Politica

Italia, l’ora della grande paura

Crisi dovuta a speculazione finanziaria e incertezza politica

di Franco Bomprezzi

Italia sull’orlo della più grave crisi finanziaria degli ultimi anni, sotto attacco della speculazione internazionale, e in grande difficoltà politica nella fase di definizione e di approvazione della manovra finanziaria. Mentre stamattina la Borsa sembra aver fronteggiato l’ondata speculativa, i giornali in edicola affrontano con grande ampiezza l’argomento.

Dieci pagine dedicate dal CORRIERE DELLA SERA alla crisi finanziaria e alla situazione politica. Il titolo è a tutta pagina, in prima: “Tempesta sull’Italia, la politica si muove”. Molti i commenti, a partire dall’editoriale del direttore Ferruccio de Bortoli, che firma in rarissime occasioni: “Ora più coraggio”. Scrive De Bortoli: “La crisi dei mercati espone nella sua drammaticità tutta la perdita di immagine di un esecutivo diviso da teatrali rivalità interne e indebolito dalle inchieste della magistratura. Della manovra, e soprattutto dei suoi saldi, abbiamo capito poco in Italia, figuriamoci che cosa possono aver pensato gli osservatori internazionali, spesso preda di pregiudizi. Il pareggio di bilancio al 2014 è obiettivo importante, ma se il percorso per raggiungerlo appare incerto e contraddittorio è come dire ai mercati: noi ci crediamo poco, però voi per favore credeteci. Per esempio, non si può pensare che la spesa pubblica (al 48 per cento del Pil nel 2001 è arrivata al 51 per cento lo scorso anno) non sia più seriamente riducibile, come farebbe qualsiasi avveduta famiglia. Si può fare molto di più. I mercati hanno bisogno di segnali chiari. Prendersela con la speculazione internazionale non serve a nulla. Consolarsi con la spiegazione, corretta, che è tutta l’area dell’euro sotto attacco, sarebbe fuorviante. Si approvi velocemente la manovra con una discussione aperta e concreta. Maggioranza e opposizione si ritrovino, una volta tanto, sulla linea della responsabilità tracciata da Napolitano che ha sollecitato Pd, Udc e Idv a concordare e limitare gli emendamenti: una svolta positiva. Si pensi al Paese, non ai voti”. Sempre dalla prima partono altri due commenti importanti. Massimo Mucchetti: “Chi specula vince e ha molti alleati”, e soprattutto Maurizio Ferrera: “Crescere si può e basta anche poco”. Ci concentriamo su questo intervento del docente della Bicocca, per la sua attinenza alle politiche di welfare. Scrive Ferrera, puntando alla creazione di una vera e propria authority per la spesa sociale: “È almeno un decennio che parliamo di rimodulare il welfare , ma in realtà ci siamo limitati a una manutenzione dell’esistente. La politica italiana non sembra capace di fare di più. C’è modo di uscire dal vicolo cieco? In altri Paesi le scelte strategiche della politica economica e sociale sono definite dai governi in collaborazione con organismi indipendenti che poi valutano attuazione e risultati. Spesso queste scelte vengono recepite da accordi quadro fra maggioranza e opposizione. Perché non pensare ad una soluzione analoga anche per il nostro Paese? L’obiettivo condiviso potrebbe essere quello di allineare in dieci anni la composizione della spesa italiana agli standard medi europei. Rimodulando le prestazioni esistenti anche in base a regole automatiche: ad esempio, ciò che si risparmia sulle pensioni (al netto di questa manovra) va interamente stornato verso rischi e bisogni oggi scoperti. L’Olanda ha sperimentato un meccanismo simile negli anni Ottanta ed è oggi uno dei Paesi virtuosi.” A centro pagina Marzio Breda sottolinea il ruolo svolto ieri dal presidente della Repubblica: “La spinta di Napolitano per avviare il dialogo”. Perché l’unica via d’uscita politica, anche per il CORRIERE, è la rapida approvazione della manovra, con senso di responsabilità di maggioranza e opposizione. Prove tecniche di dialogo ieri sembravano andare in questa direzione. Francesco Verderami racconta i retroscena a pagina 8: “La regia a palazzo Chigi. Il ruolo chiave di Letta”. Ecco un passaggio del suo pezzo: “In questa situazione Tremonti — che era diventato un vero e proprio premier ombra— torna a essere «solo» il ministro dell’Economia e Gianni Letta si riappropria della cabina di regia politica a Palazzo Chigi. Sono loro d’altronde le uniche «voci» del governo, dato che Berlusconi continua a tacere. Ma la consegna del silenzio non sembra essere la migliore delle strategie, specie nel giorno in cui tutti — dal capo dello Stato ai leader dell’opposizione— sono intervenuti a difesa dell’Italia. E soprattutto nel giorno in cui Angela Merkel ha dato una vera e propria frustata al governo, con un comunicato che— allo staff del Cavaliere— è parso una sorta di «ingerenza» nelle questioni di politica interna. Ma il premier deve far buon viso a cattivo gioco, confidando che l’ondata speculativa si fermi già oggi per consentirgli poi di intervenire. Una speranza forse vana, ma è l’ultima che gli è rimasta: il suo intento è portare a casa senza ulteriori danni la manovra economica, per iniziare a preparare le manovre politiche di autunno, che dovranno passare per un profondo rimpasto se il governo vuole davvero arrivare al 2013”.

