Politica

Silenzio, parla (solo) il Senatur

La politica attende il discorso di Bossi domenica a Pontida

di Franco Bomprezzi

Tutti a Pontida. O meglio, tutti con l’attenzione rivolta a Pontida, luogo della mitologia leghista, dove domenica Umberto Bossi parlerà ai suoi, e dirà se e a quali condizioni il partito di lotta e di governo rimarrà al fianco di Silvio Berlusconi e del Pdl. La politica italiana, oggi, è questa cosa qui. E i giornali ne parlano ampiamente.

“Berlusconi: non temo nessuno” strilla a centro pagina in prima il CORRIERE DELLA SERA, nel sommario aggiunge: “Gelo di Maroni: si vedrà a Pontida”. Sempre in prima, duro editoriale di Pierluigi Battista: “Gli estremisti del linguaggio”. Scrive Battista, fra l’altro: “È probabile che il destino del berlusconismo sia segnato. Ma non è obbligatorio che la fine venga vissuta con un cupio dissolvi che fa paura e disorienta persino l’elettorato più caparbio del centrodestra. Non è necessario che tutto si riduca a barzelletta, alle battute che vorrebbero ostentare disinvoltura ma denunciano soltanto angoscia per un imminente de profundis. Lo dica, il leader del centrodestra, ai suoi. Dica al ministro Maroni che è legittimo dissociarsi apertamente e lealmente dall’azione militare in Libia, ma non dare l’impressione, per ingraziarsi il frastornato elettorato leghista, di non saper stare responsabilmente in un’alleanza internazionale e di non stare dalla parte dei nostri militari che rischiano la vita sui cieli di Tripoli. Lo dica a se stesso, il premier, tutte le volte che viene travolto dalla sciagurata tentazione di giocare in occasioni ufficiali sul «bunga bunga» in presenza di attoniti capi di Stato stranieri, come è accaduto l’altro giorno con il premier israeliano. Il linguaggio è importante, non è un orpello stilistico: è il marchio c h e c e r t i f i c a l’affidabilità di un progetto politico”. Ma che succederà a Pontida? A pagina 3 titolone di apertura: “Bossi ha scelto: a Pontida parlerò solo io”. Scrive Marco Cremonesi: “Evento per voce sola. Umberto Bossi sarà protagonista unico di Pontida: per la prima volta nella storia più che ventennale del raduno, il suo intervento non sarà preparato da quello dei maggiorenti del partito. Variazione possibile ma al momento meno probabile: il discorso del «Capo» sarà preceduto soltanto da due brevi introduzioni di Roberto Calderoli e Roberto Maroni. La decisione finale sarà presa questo pomeriggio, o al più tardi sabato, in via Bellerio. Una regia messa a punto per sottolineare l’eccezionalità dell’appuntamento, il suo significato di svolta. Perché se è vero, come spiega un dirigente padano, che «Venezia è la festa della Padania, ma Pontida è la festa della Lega e dunque dell’identità» è allora importante, in un momento di disorientamento della militanza, sottolineare «la consustanzialità di Umberto Bossi e Lega» . Ribadire che il Carroccio e il suo capo sono la stessa cosa, senza che voci diverse inquinino la purezza del logos”. La nota di Massimo Franco, a pagina 2: “L’obiettivo è quello di mostrare un partito che, per quanto sconfitto, ha in mano le chiavi del governo e può decidere le sorti di Silvio Berlusconi. Eppure, le parole estemporanee e sibilline di Bossi producono un’eco diversa dal passato. Riflettono la debolezza e la frustrazione della Lega, più che il suo ruolo strategico. La battuta d’arresto alle Amministrative, e poi i referendum riconsegnano i lumbard ridimensionati; e, per quanto critici con il governo, in difficoltà a rompere. L’unica cosa che possono fare è ottenere concessioni da Berlusconi: per contrastare l’immigrazione o per fermare la missione in Libia”. 

