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Misericordie, contratto al via
Una base contrattuale nazionale per 2mila dipendenti e un modello per l'intero settore
di Redazione
Potrebbe diventare il prototipo di contratto collettivo nazionale del comparto “non profit”: è il contratto nazionale di lavoro dei dipendenti delle Misericordie, firmato una settimana fa dal Presidente nazionale delle Misericordie d’Italia, Giancarlo Gambelli, e dai segretari nazionali dei sindacati di categoria (Cgil-Funzione Pubblica, Fps-Cisl, Fpl-Uil). Interviene a chiarire e semplificare la situazione contrattuale di circa 2mila dipendenti, finora regolamentati con i contratti più vari (Sanità privata, Enti locali, Uneba, ma anche calzaturieri e commercio). «L’esigenza di fissare una base contrattuale nazionale è sorta dalle Misericordie stesse, di fronte all’aumento costante delle associazioni e degli iscritti, soprattutto nel Sud» dice Alberto Campaioli, responsabile dell’ufficio stampa della Confederazione Nazionale, che attualmente riunisce 700 Misericordie, una realtà di 700mila iscritti e 150mila volontari. «Nel contratto sono state previste 6 diverse categorie retributive, da un livello minimo corrispondente al personale di pulizia, fino al livello dirigenziale» spiega Andrea Frosini, segretario generale della Confederazione. «Ci sono tutte le tipologie, dal tempo determinato al part time, ed è stata inoltre prevista una contrattazione di secondo livello, perché le Misericordie sono una realtà variegata, che va dalla protezione civile all’assistenza». Il contratto scadrà il prossimo 31 dicembre: l’intenzione è quella di avviare, già da settembre, un confronto con le Anpas (il cui contratto scade nello stesso periodo) per fare un primo passo verso un contratto collettivo comune, che presto potrebbe comprendere l’intero settore del non profit socio-assistenziale, nel quale oggi operano 240mila addetti.
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