Welfare

Eletto il garante dei detenuti regionale

Il consiglio regionale ha eletto Pietro Rossi. Oltre alla Puglia questa figura di garanzia è presente solo nelle regioni Lazio e Sicilia

di Redazione

È Pietro Rossi il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nominato questo pomeriggio dal Consiglio regionale della Puglia con 59 voti favorevoli su 63 presenti, 2 schede bianche e 2 voti espressi invece, nei confronti di un altro candidato.
Una figura alla quale viene affidata la protezione e la tutela non giurisdizionale dei diritti delle persone presenti negli istituti penitenziari, negli istituti penali per minori, nei centri di prima accoglienza e nei centri di assistenza di assistenza temporanea per stranieri, nelle strutture sanitarie in quanto sottoposti al trattamento sanitario obbligatorio. L’istituzione del Garante è avvenuta in poche città e nelle Regioni Lazio e Sicilia. All’esame della Camera c’è un progetto di legge per l’istituzione di un Garante nazionale. «Quindi la Puglia – sottolinea una nota dell’ufficio stampa dell’assemblea regionale – arriva terza rispetto alla nomina di questa figura di garanzia».

Non sarà un compito facile il suo. Nelle carceri pugliesi vi sono 4.449 persone trattenute nei penitenziari, 2000 oltre la capienza naturale secondo i dati di marzo, 600 in più della soglia di tollerabilità.
Se poi si analizza ogni singolo carcere, scendendo nel dettaglio, la situazione diventa ancor più drammatica. Lecce, per esempio, è un caso di emergenza vera e propria: 1600 detenuti ammassati in spazi che a norma di regolamento potrebbero ospitare solo 600 persone. In dodici metri quadrati sono sistemati 3 detenuti in un letto a castello. Ma anche a Foggia le cose non vanno meglio.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.