Politica

Bossi: gh’è pôc de ves cuntent

Il Senatur tuona contro il Pdl, ma intanto a Milano è imperativo vincere

di Redazione

Battuto alla Camera per 5 volte su temi quali il carcere e la ratifica della Convenzione di Oslo sulle mine a grappolo, il governo è in fibrillazione. A pochi giorni dalle elezioni amministrative la tensione rimane alta. Berlusconi rassicura, ma Bossi tuona: «Non ci porterete a fondo con voi». Ora, tutto si sposta su Milano. Vincere, vincere, vincere. Questo l’imperativo. PerdereMilano è perdere tutto.

Il CORRIERE DELLA SERA titola “Governo Battuto, tensione tra alleati”. «Il giorno dopo lo schiaffo di Milano alle amministrative, governo battuto per cinque volte alla Camera. Pesano le assenze tra i “responsabili”, nel Pdl e nei banchi dell’esecutivo. Rinviato il volto sul testamento biologico. Il leader leghista Bossi torna sul risultato delle elezioni: “nessuno si faccia illusioni, la crisi non ci sarà. Ma la lega non si farà trascinare a fondo”». Molto spazio dedicato allo scontro Lega-Pdl, compreso l’editoriale di Sergio Romano che titola La possibilità di un divorzio”. «Fra i due leader, quindi, vi è sempre stato un conflitto potenziale, acuito dal fatto che molti dei loro rispettivi elettori provengono dalle stesse regioni, hanno la stessa matrice sociale e possono passare senza troppe difficoltà da un partito all’altro. Non può sorprendere Berlusconi, quindi, il fatto che Bossi, in questo momento, s’interroghi sull’utilità del matrimonio. Perdere Milano, per il leader della Lega, sarebbe ancora più grave di quanto non sia per Berlusconi. Dimostrerebbe che le radici della Lega nel Nord, dopo tanti sforzi e tanto impegno, sono ancora fragili. Il secondo turno di Milano assume così una maggiore importanza nazionale. Non ci dirà soltanto il nome del sindaco scelto dai milanesi. Aprirà una nuova fase nei rapporti fra Bossi e Berlusconi, e forse, in prospettiva, la possibilità di un divorzio». A pagina 5 Dino Martirano firma Maggioranza in difficoltà, 5 stopo alla Camera” i cui riporta la convulsa giornata parlamentare di ieri. A fianco La Nota di Massimo Franco titola “Gli scivoloni anticipano la guerriglia in arrivo dopo il secondo turno”. Scrive il giornalista «Alcuni scivoloni di ieri in Parlamento dicono che lo choc delle amministrative non è smaltito. E la miscela di lealtà e avvertimenti dispensata da Umberto Bossi al Pdl significa, come minimo, che Silvio Berlusconi dovrà affrontare nelle prossime settimane un percorso di guerriglia. La sconfitta a Milano aleggia come un incubo che minaccia di avverarsi entro dieci giorni; e di complicare i rapporti con una Lega che tende a trattare il partito del premier quasi come una zavorra. Quando Bossi assicura che il Carroccio “non si farà trascinare a fondo”, parla a palazzo Chigi». M. Antonietta Calabrò1 sottolinea che «l’effetto ballottaggi ha provocato subito almeno tre importanti rinvii nell’attività parlamentare» nel suo “Rinvio su verifica, demolizioni e biotestamento”. «Prima di tutto il dibattito in Parlamento sulla maggioranza di governo, chesto dal Presidente della Repubblica», in secondo luogo «slitta a lunedì prossimo l’avvio delle votazioni sul decreto legge omnibus, che era in calendario ieri e che contiene le norme blocca-referendum sul nucleare» e infine «ennesimo rinvio, addirittura sine die, invece per il ddl sul testamento biologico».

“Governo nel caos, 5 volte sotto”: LA REPUBBLICA apre con il difficile passaggio parlamentare che ha visto l’assenza dei cosiddetti Responsabili e dunque l’apertura di una fase nuova, quella dei “rosiconi”, ovvero i delusi dalle promesse di una poltrona governativa che ormai è chiaro difficilmente arriverà. Mentre l’opposizione festeggia, i responsabili affilano le armi. Come traspare dall’intervista a Francesco Pionati: “Silvio mi faccia ministro: ha preso solo rottami”. Un titolo che ben spiega la voglia di governo dell’esponente dell’Alleanza di centro. Se Berlusconi vuole «giungere fino alla fine della legislatura, dare linfa al governo e respiro strategico all’alleanza», allora dovrebbe premiare Pionati, sostiene il Pionati medesimo. Ma Berlusconi, almeno secondo il retrosce di Francesco Bei, è distratto da altro. Dalle tensioni con la Lega per esempio (che pare voglia chiedere al cavaliere il famoso passo indietro, appoggiando un governo di centrodestra guidato da un altro). «Se Umberto pensa a un altro governo, se lo può scordare. Se davvero vogliono far saltare tutto, allora si va a votare. Anche a ottobre. E però saltano anche le presidenze di Piemonte e Veneto». Intanto, scrive Bei, «approfittando del caos oggi Tremonti sfilerà al ministero di Romani il prezioso Dipartimento Sviluppo e Coesione, la cassaforte che gestisce tutte le risorse di politica regionale, comunitaria e nazionale. Nove miliardi di euro su un totale di circa dodici, ovvero i due terzi del bilancio del ministero, che Tremonti darà in gestione a Fitto». Quanto alla Lega, ha anch’essa i suoi problemi: la rabbia dei lumbard continua a farsi sentire a Radio padania. Sono stanchi di un Berlusconi preoccupato solo dai suoi problemi giudiziari («altro che uomini del fare… l’economia è un disastro, bisogna mettere in tasca alla gente un po’ di quattrini, eppure questi al governo non fanno niente») e insofferenti della Moratti, sul cui governo danno pareri molto pesanti. L’unico dubbio è se attendere per portare a casa il federalismo.

