Cultura

Il batterio che “uccide” le verdure

Vittima collaterale dell'epidemia è il mercato agroalimentare

di Franco Bomprezzi

Torna il dilemma: informare è doveroso, allarmare è sbagliato. Il batterio killer in Germania sfonda le reticenze dei giorni scorsi e diventa il titolo di apertura dei quotidiani di oggi. Interessanti e preoccupanti le conseguenze economiche per i consumi di frutta e verdura.

“Paura per il batterio ignoto” titola il CORRIERE DELLA SERA. Servizi nelle prime pagine del giornale. Luigi Offeddu da Bruxelles, a pagina 2: “Batterio killer, duemila contagiati «È una variante nuova e tossica»”. Ecco l’inizio: “Questa è l’ultima conta, di ieri sera: l’assassino che colpisce sangue e reni ha già colpito circa duemila volte in Europa, in 9 giorni. E ucciso 18 persone: 17 in Germania, una in Svezia, forse un’altra ancora in Francia. Niente contagi in Italia, almeno finora. Di lui, del batterio intestinale derivato dal ceppo «Escherichia coli» , ad ogni ora che passa si sa molto di più, ma quel «di più» non fa che produrre nuova paura, o psicosi: primo, l’assassino non è più un fantasma, è stato identificato nei laboratori e «b a t t e z z a t o» c o m e «0104: H4» ; ma è probabilmente la prima volta che compare fra noi, perciò sembra ancora più pericoloso: come certifica l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, questa è infatti una variante «nuova, estremamente contagiosa e tossica» dell’Escherichia coli, un ceppo «molto raro» che finora non era mai stato individuato in un’epidemia; terzo, come invece attestano alcuni scienziati cinesi che hanno decodificato il suo genoma, in questo stesso batterio o mix di batteri vi sono diversi geni resistenti agli antibiotici, e ciò rende «estremamente arduo» il trattamento antibiotico di un paziente colpito dal contagio”. Più inquietante il titolo di pagina 3: “Katharina, 24 anni, morta in poche ore «Amava i cibi sani»”. Scrive Marika de Feo a proposito della vittima del batterio: “Lavorava come assistente sociale in un centro residenziale per anziani del comune. Era benvoluta da tutti, gentile, svelta, sempre allegra. Il portavoce del centro sanitario di Brema conferma i sospetti sul suo stile di vita. La descrive come amante dei cibi sani, gesund. Una tendenza molto di moda fra gli ecologisti, in una società fino a pochi anni fa poco amante delle verdure, al punto da diventare per molti quasi un’ossessione. Insalate, cetrioli, pomodori, verdure crude insomma, e poca o niente carne. Tutti cibi che ora, con circa 2.000 contagi, appaiono per molti come una condanna. Stranamente, dei morti finora registrati in Germania, il 70%risultano ess e r e donne, comprese soprattutto fra i 24 e i 55 anni. Come mai? A parte il fatto che il sesso femminile preferisce i cibi crudi e più sani, e in genere le donne cucinano più degli uomini, gli esperti hanno notato che parte delle decedute erano addette alla cura di malati”. 

