Welfare

Calano gli infortuni

Presentato il Rapporto Inail 2010. Ma la metà degli incidenti mortali riguarda gli stranieri

di Redazione

Nel 2010, per la prima volta dal dopoguerra, in Italia ci sono stati meno di mille morti sul lavoro. Il Rapporto annuale dell’Inail è stato presentato oggi (scaricabile in allegato nella versione integrale)

Dopo il calo record di infortuni del 2009, in parte dovuto agli effetti della difficile congiuntura economica, il 2010 ha registrato un’ulteriore contrazione di 15.000 denunce (per un totale di 775.000 complessive), di cui 980 sono stati gli incidenti mortali. 

“È la conferma del miglioramento ormai strutturale dell’andamento infortunistico in Italia”, ha detto il presidente dell’INAIL, Marco Fabio Sartori, in occasione della presentazione del Rapporto Annuale 2010.
“Soprattutto se pensiamo che solo dieci anni fa gli infortuni erano oltre 1 milione (1.030.000) e ben 1.452 i casi mortali”.

Un focus specifico è dedicato ai lavoratori stranieri: pur in presenza di un lieve calo degli assicurati, l’andamento infortunistico per i lavoratori immigrati nel 2010 fa registrare un leggero incremento (+900 casi, pari al +0,8%). Per i casi mortali, invece, la diminuzione in termini percentuali si attesta al -4%. Le comunità più interessate continuano a essere la Romania, il Marocco e l’Albania che da sole rappresentano il 40% di tutti gli infortuni agli stranieri e il 50% dei casi mortali.

“Se gli incidenti sul lavoro sono una conseguenza statisticamente prevedibile del lavoro, il fatto che nel 2010 il numero di morti sia sceso per la prima volta sotto il numero di mille rappresenta un segnale positivo, ma non è ancora sufficiente…. per questo è necessario compiere uno sforzo aggiuntivo per rilanciare una nuova cultura della sicurezza che trovi nella prevenzione il suo punto qualificante”, sono le parole con cui il Presidente del Camera, On. Gianfranco Fini, ha aperto i lavori per la presentazione del Rapporto annuale 2010 Inail, che il Presidente dell’ANMIL, l’Associazione che associa oltre 450.000 vittime del lavoro, Franco Bettoni ha pienamente condiviso.

“Quanto dichiarato dal Presidente dell’INAIL, Marco Fabio Sartori, sull’andamento infortunistico e sulle malattie professionali come emerge dai dati 2010 può definirsi incoraggiante, ma certo non ancora soddisfacente” – spiega Bettoni – “e se da un lato sembra confermarsi una tendenza strutturale, dall’altro si può e si deve fare molto di più anche in termini organizzativi: un primo passo è stata l’unificazione di ISPESL ed IPSEMA con INAIL. Ora occorre proseguire nel processo di aggregazione delle competenze in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro anche con riferimento a quelle che oggi fanno capo al sistema sanitario e proseguire con maggiore speditezza nel varo dei provvedimenti di attuazione del nuovo testo unico per la sicurezza”.

“D’altra parte – tiene a sottolineare il Presidente dell’ANMIL – non si può non tenere conto del fatto che la diminuzione dei casi registrata lo scorso anno è influenzata da un quadro dell’occupazione che, se sostanzialmente stabile nel numero di lavoratori occupati, è stato caratterizzato da un forte ricorso alla cassa integrazione e da un cospicuo aumento del lavoro a tempo parziale. Inoltre – invita a prendere atto Bettoni – il fatto che il calo riscontrato sia in buona parte frutto del minor numero di incidenti, anche mortali, registrati negli spostamenti casa-lavoro-casa, i cosiddetti infortuni in itinere, non è di poca importanza; infatti guardando i dati disaggregati ci preoccupa l’aumento dei decessi nel settore dei trasporti e nel lavoro femminile, nonché degli incidenti a lavoratori di età compresa tra i 50 ed i 64 anni e delle lavoratrici in generale”.

“Restiamo convinti dunque del fatto che la consapevolezza e l’attenzione che il Ministro del Lavoro riserva alla questione sia per noi confortante e apprezziamo il costante impegno nella lotta agli infortuni ed alle malattie professionali, tuttavia rivolgiamo un appello affinché il Governo si adoperi concretamente rispetto alla unificazione delle competenze in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, anche se ci riserviamo, in proposito, di farci promotori di un apposito disegno di legge di iniziativa popolare”.

“Quello che sicuramente manca è una lente di ingrandimento per chi non riesce a vedere che, se per il secondo anno contiamo 70 morti sul lavoro in meno, questo dato non può consolare e rendere più sopportabile la condizione di 750.000 vittime del lavoro che vedono ancora una volta una finanziaria totalmente cieca e sorda davanti alle richieste legittime, ‘responsabili’ ed economicamente sostenibili per una più dignitosa sopravvivenza all’indomani di un infortunio” – sottolinea Bettoni – “e l’impegno cui l’INAIL deve ottemperare primariamente è quello dell’assistenza degli infortunati, di coloro che contraggono una malattia professionale e dei familiari di quanti perdono la vita per il lavoro”. 

“Nel discorso del Presidente Sartori sull’andamento positivo dei conti dell’Istituto abbiamo letto una mancanza di impegno mirato e strutturato su questo fronte – conclude il Presidente dell’ANMIL – per il quale richiediamo l’apertura di un tavolo di confronto per il pieno assolvimento della presa in carico degli infortunati affinché, come ribadito anche oggi dal Ministro Sacconi e previsto dal Testo unico per la sicurezza da lui varato, non rimangano unilateralmente sopportabili gli sforzi e i sacrifici richiesti per uscire da una crisi economica che in primo luogo si ripercuote sui lavoratori e sulle fasce più deboli”.

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