Cultura

Altro che oscurantisti, la nostra rivolta è hi-tech

Indymedia, cuore dell’informazione alternativa sul G8 e sull’anti-G8. È stata la fonte principale della stampa di tutto il mondo.

di Carlotta Jesi

È uno sberleffo per tutto il mondo dell?informazione, Indymedia. È la rete di media indipendenti che, da una scuola di Genova, ventiquattro ore su ventiquattro, per cinque giorni, ha trasmesso il G8 in diretta via web, radio e email. Senza spendere una lira: 8 computer, 2 stampanti e i cavi per collegarsi a Internet li ha avuti in prestito dal Comune, insieme a un paio d?aule in cui ha improvvisato una redazione nella sede del Genoa Social Forum. Il resto se lo sono portati da casa i suoi giornalisti-volontari: oltre 100 ragazzi tra i 20 e i 25 anni, italiani, francesi, inglesi, australiani e perfino israeliani, arrivati per garantire una copertura indipendente del vertice. Con viaggio, vitto, alloggio e sviluppo di rullini a carico. E turni di lavoro di 22 ore al giorno che, oltre a riprese, montaggio di video e manutenzione del sito (800 mila contatti al giorno), prevedevano pulizie e cucina dei pasti. La qualità del materiale prodotto? Scottante per la polizia, che l?ha sequestrato durante il blitz di sabato notte. Prezioso per i media ufficiali, che se lo sono conteso nei giorni caldi del summit. Salvo, poi, dimenticarsi di spiegare cos?è davvero questa rete di volontari dell?informazione. Vita è andata a chiederlo a Carlo, 25 enne, universitario bresciano, responsabile della mailing list di Indynetwork Italia. Vita: Cos?è Indynetwork? Carlo: Una rete di media indipendenti nata a Seattle per raccontare quello che la stampa tradizionale non avrebbe mai detto sull?anti-Wto. In due anni sono poi nate tante sezioni nazionali, quella italiana è stata battezzata l?anno scorso a Bologna in occasione del vertice Ocse ed è fatta da circa altri 150 attivisti-collaboratori. Vita: C?è una redazione? Carlo: Non ci sono né redazioni, né sedi, né direttori. Indymedia è un sito Internet con server in America, su cui chiunque può pubblicare tutto quello che vuole, secondo un modello fra il sessantottino e l?anarchico: ogni decisione editoriale viene presa per consenso, nel modo più trasparente possibile. Quasi sempre attraverso la mailing list. Vita: Gestite la sola mailing list di un sito da 800 mila contatti al giorno? Carlo: Quando è possibile, ci incontriamo. Ma in generale tutto scorre per posta elettronica: c?è una sezione del sito in cui chiunque può scrivere quello che vuole, e una, invece, per cui ci si consulta sulla mailing list. Vita: Senza censura? Carlo: Sì, un messaggio o un?immagine, per esempio pornografica, può essere resa invisibile. E lo spieghiamo. Vita: L?utente tipo, chi è? Carlo: Un giovane di 20-25 anni spinto dall?interesse per i temi di cui parla, dalla lotta anti globalizzazione agli Ogm, oppure per uno strumento di comunicazione libero che appoggia la filosofia open source: usiamo software liberi come Linux e Php, server Apache, i nostri filmati e articoli sono protetti da una licenza Gnu: chiunque li può pubblicare, purché non a scopi commerciali. Vita: Siete tutti così altamente informatizzati? Carlo: Capita chi usa solo l?email: in quel caso ci diamo tutti una mano. Vita: Maneggiate tecnologia come pochi, ma vi accusano di voler fermare il progresso? Carlo: Lo so, chiudendo le frontiere e i mercati. Ho sentito il ministro Ruggiero. Ma di noi ha capito poco.


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