LA REPUBBLICA fa una apertura doppia: a sinistra il 2 giugno (“Napolitano al mondo «L’Italia in difficoltà ma merita fiducia»”) e a destra il “Batterio Killer, paura in Europa”. I servizi all’interno: “Allarme batterio-killer oltre 2000 contagi in Europa L’Oms: «Variante mai vista»”. Da Berlino Andrea Tarquini riferisce la morte dell’ultima vittima, una signora ottantenne. Sono 18 i morti in tutta Europa causati da un batterio di cui ieri ricercatori cinesi hanno precisato la natura: si tratterebbe di un incrocio tra due batteri preesistenti dell’escherichia coli. Tutte le vittime erano state di recente in Germania o avevano avuto contatti con viaggiatori provenienti dalla Repubblica federale. Se non si cura subito, la malattia è letale: comincia con violente diareee, poi colpisce reni e sistema nervoso fino al decesso. Crescono intanto le polemiche diplomatiche: la Russia ha bloccato gli ortaggi Ue, la Spagna vuole essere risarcita dalla Germania (che aveva accusato i cetrioli iberici). In appoggio Maurizio Ricci: “Il mistero della malattia venuta dal cibo la minaccia nascosta negli hamburger”. Un approfondimento sul batterio dell’escherichia coli (ognuno di noi ne espelle ogni giorno fra i 100 miliardi e i 10mila miliardi di cellule).« Come in tutte le famiglie numerose, nei batteri scoperti da Theodor Escherich non mancano le pecore nere. Alcuni tipi possono determinare inbfezioni urinarie, meningiti, peritoniti, setticemia e polmonite. Ma l’effetto classico è la diarrea». Dello O104 europeo non sappiamo nulla, ma dello 0107 tutto: è «il lato oscuro delle multinazionali alimentari» (e l’hamburger è il suo strumento…).

“Batterio killer, la vera epidemia è la paura” titola IL GIORNALE con l’intervento di Stefano Zecchi che commenta: «Quando un virus nuovo minaccia la nostra tranquillità siamo portati a dubitare anche della scienza.  È ovvio aver paura e prendersela con chi ci dice che la ricerca scientifica può darci una ragione di tutto. Non c’è alternativa , siamo nelle mani degli scienziati. Sono soltanto loro che possono salvarci dall’epidemia. È stato così per le pestilenze, per beola,  aviaria, mucca pazza, peste suina. Capiamo che il nostro sapere ha dei limiti e non è così potente come si supporrebbe, con saggezza le persone più accorte suggeriscono che la scienza non è padrona del mondo e che gli scienziati dovrebbero rimanere umili di fronte la mistero della vita, della malattia, della morte. Alla fine, però, la nostra comprensibile paura potrà essere razionalmente proprio da quella scienza che avevamo  invitato a  essere meno presuntuosa».  Sui consumi IL GIORNALE  riporta le parole di Alfredo Caprioli, dirigente dell’Istituto superiore di sanità che dice: la situazione è seria, ma credo confinata nell’area tedesca. Dire di non comprare le verdure mi sembra molto sbagliato perché la storia dei cetrioli si è rivelata inesatta, quello che raccomandiamo è di rispettare le normative igieniche, lavare gli alimenti, sbucciare le verdure e non contaminare con carne cruda». 

Per dare evidenza al’epidemia da colibatteri IL MANIFESTO cambia la tradizionale apertura con foto a tutta pagina (l’apertura è sul referendum sul nucleare), e apre con un taglio alto che fa il punto della situazione: “18 vittime in Europa. Ue, scontro al «cetriolo»”. La notizia  è appunto che, dopo giorni di campagna contro, è stato scagionato il cetriolo (“la caccia alle fonti dell’infezione riparte da zero”).  E mentre i ricercatori ricercano, nell’Unione europea  “è guerra commerciale da batterio: Madrid e Lisbona chiedono alla Commissione i danni: «le nostre agricolture rovinate»”. Sotto accusa il governo tedesco, che ha lanciato l’allarme senza prove, dicono gli iberici, sul cetriolo spagnolo, causando un danno valutabile in 200 milioni di euro alla settimana secondo la federazione spagnola dei produttori. E una critica pesante viene rivolta anche alla Commissione europea, che secondo il governo di Madrid ha reagito con eccessiva lentezza all’allarme, e ha permesso che si diffondesse la falsa notizia dell’origine spagnola del batterio. Cetriolo sì, cetriolo no, la misura più decisa è quella della Russia, che ha bloccato le importazioni di tutti gli ortaggi dal Vecchio Continente.