Maroni: “Teniamo? Si vedrà a Pontida e Silvio ci dovrà ascoltare”.  La stilettata gelida del ministro Maroni ieri in conferenza stampa accanto a Berlusconi è la sintesi che LA STAMPA lancia in prima pagina per misurare gli umori del derby infinito Pdl-Lega. “Il premier: governo forte. Ma il Carroccio lo sfida”. Sembra ormai un gioco delle parti, più che un dramma, il confronto tra il Premier uscito acciaccato della doppia tornata elettorale e una Lega in crisi d’identità che cerca di riagganciarsi ai temi forti che scaldano i cuori del Nord. E così dal consiglio dei ministri di ieri un inasprimento del decreto legge immigrazione (sulle norme che consentono le espulsioni degli immigrati, e sul prolungamento da 6 a 18 mesi della permanenza nei Cie – cui il quotidiano dedica un’intera paginata, la 5), e una promessa di allentamento dei vincoli posti dal patto di stabilità ai comuni virtuosi. Che l’appuntamento di  domenica a Pontida per il grande raduno lumbard (“parlerà solo Bossi”) rischi di essere più una prova di forza spettacolare che un vero rischio per il governo lo dimostra la scelta di Berlusconi di porre già per martedì la fiducia al Senato per la verifica. La freddezza del fronte leghista è rotta dal mediatore Calderoli: “Sono ottimista: stanno arrivando le prime risposte alle richieste della Lega, siamo più sereni”. “La verità è che solo Bossi sa come andrà a finire sul palco di Pontida”, chiosa La Stampa, “e nella Lega mai come in queste giornate si sente il peso degli anni che sono passati,  del movimento di lotta diventato sempre più partito, e con tutti i difetti di un partito: che, ad esempio, non tiene un congresso da quasi 10 anni; e si affida sempre al carisma di un Capo”.

Pontida? Nulla in prima su IL GIORNALE, tutto si sposta a pagina 4 e 5. Una doppia che il GIORNALE dedica all’attesissimo appuntamento. Quando l’alleato numero uno di Berlusconi, insofferente per le recenti sconfitte elettorali e referendarie, cercherà di “trovare la quadra”, e il suo líder máximo, Umberto Bossi, indicherà la via a un popolo smarrito. E così tutti si domandano, e lo fa anche Francesco Cramer nel suo “L’Italia no Cav s’attacca al dito di Bossi” a pagina 4: « Cosa dirà il Senatùr? «Farà la voce grossa ma non ci sarà alcuno strappo», giura qualche leghista. Di certo – e questa è una novità assoluta – sul sacro prato si sentirà soltanto la sua di voce. Niente colonnelli, niente “cerchio magico”, niente ministri. La motivazione? «Far capire a tutti che l’Imperatore, nella Lega, si chiama solo Umberto», dice un anonimo leghista. E soprattutto nascondere che nel Carroccio, tra i colonnelli, ormai volano gli stracci. Pare che ieri, infatti, ci sia stata una lite furibonda tra Calderoli e Maroni». Da segnalare, infine, il fondo di Paolo Del Debbio, dal titolo “Il baratto impossibile fra ritiro dalla Libia e taglio delle imposte”: «Di solito le riforme fiscali si fanno o eliminando le spese inutili o con atti di coraggio veri e propri alla Reagan o alla Thatcher consapevoli che una minore pressione fiscale alla lunga aumenti il gettito. Generalmente si evita di farle tagliando le funzioni principali dello Stato, come ad esempio la Difesa. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, invece, vorrebbe fare la riforma delle tasse venendo via dalla Libia e magari anche da altre missioni di pace, ad esempio Libano o Afghanistan». 