“Attacco all’Italia, crollano i mercati”: sotto il titolo d’apertura LA REPUBBLICA riferisce: “Napolitano: subito la manovra in accordo con l’opposizione. Merkel: fate di più”. Sulla giornata di ieri l’editoriale del direttore, Ezio Mauro: “La responsabilità nel Paese in tempesta”: «La speculazione è partita all’attacco dell’Italia per tre ragioni ben evidenti: l’enorme massa di debito pubblico… la debolezza e l’incertezza della manovra, che sposta le vere misure consistenti al 2013 e 2014… lo sfarinamento della leadership di Berlusconi, che non è più garante politico ed istituzionale di nulla, né dentro il Paese né fuori, con una maggioranza puramente numerica, tarlata dagli scandali». Tutto ciò rende l’Italia molto fragile «troppo grande per fallire, si diceva fino all’altro ieri, troppo grande per poter essere salvata». E mentre il premier tace, supplisce il capo dello Stato «con la sua credibilità e la sua autorità». Sempre dalla prima, il commento di Tito Boeri: “Crisi di credibilità”. Non c’è un complotto, scrive l’economista, «la verità è che i mercati non credono più al risanamento dei nostri conti pubblici». Colpa di una maggioranza politica che non tiene e di una manovra che rimanda il risanamento e aggiunge spese: «il Fondo interventi strutturali per la politica economica, un vero e proprio bancomat in mano al Tesoro, viene dotato nel 2012 di 5 miliardi e 850 milioni che verranno presumibilmente destinati a prebende elettorali». Un controsenso poi la tassa sui titoli (nel momento in cui si deve convincere gli italiani a comprare titoli di Stato). Sarebbero molte le iniziative possibili: accorpamento comuni, abolizione del Fondo citato, riduzione parlamentari (e pensioni a regime contributivo, come per tutti gli altri), abolizione delle province. Sul fronte politico mentre Bersani annuncia la disponibilità del Pd (ma con voto negativo) e Casini parla di momento drammatico (Pd, Udc e Idv presenteranno pochi e qualificati emendamenti, confermando la richiesta di non inserire la norma salva-Fininvest), Carmelo Lopapa descrive un Berlusconi teso, preoccupato dall’ipotesi di un governo tecnico, arrabbiato con chi (D’Alema) gli chiede di approvare la manovra e farsi da parte. Sarebbe «sciacallaggio», secondo il premier da mesi impegnato nelle sue faccende personali. Dal canto suo il governo, afferma il ministro Frattini, intende rispondere «ai mercati approvando la manovra in tempo record e tenendo conto dei contributi dell’opposizione». Dunque metterà la fiducia? «La fiducia può servire vista la rapidità con la quale dobbiamo rispondere ai mercati, ma l’importante è che in Senato ci sia una considerazione e un accordo sugli emendamenti dell’opposizione. Se poi ci dovesse essere ostruzionismo allora potrebbe servire ad accorciare i tempi». Infine Andrea Bonanni racconta il retroscena della telefonata di Angela Merkel, sulla quale il premier aveva taciuto. E si capisce il perché: «il messaggio che la Cancelliera ha inviato al premier di un governo in lento disfacimento è stato severo: la manovra deve passare così com’è e semmai deve essere rafforzata evitando il ridicolo espediente di rinviare il grosso dei tagli al 2013-14».