IL SOLE 24 ORE ospita un intervento del microbiologo Pier Sandro Ceccareli in prima pagina “I rischi ci sono ma il batterio-killer si può battere”: «A oggi non è chiaro quale sia la fonte di contaminazione o l’alimento coinvolto; l’autorità tedesca consiglia di astenersi dal consumo d’insalata, pomodori e cetrioli crudi. Data l’elevata diffusione dell’infezione si può ipotizzare una causa comune, ma solo le analisi dei prossimi giorni, grazie anche ai dati derivanti dalla sequenza del genoma, potranno chiarire quali siano i cibi coinvolti. Come ci si infetta? La trasmissione avviene generalmente tramite il consumo o la manipolazione di alimenti contaminati. Per ridurre il rischio di contaminazione, considerando che il batterio incriminato è resistente ai più comuni antibiotici, valgono le buone pratiche di igiene: lavarsi accuratamente le mani, lavare gli alimenti (anche con prodotti ad azione dilavante o battericida), evitare di contaminare gli alimenti lavati e pronti al consumo con utensili e altri alimenti non puliti. I trattamenti termici, anche blandi, eliminano il rischio di infezione».

 “Batterio killer. Un nuovo ceppo. Duemila contagi” è il titolo del fotorichiamo in prima di AVVENIRE. A pagina 7 il Primo Piano è dedicato all’allarme salute: «La variante sconosciuta di Escherichia coli che sta causando un’epidemia in Germania e nel nord Europa “non è mai stata vista prima in un focolaio di infezione”. Il germe è molto simile a uno isolato in passato in un Paese africano. Ha però una caratteristica singolare: sembra colpire soprattutto le donne». AVVENIRE pubblica anche un’intervista al virologo Fabrizio Pregliasco secondo cui «il batterio è pericoloso e bisogna mantenere le normali precauzioni igieniche, ma non lanciare allarmi ingiustificati verso questo o quel prodotto. La tossina prodotta può arrivare a danneggiare i reni, portano a una sindrome che provoca la morte nei soggetti più deboli… Occorre mantenere l’equilibrio: lavando i prodotti gli agenti contaminati si eliminano. Ancor più se vengono cotti, perché la tossina non è termoresistente». In Italia per il momento non si registra nessun caso e secondo Alfredo Caprioli, dirigente di ricerca del Dipartimento di sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell’Istituto superiore di sanità «La situazione è seria ma confinata in quell’area della Germania. Dire di non comprare le verdure mi sembra molto sbagliato perché la storia dei cetrioli si è rivelata non esatta, quello che raccomandiamo è rispettare le normali norme igieniche, ossia lavare bene gli alimenti, sbucciare le verdure e non contaminarle con carne cruda». L’unico vero pericolo che corre l’Italia, sottolinea Coldiretti, «è il danno economico al made in Italy provocato ingiustamente dal panico indiscriminato in Germania, con il blocco delle spedizioni nazionali che sta provocando perdite di 3 milioni di euro al giorno. Il crollo dei consumi di frutta e verdura in Germania – principale mercato di sbocco delle esportazioni italiane di ortofrutta – e in altri Paesi europei cade in una stagione importante per la produzione nazionale di frutta e verdura che rappresenta la voce più importante delle esportazioni agroalimentari per un valore complessivo di 4,1 miliardi di euro, superiore a quello del vino».

