Welfare

Due anni dopo Neda

Il (nero) bilancio dei diritti nell'anniversario della morte

di Redazione

Esecuzioni in pubblico in aumento, abusi sui progionieri politici, arresti dei leader dell’opposizione e repressione contro i manifestanti antigovernativi. A due anni di distanza dalla morte di Neda Agha Soltan, la studentessa iraniana uccisa mentre stava partecipando alle manifestazioni anti-goverrnative e divenuta un simbolo della rivolta contro il presidente Mahmoud Ahmadinejad, l’Iran somiglia sempre piu’ a una prigione a cielo aperto. Dalla recente morte di Hale Sahabi, l’attivista picchiata a morte da alcuni paramilitari nel corso dei funerali del padre, alla vicenda dell’arresto di Nasrin Sotoudeh, l’avvocato che collaborava con il premio Nobel per la pace, Shirin Ebadi, la situazione nella Repubblica Islamica sotto l’aspetto dei diritti umani e’ se possibile peggiorata rispetto a due anni fa, come confermano anche gli attivisti dell’ong ‘Iran Human Rights’.

 Malgrado la popolazione iraniana, con la nascita dell’Onda Verde, sia stata la prima in Medio Oriente a tentare di rovesciare il governo chiedendo riforme democratiche, quello che due anni fa sembrava a portata di mano, ovvero l’ascesa al potere a Teheran del fronte riformista, oggi appare sempre piu’ lontano. E questo nonostante la ‘faida’ in corso nel campo conservatore tra i sostenitori di Ahmadinejad e i lealisti fedeli alla Guida Suprema, Ali Khamenei. Da quel 20 giugno del 2009, quando il video della morte di Neda, ripresa con un telefonino, e’ stato divulgato su YouTube scatenando l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale su quanto stava accadendo in Iran, tutti i capi dell’opposizione sono finiti in carcere. Mir-Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, i due candidati riformisti alle elezioni invocati due anni fa nelle strade di Teheran da milioni di persone, sono da febbraio agli arresti domiciliari.

 La repressione sistematica da parte delle forze di sicurezza e il ricorso in modo sempre piu’ ricorrente alle esecuzioni capitali in pubblico, hanno seminato il terrore tra i tanti giovani che avevano osato sfidare il governo in strada. I numeri della repressione d’altronde parlano chiaro. Stando ai dati ufficiali, dall’inizio delle proteste 40 persone sono morte, anche se secondo Amnesty International sarebbero almeno il doppio, circa 5.000 sono state arrestate, molte delle quali sono state sottoposte a torture e maltrattamenti, decine e decine condannate a morte o a pene detentive. Nemmeno artisti e intellettuali sono stati risparmiati. La vicenda piu’ eclatante e’ quella del regista di fama mondiale Jafar Panahi, arrestato a marzo dello scorso anno a Teheran con l’accusa di voler preparare un film antigovernativo e liberato solo tre mesi piu’ tardi in seguito a una mobilitazione senza precedenti della comunita’ internazionale. Panahi a dicembre e’ stato condannato a sei anni di carcere e per i prossimi 20 anni non potra’ girare film. Quel movimento rivoluzionario, che anticipo’ di un anno e mezzo le rivolte in Tunisia, Egitto e Libia, oggi appare, inoltre, anche fiaccato da divisioni interne tra chi vorrebbe avviare un dialogo con le forze conservatrici e riformare la Repubblica Islamica ‘dall’interno’ e lala oltranzista che punta ad abbattere il governo.

 Il rischio, da cui mettono in guardia gli attivisti dell’Onda Verde, e’ che il mondo, concentrato su quanto sta accadendo in Maghreb e Medio Oriente dove e’ esplosa la ‘primavera araba’, si dimentichi ancora una volta dell’Iran e delle sofferenze della sua popolazione. Per tenere alta l’attenzione sulle tante vittime della repressione nella Repubblica Islamica e sensibilizzare la gente alla causa iraniana, sara’ presentata oggi ufficialmente a Roma la sezione italiana di ‘Iran Human Rights’. Si tratta di un’ong che si batte contro la pena di morte e che denuncia come dall’inizio del 2011 sono state oltre 140 le esecuzioni avvenute in pubblico in Iran, ben 54 solo nel mese di maggio.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.