Famiglia

Ancora un distacco choc

La paradossale vicenda di una bambina di 8 anni

di Benedetta Verrini

Arriva dalla provincia di Lecce una nuova storia di separazione-choc tra una bambina e la sua famiglia affidataria.

A denunciarla, la Comunità Papa Giovanni XXIII, di cui fa parte la famiglia che aveva accolto la piccola, affetta da un lieve ritardo mentale e con una famiglia d’origine gravemente problematica, all’età di 8 anni. Dopo due anni di affido, la bambina “ha sviluppato relazioni significative all’interno della famiglia affidataria, che ha altri figli naturali, ricostruendo anche un minimo di relazione con la sua famiglia di origine fortemente disturbata da problemi più grandi di lei – ha dichiarato Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII –.

“Ora a distanza di due anni il Tribunale per i Minorenni si è “ricordato” di questa bambina, ne ha dichiarato l’adottabilità e ha scelto di toglierla dalla famiglia e collocarla in un Istituto medico-psico-pedagogico in attesa di individuare una possibile famiglia adottiva. Questo nonostante l’orientamento dei servizi sociali che proponevano di proseguire l’inserimento della minore nella famiglia, e la disponibilità della famiglia affidataria anche all’eventuale adozione della bambina se questo fosse stato ritenuto il suo bene».

La separazione dalla famiglia affidataria, spiegano dalla Comunità, è stata traumatica: la bambina è stata prelevata dagli operatori sociali e inserita in istituto. Ora chiede continuamente della sua “mamma” affidataria. C’è da domandarsi quali chance avrà ora la piccola, vista l’età e il lieve handicap di cui è affetta, di essere adottata in tempi brevi. La disponibilità espressa dalla famiglia affidataria è stata respinta dal giudice.

Una decisione di questo tipo, secondo l’Associazione Papa Giovanni, va contro il diritto di ogni bambino di vivere in una famiglia, sancito dalla legge 149/2001 sull’affido e l’adozione. Si tratta di una decisione discrezionale, quella del giudice, che ricorda il caso dei coniugi Moretti per il quale la Corte Europea di Strasburgo condannò lo Stato Italiano per non aver rispettato il diritto di veder garantita la continuità affettiva di una minore dichiarata adottabile e tolta dalla famiglia affidataria.

«Ci appelliamo al governatore della Puglia Niki Vendola – conclude Ramonda – affinché tuteli i diritti di questa bambina e di tanti altri piccoli come lei che hanno il diritto di crescere circondati dall’affetto di una vera famiglia».

Lucrezia Mollica, l’avvocato milanese che ha vinto il ricorso alla Corte Europea per il caso Moretti, ha accolto con sgomento la notizia di questo nuovo episodio e ricorda che si trova in discussione presso la commissione Giustizia della Camera una proposta di legge (AC 38 54), a firma di Elvira Savino (Pdl), sulla scorta di una petizione sviluppata nel 2010 dall’Associazione La Gabbianella, per il “riconoscimento dei legami d’affetto”. “E’ una norma a costo zero che segnerebbe un traguardo di civiltà”, spiega l’avvocatessa. “Punta a riconoscere i legami d’affetto instaurati tra famiglia affidataria e minore e a consentire che la famiglia sia presa in considerazione nei casi in cui viene dichiarata l’adottabilità”. Oggi una famiglia affidataria non ha nessuna voce in capitolo sul destino del minore che gli è stato affidato.

Alla proposta Savino sono state ora abbinate anche altre proposte, una a firma di Maurizio Lupi, e la discussione è stata calendarizzata. Su cui l’associazione La Gabbianella ha promosso una campagna per il via libera alla legge.


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