Salute

Aism: «sulla Ccsvi l’Italia non resta a guardare»

La replica alle accuse dell'associaizone Ccsvi nella sclerosi multipla

di Redazione

L’Italia non resta a guardare, anzi, nel nostro paese si conduce la migliore ricerca. AISM controbatte con un comunicato alle affermazioni di Gisella Pandolfo, Presidente dell’associazione CCSVI nella sclerosi multipla,  facendo un punto sullo stato della ricerca sulla SM a livello internazionale. La Pandolfo il 26 luglio scorso aveva usato proprio l’espressione «l’Italia resta a guardare» nel commentare le ricerche sul nesso tra CCSVI e sclerosi multipla nel resto del mondo (leggi qui).

Il nostro paese – replica Aism – è coinvolto in oltre 15 progetti internazionali di ricerca sia sui meccanismi di base della malattia sia sulla sperimentazione terapeutica.  “La ricerca sulla SM si muove a 360° e l’Italia è coinvolta con i migliori gruppi di ricerca e in molti campi i ricercatori italiani sono i coordinatori internazionali. La ricerca che riguarda la CCSVI è soltanto una parte e comunque in questo ambito i ricercatori italiani danno un contributo importante” ha affermato il Prof. Mario Alberto Battaglia, Presidente della FISM.

In tutto il mondo sono in corso migliaia di studi allo scopo sia di conoscere i meccanismi alla base della sclerosi multipla sia di sperimentare nuovi approcci alla malattia e AISM partecipa attivamente e co-finanzia molti di quelli in cui sono coinvolti i ricercatori italiani.

I focus di ricerca a livello mondiale oggi sono 5:

  1. individuare i fattori di rischio che determinano la malattia;
  2. conoscere i meccanismi che portano al danno e alla riparazione delle lesioni;
  3. determinare le cause delle forme progressive e bloccarne l’evoluzione nella disabilità;
  4. migliorare la qualità della vita delle persone con SM intervenendo sui sintomi;
  5. sperimentare nuovi approcci terapeutici (nuovi farmaci che modificano la malattia, farmaci sintomatici, cellule staminali).

A questi soprattutto in Italia, Canada e Stati Uniti, si aggiunge la verifica della prevalenza della CCSVI nella SM e la valutazione dell’eventuale intervento.

«L’Italia quindi – continua la nota – è tra i paesi più attivi nell’impegno per la SM ed è giusto che di questo venga data corretta informazione, non tanto per riconoscere i meriti degli scienziati che per queste ricerche si adoperano ma, soprattutto, per dare rassicurazione, alle persone con sclerosi multipla e alle loro famiglie, che l’impegno nel fronteggiare la malattia è altissimo.

La sensazione di essere soli e trascurati di fronte ai propri problemi può accrescere enormemente la pena di chi sta affrontando la difficile situazione di convivere con la sclerosi multipla: non è così. La ricerca negli ultimi anni ha fatto grandi passi ed è giusto avere fiducia che, per quanto difficile, il percorso non si arresta».

Tra gli studi più significativi in corso AISM sta portando avanti il più importante studio epidemiologico sul tema della CCSVI su un campione di 2000 soggetti esaminati in doppio cieco in 43 centri clinici in Italia, che darà i suoi risultati entro la fine dell’anno in corso.

Ma uno dei temi più studiati a livello internazionale, sulla base dei numerosi successi ottenuti, è lo studio delle staminali. A questo proposito, proprio sotto la guida italiana, partirà a fine anno uno studio clinico multicentrico internazionale sulle staminali mesenchimali per sperimentare la loro efficacia nei pazienti con SM.

 Un altro importante fiore all’occhiello della ricerca nel nostro paese è rappresentato dagli studi sulla neurobiologia, per capire come si crea (e quindi come si potrebbe bloccare) il danno alla mielina. In queste settimane è stato costituito ufficialmente un laboratorio, finanziato dalla FISM, interamente dedicato allo studio dei processi di demielizzazione e remielizzazione, fondamentali per la patogenesi della SM. 


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