Economia

Sostenibilità e Csr asset irrinunciabili

Si è aperto a Milano, all'università Bocconi, il salone "Dal dire al fare"

di Redazione

La responsabilità sociale deve essere un impegno continuativo e rappresenta un asset per l’impresa. È quanto emerge dal convegno inaugurale del Salone “Dal dire al fare”, in corso a Milano all’Università Bocconi, dedicato alla responsabilità sociale d’impresa, sotto il profilo della sostenibilità. Per Renato Grottola, ad di Dnv, in particolare, si tratta di un tema multidimensionale e così va approcciato. Non soltanto, dunque, da un punto di vista ambientale. Si deve, spiega infatti, «guardare alla dimensione d’insieme della sostenibilità. Si tende di solito a considerare soltanto l’aspetto ambientale, laddove il tema è molto più complesso. Riguarda, per esempio, anche la sicurezza sul lavoro dei dipendenti, la sicurezza alimentare». Insomma, «è un tema multidimensionale e, per poterlo gestire e trasformare uno in strumento di vantaggio competitivo, serve una visione d’insieme, piuttosto che cercare di indirizzarsi verso la risoluzione di un unico problema».
In questo ambito, essenziali sono le certificazioni, perché «sono strumento di garanzia di tutte le parti del mercato interessate». Integrare la responsabilità sociale nel business «significa portare avanti con coerenza il valore più profondo dell’azienda, che è la qualità del prodotto». Lo rileva Gina Di Cecco, della De Cecco, ricordando che «il presidente, il cavaliere Filippo Antonio De Cecco, lo ha definito il valore fondante dell’azienda, fondamentale per la crescita». Sostenibilità è dunque «capacità di adeguarsi e misurarsi con i mutamenti sociali, con gli scenari di mercato, ma coerentemente con la mission di base che è la qualità del prodotto, la qualità del sistema azienda»

Tiberio Tesi, direttore risorse umane e chief sustainability Office di Sap, spiega che «per Sap duplice è il ruolo della sostenibilità: come esempio e come abilitatore. Rispetto all’esempio, attraverso la declinazione nelle tre dimensioni, quella economica, sociale e ambientale, abbiamo attivato al nostro interno piani che possono portare a un compimento fattivo delle politiche sulla sostenibilità». Rispetto invece alla dimensione di esempio, «lavoriamo sul mercato portando le nostre soluzioni che sono abilitanti e danno un contributo di accelerazione alla capacità per le imprese di potersi mettere in condizione di essere aderenti ai requisiti normativi, ambientali etici e che sono di riferimento alla sostenibilità».
Per Roberto Marinucci, dg di Fater «la sostenibilità è un elemento fondamentale per competere e vincere sul mercato». Tre, all’interno dell’azienda, gli ambiti di attività: la parte ambientale che si occupa di processi produttivi e logistici e che quindi ottimizza l’utilizzo delle materie prime. «Abbiamo risparmiato enormemente sull’elettricità e abbiamo ridotto il carico di Co2 e l’utilizzo di packaging». Secondo ambito, aggiunge Marinucci, «la sostenibilità economica che ha a che vedere con l’innovazione, ovvero con la ricerca di materiali che ci permette di migliorare i prodotti ed essere più ecocompatibili». Infine, l’aspetto «culturale» che, conclude, «cerca di creare all’interno dell’organizzazione un ambiente favorevole perché tutti assumano comportamenti virtuosi. Abbiamo stimolato l’utilizzo bicicletta e finanziato per due terzi gli acquisti di biciclette elettriche. Abbiamo finanziato anche la pista ciclabile di Pescara, chiudendo il circolo virtuoso per promuovere l’uso della bicicletta. Anche le panchine lungo la pista sono state realizzate con pannolini di scarto, che sono diventate arredo urbano»

La responsabilità sociale d’impresa rappresenta oggi una condizione economica premiale per le aziende che la adottano e contribuisce alla competitività. A sostenerlo, a margine della giornata inaugurale del Salone “Dal dire al fare”, il vicepresidente della Regione Lombardia, Andrea Gibelli. «La Regione sin dal 2007 ha promosso una norma che consente di incentivare chi adotta criteri per quanto riguarda il tema della responsabilità sociale d’impresa con una finalità: è evidente – chiarisce Gibelli – che oggi la responsabilità non è soltanto un aspetto di autoregolamentazione di tipo etico e sociale ma anche condizione economica, di marketing. Oggi vengono premiate le aziende che fanno responsabilità sociale per la valorizzazione dei propri dipendenti, un rapporto diverso con l’ambiente, la capacità di innovare processi e prodotti».
Secondo Gibelli si tratta di processi e prodotti che «vengono riconosciuti come tali, vengono proposti alla clientela che li percepisce con un rapporto meno industrializzato rispetto al concetto, a volte negativo, di industrializzazione e standardizzazione. Oggi la società pretende prodotti che abbiano questo retroterra culturale». Da parte della Regione Lombardia, infine, il vicepresidente assicura «l’intenzione di promuovere strumenti incentivanti che consentano di considerare la Csr chiave di sviluppo per la Regione».


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