Salute

Campagna informativa sull’endometriosi

Promossa dal ministero per le Pari Opportunità per fare chiarezza sulla patologia che in Italia ha una diagnosi tardiva

di Redazione

«La diagnosi di endometriosi in Italia, così come nel resto d’Europa, è tardiva. Solitamente nel nostro Paese viene diagnosticata attorno ai 32 anni, in piena età fertile. E nelle zone dove c’è un tasso di inquinamento ambientale e dove si trovano aziende che dimettono o emettono grandi quantità di materiali inquinanti, la percentuale della malattia è maggiore». A fare luce su alcuni aspetti di questa patologia è Pietro Giulio Signorile, presidente della Fondazione italiana endometriosi onlus, questa mattina a Roma alla presentazione della campagna istituzionale informativa sull’endometriosi, promossa dal ministero per le Pari opportunità. È stato proprio uno studio di Signorile a mettere in luce, per la prima volta, la stretta connessione tra endometriosi, infertilità, menopausa precoce e inquinamento. Il lavoro è stato classificato tra i migliori studi di medicina al mondo dall’istituto inglese “Faculty of 1000 Medicine”. «Nel protocollo d’intesa con il ministero per le Pari opportunità, non a caso è coinvolto l’Inail», continua Signorile, «perché possono esserci luoghi di lavoro più a rischio, dove andrebbe incentivato un migliore monitoraggio delle lavoratrici».

«La campagna di informazione sull’endometriosi», aggiunge il presidente della Fondazione italiana endometriosi onlus «rappresenta un ulteriore passo in avanti nella lotta a questa grave patologia che colpisce centinaia di milioni di donne in tutto il mondo. È una malattia di genere e un fenomeno sociale che coinvolge tutti gli aspetti della vita di una donna, per questo tale iniziativa diventa un fattore di civiltà. Grazie al costante lavoro di ricerca, informazione e sensibilizzazione svolto dalla nostra Fondazione, sono stati raggiunti importanti traguardi quali la scoperta dell’origine embriogenetica e quella dei principali fattori scatenanti, gli interferenti endocrini come il bisfenolo A, presente in molti oggetti di plastica di uso comune». «L’Inps, poi», conclude Signorile, «si è impegnato a effettuare la codifica della malattia, per far sì che vengano riconosciuti una serie di servizi socio-assistenziali e previdenziali per questa patologia. Auspichiamo che dopo l’uscita dello spot, e dunque la presa in carico da parte del Governo, ci sia un’accelerazione in questo senso».


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