Mondo

Siria, strage a cannonate

Sdegno per la repressione violenta del regime di Assad

di Franco Bomprezzi

Violenta repressione in Siria: i carriarmati contro la popolazione civile ad Hama, con oltre cento morti. Esplode nuovamente una delle più pericolose crisi internazionali. Il ministro Frattini chiede la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

 “Il regime siriano apre il fuoco sulla folla. Più di cento morti” è il titolo del primo palco del CORRIERE DELLA SERA di oggi, con fotonotizia e commento di Antonio Ferrari: “Un potere feroce senza legittimità”. Scrive Ferrari: “P er oltre un miliardo di musulmani oggi comincia il Ramadan. In Siria, la vigilia del mese di digiuno è stata bagnata dal sangue di decine e forse centinaia di nuove vittime. Martiri di ogni età, uccisi barbaramente dalle forze speciali del presidente Bashar el Assad. Un massacro sistematico che per la seconda volta in trent’anni ha avuto come teatro la quarta città del Paese, l’eroica Hama. Ieri, mentre una pioggia di cannonate, al ritmo di quattro al minuto, falcidiava la folla riunita per manifestare, si è avuta la netta impressione che il regime intendesse soffocare nel sangue, a qualsiasi prezzo, prima dell’inizio del Ramadan, il focolaio della rivolta più simbolico e pericoloso: appunto, Hama. E non stupisce che, superando le convenienze del linguaggio diplomatico, il portavoce dell’ambasciata americana a Damasco J. J. Harder abbia denunciato «l’atto disperato» di un governo «che pensa di poter prolungare la propria esistenza facendo la guerra ai suoi stessi concittadini»” . E il grande inviato del CORRIERE aggiunge: “Aver deciso di punire con una nuova strage la città di Hama, sicuramente diventata uno dei centri nevralgici della ribellione, non è un errore ma un calcolato piano di annientamento della resistenza più audace e determinata. Tutti sanno quel che è accaduto nel 1982 nella città, dove più forti erano i fermenti degli oltranzisti sunniti contro il regime del presidente Hafez el Assad, padre di Bashar. I sunniti rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione siriana, e i loro estremisti evidentemente puntavano a indebolire il regime alauita, cioè la minoranza laica che guida il Paese. Ci furono violente manifestazioni, attentati, e Hafez el Assad decise di soffocare nel sangue quella rivolta. Mandò le forze speciali di suo fratello Rifaat con il compito di radere al suolo il centro e alcuni quartieri di Hama. Per poi ricostruirla, nascondendo nelle colate di cemento 15 mila o forse 20 mila cadaveri. Di quello scempio si parlò ma non quanto si sarebbe dovuto: allora non esistevano tv satellitari, Internet, social network, telefonini cellulari e la censura siriana era quasi insuperabile”. La cronaca del massacro alle pagine 2 e 3, con il racconto di Davide Frattini e di Viviana Mazza.

“Cannonate sulla folla, massacro in Siria La casa Bianca: un orrore, Assad va isolato”: foto notizia sul massacro a Damasco per LA REPUBBLICA (che apre su “Crisi, scontro governo – parti sociali”). I servizi all’interno (pagine 12, 13 e 14): “Siria, carneficina ad Hama, tank e razzi sulla folla «I morti sono più di cento»”. Riferisce l’inviato al confine tra Siria e Israele, Pietro Del Re: in questa parte l’eco della strada di Hama «giunge per vie indirette, ma è ben eloquente, quasi tangibile. La intercetti, per esempio, negli sguardi terrorizzati di chi ha un parente in Siria… I canali israeliani mostrano ininterrottamente i video più cruenti dell’attacco di ieri contro la folla di manifestanti che protesta contro il regime di Damasco. Immagini mosse perché girate con i cellulare. Sono le sole perché per i giornalisti la Siria è terra vietata». Un testimone sentito al telefono spiega che ci sono ancora i morti, un centinaio, sulle strade, che numerosissimi sono i feriti, tra cui molte donne e bambini. Altri testimoni affermano che i soldati che si rifiutano di sparare sui civili vengono mitragliati dalle retrovie. Secondo Al Bunni, avvocato e attivista dei diritti umani, «Hama ha un profondo valore simbolico» perché venne distrutta nel 1982: un precedente che «doveva servire da lezione per l’intero Paese: chiunque avesse osato alzare la testa avrebbe patito la stessa sorte. Così è stato per decenni». Il regime insomma non ha imparato nulla ma «non otterrà niente… Non importa se moriranno 100 o più persone: Hama non obbedirà più. Il governo non potrà ripetere i massacri del passato». Un altro reportage, di Anthony Shadid del New York Times, affronta la questione da un altro punto di vista: “La Siria dei feudi unita contro Assad «Se non va via scoppierà la guerra civile»”. L’unico sbocco per questa situazione è la guerra civile secondo molti siriani, mentre le comunità sunnite e salawite normalmente rivali si avvicinano contro Assad. Cresce anche la rabbia per quella che viene vista come una acquiescenza degli americani degli europei e dei turchi rispetto al permanere al potere di Bashar. Il commento infine è di Renzo Guolo: “La regola di Hama”: il regime prende tempo, gli oppositori fremono, la comunità internazionale è alla finestra. «Hama è un drammatico testo interno e internazionale. Se il terrore costringesse molti dei rivoltosi a rientrare nei ranghi e gli occidentali e alcuni paesi arabi non facessero seguire i fatti, il clan Assad si riterrebbe al sicuro».