IL GIORNALE apre a tutta pagina col titolone “De Benedetti affonda”. L’editoriale di Vittorio Feltri spiega «Per il momento siamo in piedi, anche se un po’ intronati. Con qualche apprensione registriamo comunque un calo di fiducia nei titoli di Stato – che è poi un calo di fiducia nello Stato stesso – tradottosi, in pratica, in un aumento del tasso di interesse. Il meccanismo è presto spiegato. Più un Bot è considerato sicuro, e meno rende. Più è insicuro, cioè poco affidabile, e più rende. Ovvio, il rischio va remunerato. È un se­gnale negativo perché l’Italia, avendo un debito pub­blico assai elevato, d’ora in poi – e si ignora fino a quando – pagherà salato ogni euro che si è fatta pre­stare dagli investitori allo scopo di tappare i buchi di bilancio». Ma secondo Feltri la notizia è un’altra, «tutti, ma proprio tutti, si attendevano il crollo della Mondadori (colpita dal­la sentenza della seconda sezione civile della Corte d’appello di Milano,che l’ha penalizzata ingiungen­dole di versare 560 milioni di euro a Carlo De Bene­detti) e, invece, l’azionariato ci ha rimesso il 4,5 per cento», la cosa strana è che nel contempo, «la Cir debenedet­tiana, benché in procinto di incassare il risarcimento milionario a carico del Cavaliere, è affondata. Giù a picco come un mattone in mare. Il titolo Cir è stato so­speso per eccesso di ribasso quando era giunto a -7,49 punti. Un record negativo sorprendente». Gian Maria De Francesco firma invece “La Merkel vota la fiducia al Cav: questa manovra è convincente”. «È stata invece la cancelliera a rendere noto di aver telefonato a Berlusconi chiedendo all’Italia “un segnale importante, cioè l’adozione di un bilancio rispondente alle esigenze di risparmio e di consolidamento” approvando la manovra. Nel corso di una conferenza stampa Merkel ha sottolineato di aver “piena fiducia che il governo italiano approvi esattamente una manovra di questo tipo, di cui ho discusso con il premier italiano”.
Analogamente anche il ministro delle Finanze Schäuble ha evidenziato come “la proposta presentata dal ministro dell’Economia Tremonti è molto convincente”. Insomma nonostante l’Italia sia nel mezzo di una «non facile» decisione sul bilancio, ha argomentato, “non ci sono dubbi che prenderà le giuste decisioni”. Anche perché il nostro Paese “non è affatto problematico” sia per quanto riguarda i conti pubblici che per quanto concerne il debito sovrano».

