Politica

Il Governo nega l’assunzione per 1.600 agenti penitenziari

Sandro Favi (Pd) contesta il ministro Alfano: Lascia un’eredità pesante»

di Redazione

 

«Cade a pezzi la politica per le carceri del ministro della Giustizia uscente, Angelino Alfano e la sua eredità cadrà su un sistema penitenziario sfibrato e senza più prospettive credibili. Anche la promessa di adeguare gli organici della Polizia penitenziaria è stata rimangiata con l’ultima manovra che ha soppresso la norma che avrebbe consentito di assumere 1.611 unità e di salvaguardare quel minimo respiro alla situazione pesantissima a cui sono sottoposti gli operatori, in carceri al limite della legalità». Lo afferma Sandro Favi, responsabile Carceri del Forum Giustizia del Pd.

«Le misura deflattiva della detenzione domiciliare per le pene più brevi ha prodotto, a saldo, solo 1.500 detenuti in meno», ricorda Favi, «lo scorso anno i condannati a pena residua inferiore a un anno erano 11.600 ora sono ancora quasi 10.100. Ne dovevano beneficiare, secondo Alfano, 6 o 7 mila. Del Programma di costruzione di nuovi istituti e padiglioni abbiamo visto solo la posa di una prima pietra a Piacenza. Peccato che fosse un’opera già progettata molto prima della sua confusa dichiarazione dello stato di emergenza conseguente allo stato di sovraffollamento delle carceri».

«Alfano lascia infine le carceri piene di debiti e in difficoltà notevolissime per continuare a gestirne il funzionamento vitale. Gli stessi operatori di Polizia rimarranno senza rimborsi spese e senza mezzi per assolvere al loro servizio. Al suo successore, non resta che gestire il mesto tramonto della supponenza per una politica sbagliata e dannosa», conclude Favi, «a cui dovranno porre rimedio la prossima legislatura e il prossimo governo, insieme al risanamento civile e democratico dell’intero Paese».

 


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