Cultura

Cresce la paura. Due casi nel Tirolo austriaco

di Redazione

Aumenta il panico all’indomani dei dati Oms sugli oltre 1600 casi di infezione legati all’epidemia di E-coli con 10 Paesi europei coinvolti. Il batterio fa paura anche nel nostro Paese, dove è stata trovata traccia di E.coli su un salame di cervo prodotto in Italia. Il ministro Fazio però rassicura: “Nessun allarmismo”.

Non sembrano pensarla così però gli italiani. Secondo una ricerca della Coldiretti su dati Eurobarometro, il 62% dei cittadini del Vecchio Continente si dice preoccupato per la contaminazione da batteri. Una percentuale che sale al 79% in Italia, anche a causa della disinformazione.

Il ministero ha fatto sapere oggi che si sta procedendo a effettuare le necessarie indagini su un batterio E. coli rintracciato su un salame di cervo prodotto in Italia. Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio dice che la paura degli italiani non è giustificata e che “qualsiasi correlazione con l’epidemia nella zona di Amburgo è comunque altamente improbabile, sia per la tipologia del prodotto, sia per la zona di provenienza”

Il batterio però sembra ‘avvicinarsi’ pericolosamente. Nel Tirolo Austriaco, sono stati resi noti i primi due casi di contagio da Escherichia Coli, il batterio attribuito ai cetrioli e che ha già fatto diverse vittime in Europa. Si tratta di un ragazzo del Tirolo Inferiore e di una donna tedesca in vacanza nella parte orientale della regione austriaca. Quest’ultima, proveniente dalla Germania del Nord, è stata infettata da una forma particolarmente aggressiva del batterio.

La situazione in Italia “è sotto controllo, non deve generare allarmismi e non deve modificare le nostre abitudini alimentari, a cominciare dal consumo di verdura e frutta cruda dopo averla lavata”, tranquillizza Fazio. “I problemi sono circoscritti alla zona di Amburgo, dove cioè è partita la contaminazione”. D’altronde, aggiunge Fazio, “abbiamo un efficiente sistema di sorveglianza sindromica in grado di segnalare e curare tempestivamente eventuali casi”. E “abbiamo allertato le Regioni, le strutture sanitarie e gli uffici sanitari alle frontiere, responsabili dei controlli sulle importazioni alimentari”.

Nessuna segnalazione di infezione è giunta finora “né nella popolazione italiana residente, né in turisti provenienti dalla Germania”. Fazio comunque consiglia a chi si deve recare nel Nord della Germania “di non consumare in loco verdura e frutta crude e di non bere acqua di rubinetto, finché la causa dell’epidemia non sarà stata accertata”. Fazio comunica poi che la questione verrà affrontata lunedì nel vertice dei ministri della Salute europei a Lussemburgo mentre mercoledì “terremo una riunione con gli assessori regionali alla Sanità”.

E dopo la Russia, anche il Libano ha deciso di bloccare le importazioni di ortaggi dall’Europa. Una mossa giudicata “sproporzionata” da Bruxelles. La priorità però ora è trovare la fonte del contagio. l’Organizzazione mondiale della sanità dal canto suo conferma la pericolosità della variante del batterio responsabile dell’epidemia in Germania e in Europa, “nota, ma mai circolata prima”. Secondo un portavoce dell’Oms a Ginevra le caratteristiche genetiche e molecolari di questo batterio potrebbero aiutare le autorità a scoprire la fonte dell’epidemia. La raccomandazione, anche da parte dell’Oms, rimane quella di rispettare le norme igieniche. Nessuna restrizione dunque al commercio di frutta e ortaggi.

Secondo i microbiologi Ue “la natura pan-europea dell’epidemia causata dal nuovo ceppo di Escherichia Coli e i vari problemi che questa comporta rafforzano la necessità di una cooperazione concertata al di là dei confini” dei singoli Paesi, “non solo per far fronte a questa epidemia, ma anche per gestire eventuali emergenze future”. Di questo appello se ne fa portavoce Giuseppe Cornaglia, presidente della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid) facendo osservare che all’epidemia in corso si può far fronte con “il monitoraggio, la diagnosi e la disponibilità di terapie tempestive e appropriate”.

Nonostante le rassicurazioni, le associazioni dei consumatori non ci stanno e puntano il dito contro il ministero della Salute che, sottolinea il Codacons, “non ha preso alcun provvedimento serio per impedire che questa emergenza possa giungere anche in Italia”. A giudizio del Codacons “fino a quando non sarà individuata l’origine della contaminazione” a titolo precauzionale vanno bloccate “tutte le importazioni di frutta e verdura, almeno quelle provenienti dai Paesi maggiormente coinvolti, Germania in primis”. Le vendite di frutta e verdura, aggiunge l’associazione, sono crollate in Italia di almeno il 15%. E il 20% dei fruttivendoli non indica la provenienza del prodotto agricolo.

Da parte sua, Fedeconsumatori insiste sull’informazione. “La salute e la sicurezza alimentare dei cittadini sono un diritto fondamentale – dice -. In una situazione così difficile è indispensabile che le istituzioni europee e italiane forniscano ai cittadini la massima informazione circa il cosiddetto batterio killer”.

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