Welfare

«Così i Cie diventano lager»

La denuncia del Garante dei detenuti del Lazio sul provvedimento varato dal Governo

di Redazione

Con l’aumento dei tempi di permanenza nei Cie da sei a 18 mesi si compie il passo definitivo per trasformare strutture, inizialmente pensate per una permanenza massima di 60 giorni, in luoghi in cui cittadini stranieri, pur non avendo commesso alcun reato, nemmeno quello di clandestinita’, cosi’ come sancito dall’Unione Europea, sono costretti per un anno e mezzo a vivere in carceri lager”. E’ quanto dichiara il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni commentando il decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri. “Sono indignato e addolorato – ha aggiunto il Garante – per come si stia affrontando il problema delle politiche migratorie del nostro paese. In questa decisione del Governo, fortemente criticata anche dal mondo cattolico e dal volontariato, non si tiene in considerazione in primo luogo la sofferenza e la dignita’ di migliaia di persone disperate, a cui nonostante la sensibilita’ e l’attenzione delle forze dell’ordine e degli operatori che gestiscono i centri, oggettivamente non e’ possibile garantire i diritti fondamentali”.

 

“Le condizioni di vita all’interno dei centri di identificazione ed Espulsione – ha proseguito Marroni – sono piu’ pesanti e i sempre piu’ lunghi tempi di permanenza trasformano queste strutture in luoghi di tortura dove proteste e atti di disperazione sono all’ordine del giorno. Non e’ questa un’operazione degna di un Paese civile come il nostro. Trasformare dei disperati in detenuti senza diritti, senza assistenza e senza garanzie”. ”Auspico – conclude il garante – che il Governo riveda questa decisione e ripensi ad una politica dell’immigrazione in coerenza con le direttive europee e affronti le problematicita’, legate alla sicurezza ed al rispetto delle leggi, derivanti dai flussi migratori, in un’ottica ispirata a principi di umanita’, accoglienza ed integrazione”.

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