“Cannonate sulla folla, carneficina in Siria”, titola IL GIORNALE che si affida a Gian Micalessin. «La cinica ripetizione della strage alla vigilia del Ramadan, rischia di rivelarsi fatale. Per quattro mesi il mondo è rimasto a guardare. Per quattro mesi America e Europa  hanno sperato che il rampollo Bashar desse un segnale di disponibilità. Ora di fronte ai carri armati impegnati a sparare sul folla, di fronte a un bilancio provvisorio di almeno cento morti». Continua Micalessin: «Bashar è un diavolo imbarazzante, ma conosciuto. Farlo cadere  può significare spalancare le porte di un inferno ancora peggiore. Può significare  regalare alla Siria a un fondamentalismo sunnito pronto alla guerra a Israele.  Di certo significa sfidare l’Iran e Hezbollah, una grande potenza e  una bellicosa milizia unite  dal ponte siriano. Obama, dopo aver abbandonato l’alleato Mubarak e dichiarato guerra a Gheddafi, deve fare i conti con una scelta imbarazzante. La strage  di Hama è anche uno schiaffo aperto a Washington». E Micalessin, infine, si domanda se «Obama continuerà a non muover un dito».

“Cannonate sulla folla, orrore in Siria” è il titolo che apre la prima pagina de LA STAMPA. Da segnalare, per la lucidità dell’analisi, l’intervista a pagina due a Joshua Landis, direttore del Centro di studi mediorientali all’Università dell’Oklahoma ed esperto di Siria. Hama è la Bengasi della Siria, dice Landis: il governatore è stato licenziato e l’autorità di Assad si è dissolta ma tutto funziona alla perfezione. In definitiva Hama ha dimostrato che ci può essere una Siria senza Assad. In Siria «non siamo di fronte a una guerra etnica ma a una spaccatura fra sunniti», secondo l’esperto sarebbe però un errore grave accelerare la caduta di Assad come sta cercando di fare Washington d’intesa con turchi e sauditi, l’Occidente deve invece aiutare l’opposizione a rafforzarsi, per poter guidare la transizione.

E inoltre sui giornali di oggi:

USA
LA REPUBBLICA – Accordo in extremis per scongiurare il default americano. Il tetto di spesa si alza di 2400 miliardi ma non ci saranno aumenti delle tasse. Il braccio di ferro con i repubblicani sarebbe dunque prossimo a una fine ma sul terreno alla fine ci sono tutti. I repubblicani che pur di mettere in difficoltà il presidente quasi mandano in bancarotta il paese e Obama criticato da sinistra perché ha svenduto lo stato sociale per placare la destra

PREZZI
IL SOLE 24 ORE – “Aumenti di mezza estate” in apertura. A pagina 3 voce per voce i rincari per le famiglie: dalle utenze alle tariffe, dalle addizionali ai ticket sanitari. «Sarà un’estate amara per le famiglie italiane sempre più strette nella morsa dei rincari», scrive Francesca Barbieri. «”Si tratta soprattutto di costi fissi – spiega Luigi Campiglio, ordinario di politica economica all’Università Cattolica di Milano – che colpiscono in misura molto più elevata i redditi bassi condannati a perdere potere d’acquisto”. I servizi regolamentati (con tariffe stabilite da amministrazioni nazionali o locali o da Authority) costano il 3% in più rispetto all’anno scorso secondo l’ultimo bollettino Istat sui prezzi al consumo. “Un ruolino di marcia – evidenzia Campiglio – che da due anni è superiore rispetto a quello medio dell’inflazione” E non si vedono segnali di rallentamento».  

