Cultura

Vaticano: aprire le frontiere e garantire diritti

L'intervento a Radio Vaticana dell'arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del dicasero per i migranti

di Redazione

È necessario aprire le frontiere ai rifugiati, «la chiusura non è la risposta. I Paesi dovrebbero garantire i diritti dei rifugiati e agire d’accordo con la Convenzione del 1951, che prevede di assistere coloro che hanno bisogno, di accoglierli, e di trattarli come gli stessi cittadini».

È quanto afferma, alla Radio Vaticana, l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero per i migranti in linea con quanto richiesto con l’Unhcr, l’alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite.

Secondo Vegliò, i 15mila libici giunti in Italia non possono costituire un problema a fronte delle centinaia di migliaia di profughi che sono stati ospitati da altri Paesi del sud del mondo. In merito alla crisi che si è aperta in nord Africa, Vegliò ha precisato che si tratta di una «sfida notevole, specialmente in Tunisia, in Egitto e Libia. Cerchiamo però di guardare questo problema nelle sue reali proporzioni. La Tunisia ha accolto mezzo milione di persone, di cui 290.000 libici».

«L’Egitto – ha proseguito – ne ha accolte 340.000, di cui 161.000 dalla Libia. Più di un milione di persone ha lasciato la Libia. In Italia sono giunti 15.000 libici richiedenti asilo, ciò non dovrebbe essere un problema». Quindi il rappresentante vaticano ha spiegato: «altri Paesi industrializzati hanno fatto fronte a situazioni simili e vari “Paesi del Sud” stanno ospitando un grande numero di rifugiati. La Liberia, ad esempio, ha accolto circa 200.000 Ivoriani. Alcune Nazioni industrializzate dichiarano che i rifugiati dovrebbero rimanere nella regione del Nord Africa. Questo è esattamente ciò che sta accadendo nei riguardi dei Libici che arrivano in Italia e in altri Paesi europei».

«È una tragedia – ha detto Vegliò – che queste persone debbano scappare imbarcate su carrette del mare che spesso affondano e fanno perdere loro la vita. Oggi, con la disponibilità di mezzi elettronici sofisticati e con l’ausilio di Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea, l’Unione Europea dovrebbe essere capace di monitorare queste imbarcazioni e raggiungerle per prestare loro assistenza, prima ancora che si trovino in difficoltà sfiorando la tragedia del naufragio».

Quindi ha affermato: «La chiusura delle frontiere non è la risposta. I Paesi dovrebbero garantire i diritti dei rifugiati ed agire d’accordo con la Convenzione del 1951, che prevede di assistere coloro che hanno bisogno, di accoglierli, e di trattarli come gli stessi cittadini».

Sempre ai microfoni della Radio Vaticana ha parlato l’Alto Commissario Onu per i Rifugiati Antonio Guterres, a Roma per la Giornata Mondiale del Rifugiato 2011. «No ai respingimenti – ha detto Guterres – In un momento in cui è in costante aumento il numero di persone che necessitano di protezione l’unica politica che può essere attuata è quella di mantenere le frontiere aperte».

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