Welfare

Cir: basta giocare sulla loro pelle

Giornata del rifugiato: «I rimpatri verso la Libia in guerra violano i diritti delle persone»

di Redazione

In occasione della Giornata mondiale l’Onu fa il punto sui rifugiati. «Sono 43,7 milioni le persone costrette alla fuga nel mondo nel 2010, mai così tante negli ultimi 15 anni». Lo ha detto Antonio Guterres, Alto Commissario per i rifugiati dell’Onu, che ha presentato a Roma nel corso di una conferenza stampa, i dati del Rapporto annuale del 2010 dell’Unhcr. «Di questi», si legge nel rapporto, «15,4 milioni sono rifugiati, 27,5 milioni sono sfollati interni a causa di conflitti e circa 850mila sono richiedenti asilo. La paura di una presunta invasione di rifugiati nei Paesi industrializzati è fortemente esagerata o erroneamente associata alle questioni migratorie. Nel frattempo», ha concluso Guterres, sono i Paesi più poveri a farsi carico dell’onere».

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati – CIR, invita il Governo Italiano a ripensare le misure repressive annunciate in questi ultimi giorni.
 
«Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una escalation di dichiarazioni e provvedimenti del governo sempre più allarmanti», dichiara Christopher Hein direttore del CIR. In primo luogo l’accordo con il Comitato di Transizione Libico per il rimpatrio degli immigrati irregolari che fuggono dalla Libia. «Sentire dal Governo anche solo l’idea e la prospettiva, che dopo l’accordo sembrerebbe quasi realtà, di rimandare profughi verso un paese in guerra ci ha letteralmente inquietato. Dobbiamo dirlo senza alcuna incertezza: viola esplicitamente ogni convenzione internazionale e mette la vita delle persone ad altissimo rischio» conclude Hein.
 
Il Cir critica inoltre il decreto del Consiglio dei Ministri che prolunga la detenzione nei CIE: «18 mesi senza alcuna libertà per persone che non hanno commesso alcun reato è una vera e propria punizione. Oltretutto inefficace ai fini della gestione della immigrazione irregolare» dichiara Hein.
 
Il Cir ricorda che nei CIE possono esserci anche richiedenti asilo, che hanno presentato la loro domanda di protezione dopo aver ricevuto una espulsione, anche se ingiusta.
 
«L’Italia sinora di fronte alle rivolte nel Nord africa aveva reagito senza chiudere le frontiere, con una giusta accoglienza per quanti fuggivano da aree in pericolo» dichiara Savino Pezzotta Presidente del CIR. «Non solo, ma la Guardia Costiera e le altre forze impegnate nel pattugliamento e soccorso in mare stanno facendo un lavoro umanitario di fondamentale importanza salvando molte vite. Anche intervenendo nelle acque di competenza maltese. Questa è l’Italia che vogliamo continuare a vedere. Le logiche politiche  non possono distruggere i diritti delle persone».   
 
Altro elemento preoccupante secondo il Cir è la gestione confusa e non coordinata dell’accoglienza per i profughi arrivati in questo periodo dal Nord Africa. Un’accoglienza difficile e lacunosa, in cui le persone sono state distribuite sul territorio senza aver ricevuto un orientamento e sono mandate in centri di accoglienza privi, in molti casi, dei servizi indispensabili. «Nonostante le sforzo della Protezione Civile, quello che stiamo vedendo sul territorio è allarmante. L’accoglienza non può e non deve esaurirsi nella pura fornitura di vitto e alloggio, ma deve prevedere dei servizi alla persona. Cosa succederà a quelle persone che sono nei centri e che non hanno avuto informazioni? Come potranno richiedere asilo e, soprattutto, quante possibilità avranno di vedere riconosciuto il loro diritto alla protezione senza alcuna preparazione e supporto?» si chiede Christopher Hein Direttore del CIR.
 
«Voglio ricordare le parole del Presidente Napolitano che invitano a reagire con forza contro l’indifferenza e aprirci all’accoglienza. Mai come oggi suonano come un monito e come una direzione da seguire senza indugio», conclude Savino Pezzotta.

Per Guterres i quasi 44 milioni di rifugiati e sfollati nel solo 2010 sono una cifra record e la risposta sta nella ”moltiplicazione di nuove crisi come la Costa D’Avorio, la Libia, lo Yemen ma anche nei vecchi conflitti che non arrivano ad una conclusione”.

 ”Il fatto che le vecchie crisi non si chiudano mai, – ha spiegato Guterres – comporta un aumento dei rifugiati. Oggi sono 7,2 milioni i rifugiati che vivono in un altro Paese da oltre 5 anni”.

Oltre a uomini e donne il dato comprende anche l’anello piu’ debole: sono, infatti, 15.500 i bambini separati dalle proprie famiglie: la maggior parte arrivano da Afghanistan e Somalia.

Dei 15 milioni di rifugiati, continua il rapporto, neanche 200 mila hanno potuto rimpatriare, mentre dei 27 milioni di persone rimaste nel proprio Paese, hanno fatto ritorno a casa quasi in tre milioni. A questo si aggiungono i 12 milioni di persone senza nazionalita’.

 In Italia, invece, sono 56 mila i rifugiati ma secondo l’Unhcr sono ”cifre contenute rispetto ad altri paesi dell’Unione Europea, in termini sia assoluti che relativi”, infatti, ”in Danimarca, Paesi Bassi e Svezia i rifugiati sono tra i 3 e i 9 ogni mille abitanti, in Germania oltre 7, nel Regno Unito quasi 4, mentre in Italia meno di 1 ogni mille abitanti”.

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