LA STAMPA apre in taglio centrale con “Un batterio spaventa l’Europa”. Giordano Stabile firma “È un ceppo sconosciuto resistente e aggressivo”. «È nuovo, altamente tossico e resistente agli antibiotici. Il batterio killer che sta terrorizzando l’Europa», sottolinea il giornalista, «è un ceppo aggressivo dell’Escherichia coli che normalmente abita e prospera senza particolari problemi nel nostro intestino». Mentre Alessandro Alviani sottolinea come “Mosca blocca gli ortaggi europei” Eugenia Tognotti commenta la situazione nel suo “È finita l’era delle certezze”. «Insomma siamo di fronte al verificarsi di una di quelle possibilità su cui i ricercatori avevano richiamato l’attenzione dopo il sequenziamento del genoma dell’E. coli una decina d’anni fa. Il microrganismo – avevano spiegato – dispone di un ampio ventaglio di «armi», cioè di geni che producono pericolose tossine, prese «in prestito» da altri batteri maligni. Il segreto della sua virulenza sta appunto in questa sua «plasticità». In genere l’E. coli è un batterio inoffensivo, che vive pacificamente, in simbiosi nell’intestino dell’uomo e di molti altri animali. I problemi cominciano quando compaiono alcuni specifici ceppi, come il pericoloso O157:H7, generalmente trasmesso attraverso l’ingestione di cibi o acque contaminati. I siti che annunciano la fine del mondo nell’anno che verrà, il 2012, si chiedono se l’Ehec potrebbe avere un ruolo. Non siamo nel film di una catastrofe batterica. Ma conviene pensare, e subito, a quali strategie mettere in campo per affrontare le cosiddette malattie emergenti di origine infettiva, la cui incidenza sta continuamente aumentando, anche per effetto della globalizzazione. Aperta dalla comparsa di un farmaco miracoloso come gli antibiotici – che in quest’emergenza non sono d’aiuto – l’era dell’«hubris», della superba certezza della vicina vittoria sulle malattie infettive, è definitivamente alle nostre spalle». Mario Accossato spiega “I dubbi degli scienziati”, «C’è un precedente che pochi ricordano ma che potrebbe aiutare a comprendere. «Cinque anni fa nel Nord America – dice la dottoressa Maria Caramelli, direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico del Piemonte, che nel nostro Paese ha già gestito l’emergenza mucca pazza l’acqua di scolo di allevamenti bovini raggiunse falde circostanti e contaminò i terreni di una vasta area. Si contarono duemila malati e venti morti. E si scoprì che la causa erano i batteri presenti nell’intestino dei bovini: si erano diffusi fino all’uomo attraverso l’acqua. Ipotesi che spiegherebbe perché quasi tutti i contagiati, oggi, sono nella zona Nord di Amburgo. Versione che scagionerebbe definitivamente i cetrioli, ma trascinerebbe nell’elenco dei cibi a rischio anche i pomodori, e tutti i vegetali coltivati a contatto diretto col terreno. Almeno in quella zona della Germania». E sempre di precedenti si occupa Glauco Maggi che ricorda “Quando in America gli spinaci assassini paralizzarono i mercati”. «Tre morti e centinaia di ricoverati con il timore di contrarre la sindrome emolitico-uremica, un collasso renale irreversibile. Anche l’America è passata per l’epidemia da verdure infette, con due scariche di paura collettiva nell’autunno del 2006», crisi che «provocarono anche misure concrete di difesa dei consumatori. Nella primavera del 2007 fu creato un protocollo (in sigla Lgma, accordo di mercato tra gli operatori in verdure dalle foglie verdi), che sotto la supervisione del dipartimento Cibo e Agricoluta della California fornisce severe linee guida igienicosanitarie che i produttori e confezionatori di lattuga, spinaci e altri vegetali s’impegnano a rispettare».

E inoltre sui giornali di oggi:

MIGRANTI
LA REPUBBLICA – Nuova strage nelle acque tunisine. A picco due barconi, 250 dispersi. In salvo 570 persone tratte in salvo dalla guardia costiera e dall’esercito, tra le quali 100 donne e bambini.  Dall’inizio dell’anno sono 1650 le persone inghiottite dal Mediterraneo. Di recente gli scafisti hanno cambiato rotte per non essere intercettati, ma il risultato è che percorrono i tratti più pericolosi.

AVVENIRE – “Ancora vite a picco”: AVVENIRE apre di spalla sul naufragio di una nuova carretta del mare con 270 dispersi. A pagina 5 un articolo ricorda che «quasi 16mila persone finora hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste dell’Europa; per oltre 4mila il Canale di Sicilia è diventato una tomba». Mentre in mare si muore, ricorda AVVENIRE, nel centro di accoglienza di Lampedusa «aumentano gli episodi di autolesionismo tra i tunisini che vogliono evitare il rimpatrio».