 “Un lunedì da maiali” questo il titolo di apertura del MANIFESTO  che alla crisi finanziaria dedica anche le prima quattro pagine del giornale (dalle 2 alla 5), oltre all’analisi di Guido Viale dal titolo “Uragano in arrivo” che inizia in prima pagina. “Sotto il tiro della speculazione l’Italia rischia di finire tra i “Pigs”, i paesi poveri dell’europeriferia. La borsa crolla, Berlusconi tace. Napolitano: opposizioni subito al voto sulla manovra. Il paese balla sulla debolezza di un governo soccorso dalla Merkel che rivela la telefonata con il premier: «Abbiamo fiducia in voi»” è il sommario che rinvia ai diversi articoli e commenti delle pagine interne. «Tanto tuonò che piovve. Messa al confronto con la potenza della finanza internazionale, la situazione dell’Italia si rivela ben poco differente da quella della Grecia. Non importa che i cosiddetti “fondamentali” dell’economia siano differenti. La finanzia internazionale ha ormai la forza e gli strumenti, se lo volesse, di mettere alle corde perfino al Germania. È da mesi che gli economisti lo sanno (o lo temono). Ma non lo dicono per scaramanzia (…) Persino Obama teme il default (…) Ma se metà dei paesi membri dell’Ue sarà messa alle strette la bonanza tedesca potrebbe finire. E neanche la Cina va più tanto bene: scioperi, rivolte, aumenti salariali vertiginosi, inflazione, “bolle” finanziarie (…) Insomma non c’è “aria di crisi”. C’è un uragano in arrivo (…)» chiude l’editoriale in prima pagina per continuare a pagina 5 dove si trova sotto il titolo che riprende queste ultime due frasi “Ma quale aria di crisi, c’è un uragano in arrivo”. Fulminanti le prime parole «Per mesi gli economisti hanno trattato Tremonti come un baluardo contro il default del paese: solo perché lui sostiene di esserlo. Me è un ministro – il secondo della serie – che non si accorge nemmeno che la casa dove abita viene pagata, vendendo cariche pubbliche a suon di tangenti (…)». Il resto dell’articolo, quasi mezza pagina è dedicato ad analizzare alcune proposte per uscire dalla crisi: dall’azzeramento immediato del deficit pubblico «(…) “Lacrime e sangue” subito e non tra due anni (…)» alle proposte di chi vede il problema nella crescita. L’apertura di pagina 2 è “Italia vendesi in borsa”, mentre sempre a pagina 2 prosegue l’articolo di Mario Pianta (che inizia in prima) “Depressione sull’Atlantico”. «Tutta l’Europa che conta era ieri a Bruxelles a discutere di come Roma dovrà replicare le penitenze finanziarie di Atene, Dublino, Lisbona e Madrid. Ma se la crisi agita il Mediterraneo, altrettanto inquiete sono le acque dell’Atlantico. Il prossimo 2 agosto gli Stati Uniti si troveranno in insolvenza (…) » E prosegue «(…) Anziché venire “rassicurata”, la finanza dev’essere messa nelle condizioni di non devastare ulteriormente le economie più ricche del pianeta», tra le proposte «l’emissione di 100 miliardi di eurobond, titoli europei garantiti dal bilancio dell’Unione, destinati a finanziare la conversione a un’economia sostenibile (…)». A pagina 5 si trova anche il commento di Valentino Parlato “O l’Europa politica o via l’euro che toglie sovranità” Parlato si rifà a un articolo di Amartya Sen uscito nei giorni scorsi su Le Monde e osserva «(…) Insomma c’è una crisi forte e internazionale, che in Europa ha un aggravante nell’euro, e in mancanza di una unione europea, siamo al punto che la moneta sovrana e le sue logiche sono evidentemente contrarie alla sovranità dei singoli paesi. Conclusione: o si lavora, con urgenza, all’unità europea o è meglio liberarsi dall’euro. Al punto in cui siamo quello che sembrava un passo avanti è diventato un ostacolo che aggrava la crisi generale che investe oggi l’Europa(…)».

