Cultura

Umbria in ritardo sul riciclo

Solo tre i comuni premiati da Legambiente

di Redazione

Sono solo Piegaro con il 65,5%, Tuoro sul Trasimeno con il 62,2 % e Giano dell’Umbria con il 60,5% i comuni umbri che riescono ad entrare nella classifica 2011 di Comuni Ricicloni, il dossier che ogni anno Legambiente pubblica per monitorare la buona gestione dei rifiuti nel nostro Paese. I tre piccoli Comuni umbri con la loro performance riescono a risparmiare complessivamente circa 400 chili di CO2 pro capite. Gubbio invece è il comune dell’area del centro italia che ottiene il premio speciale di Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti per i buoni risultati ottenuti nella raccolta degli imballaggi di plastica sia come dato di raccolta pro-capite che dal punto di vista della qualità del materiale conferito. Attigliano, Bettona, Deruta, Marsciano, Piaciano, Panicale e Sigilllo seppur non raggiungendo il limite del 60% di RD necessario per essere Comune Riciclone hanno soddisfatto l’obbligo di legge fissato per il 2010, ovvero il 50% di RD.

Infatti l’edizione di quest’anno di Comuni Ricicloni ha premiato i comuni che hanno raggiunto già nel 2010 la quota che, per legge, è richiesta solo dal 2011 di almeno il 60% di raccolta differenziata (era del 50% lo scorso anno). La valutazione dei Comuni è avvenuta attraverso un Indice di Buona Gestione che ha considerato l’azione a tutto campo nel governo complessivo del settore rifiuti: produzione, riduzione, riciclo.

«È evidente che in Umbria per quanto riguarda la gestione dei rifiuti», spiega Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria, «rimangono ancora seri problemi, soprattutto a carico delle città più grandi, a cominciare da Perugia e Terni, sulle quali è urgente investire, ma anche Foligno e Spoleto che sono quelle più in ritardo di tutte. La strada da percorrere è evidentemente quella della diffusione delle politiche di prevenzione, dell’estensione del porta a porta, della costruzione degli impianti di riciclaggio a partire dall’organico».

«L’Umbria, grazie anche alle sue dimensioni e il numero ridotto di abitanti potrebbe diventare un modello per l’intero paese», conclude la Paciotto, «basterebbe solo individuare le priorita’ non solo tecniche ma anche economico finanziarie e allora ci si accorgerebbe che una gestione efficace e efficiente non ha bisogno della chiusura del ciclo con un nuovo inceneritore dedicato. Come le centrali nucleari infatti gli inceneritori sono costosi, non efficenti e certamente non fanno bene alla salute. Il nuovo inceneritore dedicato servirebbe solo a non realizzare un ciclo virtuso dei rifiuti e a far guadagnare chi lo costruisce».

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