circoscrivere i danni, prepararsi dopo decenni di carnevale finanziario a una lunga quaresima. E ciò è da essere chiaro a tutti; politicamente a maggioranza e opposizione. Non è tempo né di risse né di illusioni: occorre spegnere il fuoco che va divorando quei nostri risparmi, il nostro modello di vita. I tristi falò borsistici possono infatti anticipare l’arrivo di una generale crisi del sistema. Per questo è urgente che gli incontri di ieri tra governo e parti sociali abbiano un seguito concreto e immediato. Senza attendere il cadere delle foglie autunnali. Da subito occorre mettere in moto, con decreti legge, quegli strumenti che consentano di sbloccare lo stallo dell’economia».

IL SOLE 24 ORE – «Berlusconi: ora il dialogo, scelte a settembre» e «Parti sociali: subito le misure anticrisi»: fin dai titoli IL SOLE 24 ORE marca «le differenze di accenti» che ieri hanno segnato l’incontro tra Governo e parti sociali. Emma Marcegaglia punteggia l’articolo di Nicoletta Picchio con il suo mantra-pressing che chiede decisioni «tra pochi giorni», ma «c’è sostanziale omogeneità tra i punti presentati dalla Marcegaglia, che ha avuto il ruolo di portavoce, e quelli alla fine sintetizzati dall’esecutivo». Le priorità concordate dunque sono otto, da riempire di contenuti dettagliati: pareggio di bilancio; riforma dell’assistenza e del fisco e lotta all’evasione; modernizzazione delle relazioni industriali e del mercato; finanza e reti d’impresa; accelerazione delle opere pubbliche; privatizzazioni e liberalizzazioni; costi e semplificazioni della politica (era al secondo posto per le parti sociali, qui finisce al settimo); miglior utilizzo dei fondi sociali euripei e per il Sud. Sul SOLE anche una lettera di Pier Luigi Bersani, che dichiara il Pd «pronto al confronto su cinque priorità» ma dice anche che «se per salvare l’Italia bastasse attaccare la nostra ruota al carro di oggi, lo faremmo. Ma pensiamo non sia così».

ITALIA OGGI – Incontro con le parti sociali. Il quotidiano dedica un approfondimento alle posizioni di Cgil, Cisl e Uil, che “chiede interventi urgenti senza scorciatoie” e dal confronto dei tre leader sindacali parrebbe prendere piede l’ipotesi di un’apertura sull’eventuale patrimoniale. La Cgil si smarca sulle liberalizzazioni, che fanno parte del documento presentato ieri alle parti sociali dal governo, ma su tutti gli altri fronti la “triplice” è unita. “In testa a tutte le misure, la priorità degli investimenti per le infrastrutture e il fisco, dove spunta l’ipotesi di una patrimoniale, anche se per ora solo nelle dichiarazioni”. Le parti sociali “chiedono al governo di spingere sull’acceleratore, di utilizzare il mese di agosto per definire il pacchetto degli interventi condivisi e di anticipare quanto è possibile anticipare”.

MINORI
AVVENIRE – A pagina 10 parla di infanzia oltraggiata e pubblica la denuncia del Comitato media e minori”: “Porno tv, bambini sempre più indifesi”. Agcom ha parificato i film vietati ai minori di 14 anni a quelli semplicemente nocivi consentendone la trasmissione a qualsiasi ora purché con l’utilizzo del “parental conrol”. Vanificate di fatto le disposizioni di legge e del Codice di autoregolamentazione.

SUPERBOLLO
ITALIA OGGI – Superbollo Titoli. Approfondimento su questo tema introdotto dalla Manovra. Come spiega Italia Oggi, interpretando e spiegando la circolare diffusa ieri dall’Agenzia delle Entrate, “il conteggio dell’imposta sul conto titoli va effettuato sull’ammontare totale dei depositi presso ciascun intermediario intestati al medesimo soggetto.

FUMETTI
LA STAMPA – La Marvel Comics ha svelato il suo nuovo personaggio. Il nuovo SpiderMan si chiama Miles Morales ed è un adolescente con padre afroamericano e madre ispanica: è la prima volta che SpiderMan ha la pelle nera e si propone come icona in cui anche i non bianchi potranno identificarsi. A disegnarlo un’italiana, Sara Pichelli: «in un mondo che sta cercando di sbarazzarsi del pregiudizio razziale, avere un’icona come SpiderMan di colore è un sintomo di evoluzione».

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