“Italia bersagio degli speculatori” è il titolo di apertura de IL SOLE 24 ORE che dedica a quanto sta accadendo sui mercati per 13 pagine. Due fondi in prima. Carlo Bastasin “Dare subito la risposta sui conti”: «Approvare subito la manovra e prendere un impegno solenne per inserire nella Costituzione italiana il vincolo esplicito al pareggio del bilancio pubblico può essere la risposta più rapida ed efficace alla crisi di natura finanziaria che minaccia il Paese e l’intera area euro. Come avviene con le modifiche costituzionali si tratterebbe di un impegno da prendere in modo bipartisan, cioè con decisione comune di Governo e opposizione. Sarebbe la testimonianza politica più alta dell’impegno del Paese nel suo insieme a ridurre permanentemente il debito pubblico. (…) La risposta italiana deve essere sia politica sia rapida. Una modifica della Costituzione, che riferisse esplicitamente il vincolo del pareggio di bilancio al rispetto degli impegni presi nell’ambito della comunità dei Paesi della moneta unica, potrebbe essere la risposta giusta nei tempi più brevi possibili. La correzione di bilancio proposta dal Governo ne riceverebbe la credibilità mancante e dovuta ad aver trasferito l’onere della correzione alla legislatura futura. Esattamente il contrario di quanto aveva fatto il Governo tedesco nell’ultima manovra. Infine un accordo sulla riforma costituzionale potrebbe aprire la strada a un dialogo non di parte sulle riforme per la crescita dell’economia». Stefano Folli “Un patto nell’interesse nazionale”: «L’obiettivo minimo dovrebbe essere a portata di mano: approvare la manovra economica in pochi, pochissimi giorni. Se possibile, correggendone alcune incongruenze, ma senza slittare nemmeno di un’ora. Un patto fra maggioranza e opposizione alla luce del sole, o quasi, in nome dell’interesse generale. Allo stato delle cose, è un passo irrinunciabile. Eppure, dopo il collasso di ieri, la coesione nazionale avrebbe bisogno di ben altro. Per esempio di parole di verità adeguate alla serietà dell’ora. C’è da domandarsi, a tale proposito, cosa aspetta il presidente del Consiglio a rivolgersi al Paese. Di Berlusconi abbiamo solo un comunicato ottimistico diffuso ieri sera da Arcore, in cui si dichiara d’accordo con Napolitano. Meglio di niente, ma forse non basta. Il premier dovrebbe sentire la necessità di parlare agli italiani con una certa solennità, cogliendo le preoccupazioni diffuse. Spetta a lui e a nessun altro spiegare cosa sta succedendo e indicare una prospettiva. Spetta a lui sollecitare la coesione della sua maggioranza e chiedere all’opposizione una forma di coinvolgimento. Sono questi i momenti in cui una leadership ha il dovere di mostrarsi, se ancora esiste. E i famosi mercati vogliono proprio questo: una leadership forte che sappia cancellare per un momento l’immagine di un governo indebolito, incrinato anche da incredibili vicende giudiziarie. Una voce abbastanza credibile da  interpretare un Paese unito. Invece c’è stato un silenzio durato troppo a lungo, spiegato domenica con l’argomento che «il premier non vuole alimentare polemiche sul Lodo Mondadori». Lodo Mondadori? Ma in questi giorni il presidente del Consiglio aveva e ha un solo tema su cui esprimersi e non è certo il caso Mondadori». Sempre in prima pagina intervista di Carlo Marroni a Romano Prodi: “Prodi: Governo, opposizione e Bankitalia insieme nell’emergenza”: « Serve una strategia di uscita. Da un lato vanno rafforzati i contenuti della legge finanziaria: è certamente un punto debole il rinvio del cuore dei provvedimenti al 2013-2014, e dall’altro va seguita una precisa strategia che possa influire sui mercati finanziari. È anche e soprattutto per quello che ritengo sia necessario rendere la manovra accettabile all’opposizione. Vista l’urgenza, è possibile attraverso l’intesa rapida su alcuni emendamenti. Così si può portare subito la manovra in Parlamento e approvarla in tempi stretti, come giustamente sollecitato anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Questo fa una politica seria».

Il quotidiano economico ITALIA OGGI dedica in apertura una spalla, un commento a pagina 2 e i servizi a pagina 3 e 4. Pierluigi Magnaschi nella sua analisi spiega i motivi di preoccupazione derivanti dal diverso valore dei Btp italiani rispetto ai titoli di stato tedeschi. Emilio Gioventù, invece, a pagina 3 fa il punto sulle reazioni italiane ed estere all’indomani del lunedì nero della borsa italiana. Da segnalare, infine, la lunga lettera di Mario Lettieri e Paolo Raimondi, il primo sottosegretario dell’Economia nel governo Prodi, e l’altro economista. Titolo: “Un ministero in difesa dell’euro”. «Lo stato della nostra economia e il caos politico interno della maggioranza di governo, per quanto gravi, non spiegano del tutto l’attacco speculativo contro l’Italia. La speculazione contro i titoli di stato e la borsa italiani, dopo quella contro gli altri paesi del Pigs, fa parte di una strategia concertata per far saltare il sistema dell’euro e minare definitivamente le strutture dell’Unione europea». E quindi i due economisti segnalano: «I rumor di borsa parlano di massicci ordini di vendita di titoli italiani provenienti soprattutto dagli Stati Uniti, sia da hedge fund che da fondi pensione». E conclude: «Potrebbe essere di interesse per la Consob e per le altre agenzie di controllo europee conoscere per esempio il comportamento dei fondi del Capital World Investors indicato nel 2009 come «il più potente controllore di titoli azionari sulle borse globali». Il Capital World Investors detiene anche la quota maggiore, oltre il 12% della azioni, delle due maggiori agenzie di rating, Moody’s e Standard & Poor’s che tanto stanno facendo per minare la credibilità degli Stati europei. È chiaro che la grande finanza americana ed internazionale ha sempre mal tollerato il crescente ruolo strategico dell’euro. Dal momento in cui è stata salvata dal collasso, essa ha non solo deciso di far fallire qualsiasi tentativo di creare una nuova Bretton Woods globale per una riforma finanziaria anti speculativa, ma ha anche accelerato l’attacco all’euro. Purtroppo l’Unione europea offre il fianco». 