“Che razza di accordo” titola in apertura IL MANIFESTO sopra la foto di alcuni migranti a Lampedusa, ritratti dietro una cancellata. «Aspettando Pontida, il governo di centrodestra allo sbando si “rafforza” sulla pelle dei migranti. Maroni e Berlusconi presentano il nuovo decreto contro i “clandestini”: 18 mesi di detenzione nei Cie ed espulsione anche per i comunitari» riassume il sommario in prima pagina che rimanda agli articoli di pagina 6. Sempre in prima Tommaso di Francesco scrive “Pontidiana”: «Alla fine le roboanti affermazioni “contro” il coinvolgimento dell’Italia nella guerra in Libia, hanno partorito un miserabile risultato sulla pelle dei migranti. Sorridenti compagni di merende, Berlusconi e Maroni hanno presentato l’accordo che ha “rafforzato” la malconcia maggioranza di centrodestra (…)» e conclude: «(…) Nel silenzio a sinistra, il cerchio della guerra a tutti i costi con i volenterosi anglofrancesi si chiude. Non c’è bisogno dell’attesa di Pontida. La Lega ha ottenuto quello che voleva». A pagina 6 l’articolo di apertura “Regalino razzista alla Lega” è incentrato sui provvedimenti presentati ieri «Divisi su tutto tranne che sul razzismo. In attesa dell’oracolo di Pontida c’è un solo terreno per tentare di ricomporre i cocci della santa alleanza tra Cavaliere e Lega dopo i disastri delle elezioni amministrative e dei referendum (…) Il paradosso finale è che i più soddisfatti per i provvedimenti licenziati ieri dal governo non dovrebbero essere i padani ma gli italiani più a sud di tutti (…)». Di spalla l’articolo dedicato alla verifica di mercoledì “Il premier è «ottimista» ma Pontida è in agguato”. «I giudici? Non lo preoccupano. Il governo? È forte. Alla vigilia dell’udienza sul processo Mills che si terrà domani a Milano e a pochi giorni dalla verifica di Governo chiesta dal Presidente Napolitano dopo la nomina dei nuovi sottosegretari, Silvio Berlusconi appare tranquillo. E non lo scuote nemmeno quel pollice verso con cui il Senatùr – parlando ai giornalisti – “esprime” la sua personalissima idea dello stato della maggioranza. (…) Berlusconi ostenterà pure ottimismo ma la Lega – già entrata nello spirito di Pontida – esibisce sicurezza e non intende mollare sulle questioni che entusiasmano la sua base. Piccole imprese, respingimenti e quote latte (…)».

“Governo, Maroni gela Berlusconi”, è il titolo del servizio di politica a pagina 17 de IL SOLE 24 ORE. Latita oggi Stefano Folli con il suo punto (ferie?). Un utile schemino di spalla illustra le richieste della Lega e ciò che si è fatto e no (Allentamento del patto di stabilità per i comuni virtuosi, Addio alla guerra in Libia e freno alle missioni all’estero, Decentramento dei ministeri con trasferimento al Nord, Reato di clandestinità ed espulsione con rimpatrio, Attuazione del federalismo fiscale).

Alla Lega ITALIA OGGI dedica nella pagina dei commenti il Punto di Sergio Luciano sotto il titolo “La Lega è in crisi perché ha obiettivi irrealizzabili”. Secondo Luciano sono quattro i traguardi scolpiti nel dna del Carroccio ma di fatto irrealizzabili. Il primo è la secessione, seguito dal federalismo, dal contrasto all’immigrazione clandestina e non per finire con l’abbassamento delle tasse. Su questi quattro fronti i risultati in questi 20 anni sono stati irrisori e quindi, conclude Luciano «il popolo leghista potrebbe fare retromarcia con la stessa rapidità con cui ha marciato. Da domani a Pontida si potrà forse iniziare a capire». 

AVVENIRE dedica spazio in prima, in taglio basso, alla politica nazionale. “Berlusconi: non temo nulla. E Maroni rimanda a Pontida. “La Lega vuole tenere il premier sulle spine” è il pezzo di Giovanni Grasso «A Pontida non saranno certo rose e fiori per il governo, ma non sarà nemmeno il teatro per veri e propri strappi che preludano alla crisi. Per tutta la giornata di ieri lo Stato maggiore leghista, a partire da Umberto Bossi, ha però tenuto sulle corde Silvio Berlusconi e il Pdl. Il partito del presidente del Consiglio tende a derubricare questi squilli di guerra come “strategia comunicativa” in vista della convention: un meccanismo collaudato per tenere alta l`attesa dei militanti lumbard. Mentre i fedelissimi del premier, come il capogruppo Fabrizio Cicchitto, hanno ripetuto come un mantra che «l’accordo tra Berlusconi e Bossi è solido» e reggerà alla prova della verifica e anche oltre. Tuttavia la tensione resta alta, tant`è che anche un gesto del Senatur rivolto ai giornalisti (un pollice verso) ha causato un mini giallo politico e qualche minuto di fibrillazione, e ha addirittura avuto bisogno di una nota esplicativa da parte del portavoce della Lega: Bossi, facendo il gesto del pollice verso, si riferiva al fatto che non voleva rispondere alle domande dei cronisti e non certo al futuro del governo». “Nella base aumenta il mal di pancia” racconta invece gli umori dell’elettorato leghista. «Sarà una festa ma ci vuole una scrollata. Così dicevano ieri i militanti giunti a Pontida». “Berlusconi: i giudici non mi fanno paura” di Marco Iasevoli  fa il punto invece in casa Pdl. «Regola numero uno: in pubblico sprizzare tutto il suo “inguaribile ottimismo”. Regola numero due: costringere Bossi e Tremonti, presi insieme o singolarmente, a muovere ogni giorno un passo in avanti. Berlusconi ci crede così tanto in questa strategia che si dice “intimamente convinto” di portare a casa la verifica nelle Camere della settimana prossima». Ma il punto i questo momento è un altro. «L’attacco a Gianni Letta “assurdo, intollerabile, vogliono solo colpire me” .