FORMIGONI
CORRIERE DELLA SERA – Intervista a pagina 15 di Andrea Senesi: “«Abbiamo preso una botta Ora serve una spinta all’economia»”. Ecco un passaggio delle dichiarazioni di Formigoni al CORRIERE: “Le primarie per scegliere i coordinatori, d’accordo. Ma il tema è la successione a Berlusconi. Chi parteciperà alla gara? «Lo scenario ideale sarebbe che il governo raddrizzasse la rotta e che nel 2013 Berlusconi potesse di nuovo candidarsi a premier, forte dei risultati raggiunti. Se invece Silvio facesse un passo indietro, io non mi nascondo: sarei pronto. Ma solo se Berlusconi decidesse in prima persona di farsi da parte» . E assieme a lei chi parteciperebbe alle primarie? «Mi vengono in mente pochi altri nomi. Alfano e Tremonti, ovviamente. Ma anche la mia amica Gelmini. E poi un rappresentante dell’area ex an. Forse Gianni Alemanno, chissà. Ma mi faccia dire una cosa, in chiusura» . Prego. «Un appello ai dirigenti del Pdl: dobbiamo coltivare l’unità, tra noi. Ma allo stesso tempo non dobbiamo aver paura di misurarci con la nostra gente»”. 

ACQUA
IL SOLE 24 ORE – “Acqua, investimenti frenati da fondi pubblici e gestioni in house”. IL SOLE prende posizione sul referendum (chiaramente non per il sì…). Scrive Giorgio Santilli , «il voto darebbe l’addio al percorso virtuoso e contraddittorio verso le gestioni imprenditoriali, cominciato nel 1994 con la legge Galli. Addio alla copertura dei costi operativi e degli investimenti con la tariffa come vogliono i principi europei, quelli di buona gestione manageriale e quelli dell’ambientalismo rigoroso. Addio ai programmi di investimento stimati oggi da Utilitatis (centro studi vicino alle aziende pubbliche) a 64 miliardi: servono a ridurre le perdite della rete acquedottistica (che restano al 38% dell’acqua immessa) e a realizzare impianti di depurazioni necessari per portarci agli standard europei». Secondo Santilli con il sì al referendum  «si tornerebbe ai regimi dilaganti dell’«in house» (aziende controllate al 100% dagli enti locali)», quando in realtà il referendum si propone solo di abrogare l’obbligo di privatizzazione. Cioè si rimarrebbe alla situazione attuale, dove i privati già entrano, come riconosce lo stesso Santilli citando il “caso Toscana”: «società miste controllate dal pubblico ma con socio industriale privato, affidamento con gara concorrenziale, incrementi tariffari tra i più sostenuti in Italia, livello di investimenti elevato. Forte controllo pubblico, gestioni imprenditoriali, motore a pieno regime». Dello stesso tenore il commento a pagina 14: «Bersani, padre di molte liberalizzazioni in Italia, ora avalla un referendum che chiude le gare e garantisce lunga vita al sistema strapubblico dell’in house?» (non è vero che il referendum chiude le gare, semplicemente non le rende obbligatorie. Disinformatja confindustriale).

AUTO
ITALIA OGGI – Stefano Catellani  firma “Audi accelera sulla svolta verde” «Audi pensa green. L’Audi balanced mobility è un programma globale che mira alla mobilità ecocompatibile, tiene conto di tutti gli aspetti della catena di creazione del valore in campo automobilistico e fornisce nuovi impulsi alle industrie attive nel settore della distribuzione del gas e della energia elettrica». 
 
ENERGIA 
ITALIA OGGI – “Solare, agevolazioni a due vie” è l’articolo a cura di Roberto Lenzi. « Gli enti pubblici possono programmare investimenti per produrre calore ed energia grazie al solare potendo contare su diverse forme di contributi. Ai fondi previsti dal Programma nazionale per la promozione dell’energia solare e le tariffe “il sole negli enti pubblici” si affiancano gli incentivi previsti dal quarto conto energia, recentemente emanato». 


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