Anche AVVENIRE apre sulla situazione economica: il titolo è “Borse vuote, tocca alla politica”. Da pagina 4 a pagina 7 il Primo Piano comincia con il pressing europeo sulla manovra e la telefonata della Merkel a Berlusconi e poi ricostruisce il crollo di ieri in Borsa che ha bruciato 16 miliardi di euro. In una intervista, il presidente dell’associazione dei broker, Michele Calzolari, sostiene che «l’obbligo di comunicare le vendite allo scoperto alla Consob sono solo un palliativo, mentre serve una manovra capace di spingere la crescita» e che «l’Italia deve dimostrarsi compatta nella volontà di sistemare i suoi conti, e questo è urgente e indispensabile. Ma tocca anche all’Europa fare un piano unitario per proteggere il suo sistema. Non ci si può più affidare soltanto alle soluzioni domestiche degli Stati membri». La pagina 7 è dedicata all’appello di Napolitano che chiede coesione e tempi rapidi e invita il governo a “consultare” le opposizioni.  L’appello non cade nel vuoto e da Pd, Udc e Idv arriva la decisione di una linea responsabile con pochi emendamenti comuni. Bersani dichiara: «Collaboriamo, ma è no alla manovra. Se Berlusconi chiama, dialogo in Parlamento». Tre i commenti evidenziati: quello di Romano Prodi (“Se fossi il premier parlerei al Paese e presenterei alcune misure urgenti”), di Bonanni della Cisl (“Bisogna essere rapidi per non correre rischi”) e di Rutelli (“La situazione economica è gravissima e questo governo ha precise responsabilità, oggi le opposizioni devono cooperare con senso di responsabilità”).

«Se i mercati decidono che hai un problema, hai un problema». LA STAMPA affida a Massimo Guerrera, caporedattore finanziario del Wall Street Journal, un editoriale che spiega l’atteggiamento degli investitori internazionali nei confronti dell’Italia. «Quelli con i quali ho parlato» scrive Guerrera, «sono preoccupati da tre questioni, non certo nuove ma che sembrano essersi riacutizzate negli ultimi giorni». La prima è l’instabilità politica «di una coalizione ai minimi termini», «i mercati aborrono l’incertezza e in questo momento Roma è la capitale dell’incertezza»; la seconda preoccupazione è di natura strettamente economica: l’Italia non cresce, le banche italiane hanno più capitali di molti rivali europei ma stanno affogando in un mare di «non performing loans», prestiti che non verranno mai ripagati e potrebbero portare a perdite enormi; la terza è un problema atavico per l’Italia: il debito pubblico, il nostro Paese sta continuando a vivere al di sopra dei propri mezzi e gli investitori non ci stanno più. In prima pagina LA STAMPA pubblica un breve riquadro, “Il silenzio del premier”, in cui il giornale lancia una sorta di appello: «Non c’è tempo da perdere, mai come ora l’Italia deve dare un segnale forte e condiviso tra maggioranza e opposizione e far sentire una voce autorevole e convincente». Anche perché, dall’atteggiamento di ieri della Germania (la Merkel ha chiamato Berlusconi) si è capito che non ci sarà un paracadute per l’Italia come per la Grecia. In Germania la Merkel ha spiegato ai giornalisti che per il nostro Paese non c’è un fondo europeo in grado di fare fronte al salvataggio di una economia come la nostra. L’Italia si deve salvare da sola.