LA REPUBBLICA, infine, apre con il caso Bisignani: «P4, terremoto a Palazzo Chigi» è il titolo in prima. Mentre di «governo alla prova» si parla alle pagine 10 e 11. «Il premier: “Il governo andrà avanti” Maroni lo gela: “Vedremo a Pontida”. Da Bossi pollice verso sulla verifica, poi dietrofront» è il titolo. Per capire quali sono gli umori del popolo leghisa si va invece a Gemonio «Nell’enclave del Senatur», dove ci sarebbe «la voglia del grande strappo: “è ora di mollare Silvio”», stando a quanto racconta l’inviato Paolo Berizzi. «Anche nel paese dove vive, Bossi è stato tradito dal referendum: il 53% è andato alle urne». Il sindaco di Gemonio dichiara: «Un conto è se sei bene in sella al cavallo, con le briglie in mano. Altro conto è se il cavallo sbanda e ti porta dove vuole lui. In questo caso è meglio scendere dal cavallo. Finor siamo stati in sella facendo i contorsionismi, di sbieco, cercando di stare in equilibrio del in nome del benedetto federalismo fiscale. Adesso però è il momento di guardare a noi stessi e di sganciarci». Il sindaco di Tradate, poi, è ancora più critico: «Facciamola finita coi compromessi. Ci vuole un ritorno alle origini. Perché anche fra di noi di poltronari e di gente che mantiene doppi incarichi ce n’è in giro troppa». Nel frattempo la Lega di governo, a Roma, raccoglie i  risultati: «Clandestini, ripristinate le espulsioni dirette. Blitz con un decreto-leggo: “Nei Cie fino a 18 mesi”» è il titolo dell’articolo che riferisce delle decisioni prese ieri dal Governo.

E inoltre sui giornali di oggi:

CENTRI IDENTIFICAZIONE
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 19 la notizia: “Silvio Berlusconi ha incaricato il ministro degli Esteri Franco Frattini di firmare oggi con il Consiglio transitorio dei ribelli anti Gheddafi un accordo il cui scopo, secondo la definizione del presidente del Consiglio, è «poter riportare in Libia i migranti che sono voluti venire in Italia» . L’annuncio è stato dato nel giorno scelto dal governo per varare un decreto legge che aumenta dai sei mesi previsti finora a un anno e mezzo la durata del possibile trattenimento di immigrati clandestini nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie), ripristinando inoltre le espulsioni dirette contestate dalla Corte di giustizia europea. Dettate dall’esigenza di ridurre la scomodità provata dalla Lega nel continuare ad appoggiare il governo dopo le sconfitte elettorali, queste misure hanno soddisfatto il partito di Umberto Bossi («Evviva» , la reazione di Roberto Calderoli), ma hanno aperto fronti di tensione con l’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati e attirato giudizi negativi dal mondo cattolico e dall’opposizione. «Vuol dire esasperare ulteriormente la situazione» , ha commentato sul decreto presentato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, leghista, il direttore della Fondazione migrantes della Conferenza episcopale, monsignor Giancarlo Perego, secondo il quale i Cie sono posti di «violenza, autolesionismo» e «nessun progetto»” . 

