Doveva essere l’anno del turismo. Un settore in crescita del 73% nell’ultimo decennio e soprattutto vitale per l’economia egiziana. Fino alla vigilia della rivoluzione, gli introiti ricavati dai soggiorno turistici rappresentavano il 12% del Pil nazionale cosentendo a un egiziano su sette di sopravvivere.
Nel febbraio scorso, il turismo è crollato dell’80% rispetto al febbraio 2010. Nemmeno dopo gli attentati di Luxor nel 1997 il calo era stato così drammatico. Dal mese di marzo la situazione è tornata a migliorare con un -60% rispetto a marzo 2011 e -35% per il mese di aprile.
Il ministro del Turismo rimane fiducioso. “Stiamo uscendo dal tunnel” ha dichiarato Mounir Abdel Nour. “Dal 25 gennaio non c’è stato nessun incidente. La sicurezza è totale”. Ma le perdite rimangono pesantissime. Da gennaio lo Stato egiziano ha perso 2,2 miliardi di dollari di introiti ricavati dal settore turistico. Fine aprile, i russi – che rappresentanto il 20% dei turisti in Egitto – sono tornati ad affolare le mete turistiche locali, seguiti dai britannici, i tedeschi, i francesi e gli italiani.
“Per noi è cruciale che i cittadini non vadano a manifestare a Luxor, Assouan o Sharm El-Cheikh” ha detto Nour. Per colmare il calo di turisti occidentali, il ministro del Turismo vuole attirare nuovi clienti provenienti dai paesi emergenti come la Cina, l’India o il Brasile.
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