RAMADAN
ITALIA OGGI – Oggi inizia il mese del ramadan  per cui i fedeli musulmani  celebrano la loro sottomissione ad Allah  astenendosi alla alba al tramonto dal bere, mangiare, fumare , praticare attività sessuale. Il ramadam è però entrato anche nel mondo del lavoro. Già da alcuni anni infatti le aziende si confrontano con l’argomento perché aumenta il numero dei dipendenti di fede musulmana. ITALIA OGGI, Maria Buonsanto, tratta l’argomento con alcuni esperti. Emanuela Nespoli,  dello studio Toffolletto e soci, la tutela del principio di non discriminazione è sancita tanto dalla Costituzione quanto dallo Statuto dei lavoratori. La disciplina legislativa italiana  contiene  disposizioni che si riferiscono alla religione cattolica. Per questo che  il giorno settimanale  festivo è la domenica.  In tutti  i Paesi europei, compresa l’Italia,  emerge che non viene vietata  la possibilità di usare permessi lavorativi e di gestire il proprio monte ferie  anche in ragione delle festività  legate al nostro credo. Ne consegue che il rifiuto del datore di lavoro a concedere tali permessi potrebbe essere letta come  forma di discriminazione.  Non ci sono norme nazionale  e ogni situazione viene lasciata al buon senso  delle  parti. In Francia, spiegano dalla sede parigina di Baker&McKenzie, lo Stato è laico e tutti i credenti non possono subire discriminazioni basate sul credo. Tuttavia e per lo stesso trincio di laicità, i credenti  non hanno diritto a beneficiare di alcun trattamento specifico per  via della loro fede.  In Italia, la provincia di Ragusa è stata fra le prime a introdurre il Ramadan nella contrattazione collettiva. Era il 1997 e si era nel settore agricolo. Il modello è stato esportato anche nel settore edilizio.  ITALIA OGGI  sottolinea che  nella maggior parte dei casi si tratta di un accordo fra le parti del singolo contratto di lavoro.  In ogni caso si tratta di una situazione di sicurezza sul lavoro e della salute del lavoratore, poiché un operaio a digiuno sarà meno attento. Nella questione intervengono una serie di fattori, fra cui il numero di lavoratori: un conto se sono 5, altro conto se i credenti musulmani sono 50. Altro dato è la loro incidenza sulla filiera produttiva, se inoltre esistono mansioni alternative a cui destinarli nel mese di ramadan. Italia oggi conclude auspicando regole generali, una sorta di bussola,  che i datori di lavoro possono seguire per non esser lasciati soli nella scelta fra sicurezza e libertà religiosa.

PETROLIO VENETO
CORRIERE DELLA SERA – “Trivelle texane, in Veneto il miraggio del petrolio”. Scrive Marisa Fumagalli a pagina 17: “L’oro nero della pianura veneta attrae gli yankee. Ma riusciranno i texani a piantar trivelle per scoprire se nel sottosuolo vi sono giacimenti di idrocarburi? Sarebbero i primi passi verso lo sfruttamento prossimo venturo da parte di una società, la «Aleanna Resources» che, di sicuro, non è la prima ad interessarsi a questo territorio. Già negli anni 60 si scoprì che nel Polesine c’era il metano e, in parallelo, si accertò che gli scavi provocavano il fenomeno delle «subsidenza» (abbassamento del suolo), con effetti devastanti per quei luoghi sospesi tra terra, fiume, mare. Vero è che l’arrivo degli americani in Veneto ha riportato d’attualità il tema e ieri Il Gazzettino vi ha dedicato una pagina, raccontando il progetto, che riguarda 70 Comuni delle province di Rovigo, Padova, Venezia, e che non piace alla gran parte dei sindaci. Al di là del campanello di allarme dei municipi, nella vicenda c’è un passaggio delicato. Riguarda il primo parere della Commissione veneta «Via» (Valutazione d’impatto ambientale), previsto per dopodomani, 3 agosto”.

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