Cultura

Tutto colpa della soia?

Il legume non centrerebbe nulla. Il ministro Fazio: «Concentrarsi sulla catena alimentare»

di Redazione

Una nuova pista tedesca punta ai germogli di soia – dicono i media. Sarebbero loro la causa della nuova epidemia E.coli che sta preoccupando l’Europa e che ha già fatto oltre una ventina di vittime. Peccato che la soia non c’entri nulla. 

I media tedeschi parlano infatti di generici germogli, “Sprossen”, sottolineando che l’azienda sospetatta all’origine dell’infezione ne produceva 18 tipi diversi; Der Spiegel fa alcuni esempi includendo tra i possibili germogli quelli di fagioli mungo, di ravanelli, di piselli e di lenticchie ma non di soia.

I media britannici usano la parola “beansprout” (anche “bean sprout”), che in inglese inizialmente indicava soprattutto i germogli di “mung bean” (fagioli mungo) ma che ora è una descrizione generica per tutti i tipi di germogli.

La BBC riporta così la notizia: «The beansprouts include adzuki, alfalfa, broccoli, peas, lentils and mung beans, all grown in the nursery for consumption in salads». The Guardian aggiunge anche germogli di ravanello e girasole ma neanche in questo caso la soia.

Quindi? Quindi la soia non centrerebbe nulla. Ma a complicare la faccenda e rendere il tutto ancora più delirante se non esilerante sono le ultime notizie: «I primi test di laboratorio in Germania hanno ‘assolto’ i germogli di soia dall’accusa di essere responsabili del batterio killer che ha portato alla grave epidemia di e.coli. Lo hanno riferito fonti ufficiali sulla base delle analisi condotte su 23 dei 40 campioni presi in esame». A questo punto rimane un dubbio. Berlino ha dunque fatti i test sui veri germogli di soia dopo aver letto i media italiani? E quindi per forza che sono innocenti. Oppure sui germogli originariamente considerati colpevoli?

Al di là dei fraintendimenti la questione sarà al centro del vertice dei ministri della Salute dei 27 a Lussemburgo previsto per il 7 giugno. Ma già il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha invitato a non concentrare l’attenzione solo sulle singole verdure ma sull’intera catena di produzione per individuare l’origine del batterio killer e.coli che ha già fatto 22 vittime tra Germania e Svezia.

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