E inoltre sui giornali di oggi:

5 PER MILLE
IL SOLE 24 ORE – “Tracciabilità antimafia per il 5 per mille” a pagina 31, un articolo di Antonio Cuonzo e Fulvio Montecchiani: «Alcuni enti di ricerca sanitaria, beneficiari del cinque per mille dell’Irpef 2009, hanno ricevuto dal ministero della Salute una comunicazione: perché l’amministrazione possa procedere all’erogazione dei fondi a loro spettanti, gli enti devono rispettare gli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari introdotti dall’articolo 3 della legge 136/2010 sui finanziamenti pubblici (apertura di conto corrente dedicato, comunicazione dei soggetti autorizzati a operare, uso dei codici Cipe e Cup). Le risorse derivanti dal cinque per mille sarebbero infatti dei veri e propri fondi pubblici devoluti alla ricerca e quindi, trattandosi di interventi di “spesa di sviluppo”, rientrerebbero tra i finanziamenti per i quali si applica la disciplina introdotta nel 2010 per contrastare le infiltrazioni mafiose. Questa comunicazione lascia perplessi, non solo perchè l’erogazione del cinque per mille sembra poco attinente con gli appalti pubblici e con la nuova normativa antimafia, ma anche per la riconducibilità, operata dal Ministero, delle somme erogate a titolo di cinque per mille all’alveo dei fondi devoluti alla ricerca e alle spese di sviluppo».

DIRITTI
LA STAMPA – “Botte al bambino disabile, arrestate quattro maestre”. Sconvolgente il quadro che emerge da un’inchiesta nella asilo comunale di Mileto, che LA STAMPA riporta nelle pagine di cronaca. I filmati degli inquirenti hanno documentato cinquanta episodi di violenze fisiche e psicologiche inflitte a un bimbo disabile di cinque anni da quattro maestre, ora arrestate.

LAVORO
AVVENIRE – A pagina 20 parla dell’accordo con sindacati (Cgil compresa) e imprenditori (esclusa la Confcommercio per protesta contro la disparità di trattamento tra esercenti e artigiani) sulla riforma dell’apprendistato che dà il via libera all’iter parlamentare. Soddisfatto il ministro Sacconi con l’obiettivo di «rendere la riforma operativa entro settembre». Ma le parti sociali incalzano: «bisogna intervenire subito sugli stage». 
 
MIGRANTI
IL MANIFESTO – In ultima pagina per il ciclo “Storie” il MANIFESTO racconta “Cuscinetto di Schengen – La Grecia porta dell’Ue e trappola per migranti” « Decine di migliaia di richiedenti asilo sono bloccati tra Atene, Patrasso e Igoumenitsa. Vorrebbero andare in altri paesi europei ma la polizia greca glielo impedisce. E intanto crescono razzismo e malcontento, con frequenti episodi di violenza xenofoba», si legge nel sommario. Alla fine dell’articolo che racconta alcune storie e la situazione dei migranti si legge «(…) Parlando con cittadini greci del desiderio dei migranti di attraversare la frontiera, colpisce come molti parlino della volontà dei migranti di “andare in Europa”, come se la Grecia non lo fosse, o non lo fosse più. Magari si tratta semplicemente di un’imprecisione linguistica,  ma a conti fatti, forse non hanno tutti i torti» concludono Ciro Colonna ed Elise Melot che firmano il reportage.

BIOTESTAMENTO
AVVENIRE – Dedica l’editoriale “Libertà e arbitrio” di Mauro Cozzoli alla legge sul fine vita in aula a Montecitorio per l’ultima maratona e che forse sarà varata stasera. « A fare la differenza – sottolinea Cozzoli – non è un dogma, una credenza, un’ideologia, un mito: è l’intelligenza (la sofia ethica di Aristotele, l’intellectus agens di Tommaso d’Aquino, la ragione pratica di Kant) in grado di conoscere le ragioni del bene e del male morale e offrirle alla libera accoglienza del volere. Così che lasciarsi dirigere dal bene non è un meno ma un più di autodeterminazione. Questa è sottratta al rischio dell’autoreferenzialità e con essa della regressione a una concezione primitiva e a una prassi infantile e abusiva della libertà. … La legge in corso di approvazione – conclude – sottrae l’autodeterminazione del volere all’arbitrio eutanasico rapportandola alle ragioni dell’intelligenza, che sono le ragioni del bene morale della vita e della sua inviolabilità, senza né decidere la morte per rifiuto di cure ordinarie e proporzionate né respingerla per ostinazione e accanimento medico. Sul versante della vita fragile e terminale, questa legge ha rilevanza morale e pedagogica per le coscienze, incoraggiate e motivate ad autodeterminarsi per la vita e mai per la morte».   


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