Mondo

Ccm a sostegno delle popolazioni

L'ong torinese presente all'ospedale di Filtu di fronte all'aumento di pazienti e profughi

di Redazione

Il Ccm – Comitato Collaborazione Medica – ong internazionale torinese e presente da più di quarant’anni nel Corno d’Africa con progetti di salute – sta rispondendo ai bisogni della popolazione colpita dalla siccità e dalla fame in Nord Kenya, Etiopia meridionale e Somalia, fornendo supporto alle strutture sanitarie locali per prevenire la diffusione di malattie e garantire le cure adeguate, in particolare a donne e bambini malnutriti.
Per rispondere ai bisogni locali la ong deve potenziare il sostegno alle attività sanitarie con interventi contro la malnutrizione, per l’approvvigionamento idrico e la sicurezza alimentare, in collaborazione con altre organizzazioni presenti sul territorio e le autorità locali.
«Tutti gli anni, ciclicamente – sostiene Marilena Bertini, presidente Ccmsi registrano situazioni drammatiche per la salute e la sopravvivenza delle persone legate ai conflitti in atto, alla povertà e alle condizioni climatiche che stanno peggiorando. I bisogni d’intervento sono strutturali e richiedono azioni di lungo periodo. Chiediamo l’impegno di tutti, cittadini e istituzioni, per far fronte ai loro bisogni immediati e a sostegno di politiche e progetti che promuovano lo sviluppo di quest’area».

L’afflusso di pazienti verso gli ospedali e ambulatori locali si è intensificato in questi ultimi tre mesi, anche per l’aumento dei rifugiati e degli sfollati a causa delle violenze e del contesto politico della Somalia. In Etiopia, l’ospedale di Filtu, in cui il Ccm sostiene i servizi di emergenza, sta rispondendo ai bisogni della popolazione locale e dei campi rifugiati presenti nell’area, che attualmente ospitano più di 33mila persone. L’apertura di un terzo campo rende evidente il dramma di questa situazione e la necessità di continuare ad intervenire.
«Negli ultimi 15 giorni – racconta Roberto Rossi, capo-progetto Ccm a Filtusono arrivati nei campi della zona numerosi profughi da Dollo, al confine con la Somalia. Sono stati assistiti con cure mediche, con la distribuzione di presidi sanitari e di cibo, ed alcuni sono stati trasferiti per accertamenti in ospedale».


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