CRISI ECONOMICA
IL MANIFESTO – “Monta la rivolta, Grecia a precipizio verso la crisi” è il titolo del secondo richiamo in prima pagina. A questo tema sono dedicata la pagina 2 e parte della 3, in questa, infatti, trova posto un altro tema che con la crisi greca condivide lo spazio del richiamo: “La manovra prossima ventura. L’Unione europea chiede lumi a Tremonti e vuole una correzione da 45 miliardi entro il 2014” è il titolo del richiamo a questo secondo argomento. A pagina 2 si analizza la situazione greca, il rischio di elezioni anticipate con un allarme lanciato dal Pasok: «Vogliono l’instabilità come quella che portò all’ascesa del regime dei colonnelli», accanto si parla delle decisioni di Bruxelles: “Soldi in cambio di austerity feroce. E la speculazione incombe – Euro – salvataggio in due tempi: subito gli aiuti, più tardi i privati”. A pagina 3 è invece Galapagos ad analizzare la situazione italiane “L’Ue chiede lumi all’Italia”. «Cosa volete fare? Avete promesso di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014, ma non avete ancora fatto sapere con quali interventi intendete raggiungere l’obiettivo. (…) Quello che chiedono in molti, Bankitalia in testa, è che il governo non attenda il prossimo anno per varare una manovra molto pesante, ma che agisca subito, possibilmente entro ottobre, come affermato da Draghi il 31 maggio. Però il governo non sembra intenzionato ad agire in tempi brevi: le manovre restrittive sono ben accette dagli organismi internazionali, ma fanno perdere voti e consensi elettorali all’interno. (…) Mentre si punta sull’effetto annuncio di una riforma fiscale che non si sa se vedrà mail la luce, il governo – Tremonti in particolare – lavora anche se in gran segreto a programmare tutta una serie di “risparmi” per raggiungere l’obiettivo di riuscire a tagliare 45 miliardi di spesa pubblica (…)»

CARCERE
ITALIA OGGI – A pag 8 il quotidiano giallo annuncia la scelta dei penalisti italiani che si sono associati allo sciopero della fame cominciato da Marco Pannella lo scorso 20 aprile a cui si sono uniti 7mila detenuti e oltre 2mila fra loro familiari e operatori penitenziati. Il pezzo (“Carceri così non sono sostenibili”)  è firmato da Emilia Rossi, avvocato penalista a Torino. 

ACQUA
AVVENIRE – Paolo Viana firma “Non profit, un modello per gestire gli acquedotti”, «La “ripubblicizzazione” dei servizi idrici integrati non è la via obbligata se si vuole rispettare il doppio sì degli italiani all’acqua pubblica. Dal 13 giugno l’alternativa non è più tra le società in house dei Comuni e la concessione ai privati, possibile ancorché non più obbligatoria. La legge esclude le imprese sociali dai servizi pubblici locali (diversamente dalle normali società cooperative) ma, con qualche aggiustamento potrebbero gestire acquedotti e depuratori e risolvere i problemi sollevati dal referendum. Dando anche un po’ di concretezza al principio di sussidiarietà e alle richieste di partecipazione da parte della società civile. Il plus delle imprese non profit è che, pur essendo società di diritto privato, debbono reinvestire gli utili e sono vincolate a perseguire un interesse pubblico».

RIFIUTI A NAPOLI
CORRIERE DELLA SERA – Due pagine sul tema. Nella 10 si parla di un accordo bipartisan fra De Magistris e Caldoro per liberare Napoli dall’incubo dei rifiuti. Bello a pagina 11 il ritratto di Goffredo Buccini dedicato al vicesindaco ecologista della nuova giunta partenopea: “Sodano il comunista e la ricetta anti munnezza: ci aiutino le altre Regioni”. Scrive Buccini: “Questa lotta coi muri, questa rincorsa lunga una vita per abbatterli, pare una costante nella storia di Tommaso Sodano, il comunista amato dai parroci («in tanti pregano per me» ) che Gigi de Magistris s’è scelto per vicesindaco, gravandolo dell’incarico più pesante e dell’azzardo più estremo: sfondare il muro di mondezza che, ciclicamente, da quindici anni, strozza Napoli peggio dei mattoni del clan Esposito nella vietta di Pomigliano. Naturalmente Tommaso è molto cresciuto da allora, s’è fatto le spalle larghe al Senato e nelle commissioni Ambiente, è diventato una specie di subcomandante Marcos dell’ecologismo campano, ha resistito alle periodiche minacce della camorra (hanno fatto trovare un coniglio morto alla figlia studentessa, gli hanno spedito otto proiettili in busta), e tuttavia ha confessato a Conchita Sannino il proprio turbamento: «Sono alla prova vera di tutta la mia vita politica. La notte mi ritrovo alle cinque con gli occhi sbarrati e comincio a macinare dati…» . Dunque, di fronte alla sfida delle sfide, questo agronomo napoletano dell’hinterland, chiamato a salvare la città madre, ricorre adesso all’idea di se stesso che ha sedimentato negli anni, la sovversione gentile che diventa pratica amministrativa: «Dai rifiuti partirà una rivoluzione» , ha scritto nel suo blog sul Fatto Quotidiano, promettendo di aprire uno «scontro coi poteri forti»” . 


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