Lancio in prima per il SOLE 24 ORE sulla situazione politica. Da un lato lo scenario generale, dalle peripezie del governo battuto in Aula ai proclami del Senatur fino alla posizione del Terzo polo in vista del ballottaggio, dall’altro un articolo di dati “inediti” sul primo turno e relativo focus sulla Lega Nord, presa particolarmente di mira in questi giorni dal giornale di Confindustria. I servizi sono da pagina 8 a pagina 11. Dobbiamo dirlo? Diciamolo: c’è anche il punto di Stefano Folli. Ma veniamo ai servizi. Sara Monaci a pagina 8 tenta un raffronto fra i due sfidanti sotto la Madunina: punto per punto cosa propone Pisapia e cosa propone la Moratti: «Il centrodestra della Moratti ha puntato molto sui risultati raggiunti durante il suo mandato, sottolineando di voler portare a termine il lavoro avviato: dalle metro all’Expo, dalla riduzione dei costi di Palazzo Marino alla sicurezza nei quartieri. Pisapia ha invece aggiunto alcuni elementi di novità pur non avendo intenzione di stravolgere quanto già fatto durante il precedente mandato: valorizzazione delle imprese tecnologicamente più avanzate, wi-fi gratis in tutta la città, la nascita di un registro delle convivenze e la realizzazione di un centro di cultura islamica che punti all’integrazione». Roberto D’Alimonte analizza invece i dati parziali. Al Nord la Lega perde più di Berlusconi. Mentre il Pdl cala più a Sud che a Nord Meno: 20% contro -8%. II Pd nel settentrione avanza del 32%, per la Lega -21%. Il Carroccio tiene nelle regioni rosse (-5%), il partito del premier perde terreno nei comuni del Centro: -31%. Pagina 11, lo scenario: «Silvio Berlusconi continua a rimanere in silenzio – scrive Barbara Fiammeri – Non Umberto Bossi, che invia al Cavaliere un messaggio chiaro: «Non ci faremo trascinare a fondo». Nel giorno in cui alla ripresa dei lavori parlamentari la maggioranza viene battuta per ben cinque volte, i Responsabili si spaccano e il Pdl sceglie di evitare il voto sul testamento biologico, per non trovarsi di fronte a ulteriori brutte sorprese, il Senatur e il premier si preparano ad affrontare il dopo Milano. Bossi garantisce che non è intenzionato a mollare l’alleato, a provocare la crisi («Non illudetevi…») ma è pronto a dettare le sue condizioni: un sostanzioso rimpasto di governo, che potrebbe includere anche un vicepremier del Carroccio, una strategia definita per il rilancio economico e la conclusione del percorso federalista. I due ieri sera si sono sentiti dandosi appuntamento per stamane a margine del Consiglio dei ministri». E immancabile, Folli: «Può darsi che sia solo un momento di distrazione dopo lo “stress” elettorale oppure il riflesso dello scoramento. Sta di fatto che in Parlamento si respira un’aria quasi rassegnata nelle file della maggioranza». Già, può darsi. E può darsi pure che no. Ma attenzione alle conclusioni: «Bossi farà di tutto per vincere la partita. Soprattutto perché, se la perdesse, sarebbe costretto a scelte dolorose per le quali né lui né gli altri massimi dirigenti leghisti sono preparati». Già, può darsi.

IL GIORNALE continua l’analisi della non vittoria. Torna a far paralre Roberto Formigoni poiché «il Pdl lo accusa di avere fatto mancare i voti ciellini a Letizia Moratti». Formigoni risponde: «Gli amici ciellini hanno candidato cinque persone che saranno elette se la Moratti vince. Illustri esponenti del Pdl hanno alzato i toni sopra le righe e cercano discaricare un po’ vilmente sugli altri. Facciano un esame di coscienza, IL GIORNALE  compreso che invitava i lettori a preferire un certo Lassini alla Moratti». Il quotidiano di via Verdi oggi è possibilista sulla vittoria della Moratti per cui la partita sarebbe ancora aperta e rafforza questa convinzione sin dalla  prima pagina dove titola “la ricetta di Pisapia: case ai rom e più tasse” per approfondire nelle pagine milanesi. Un reportage racconta che dopo i risultati a favore di Pisapia «i centri sociali festeggiano lanciando tegole sugli agenti. Che se vincesse Pisapia i vigili si occuperanno solo del traffico, che i locali notturni non avranno regole a danno dei residenti, che i nomadi potranno costruirsi le villette, che sarà bloccato il piano di governo del territorio, che nascerà una moschea». Sulla moschea un intervento di Magdi Cristiano Allam che invita a chiudere quella di viale Jenner.

“Bossi: non affondo con il Pdl”: LA STAMPA legge a partire dalle posizioni della Lega la crisi post-elezioni a Milano. Secondo un retroscena a firma Giovanni Cerruti, la Lega potrebbe anche guadagnare qualcosa dalla un Berlusconi indebolito: «A metà giugno Bossi raduna i suoi sul pratone di Pontida, e gli piacerebbe poter annunciare il trasferimento al nord di qualche ministero. Sempre da un Berlusconi indebolito potrebbe ricavare più spazi, più potere, dai posti in Rai alle nomine da assegnare a chi si mette un fazzoletto verde nel taschino». Alle pagine 6-7 LA STAMPA focalizza sul ballottaggio nel capoluogo lombardo: “Milano, la Moratti cambia corsa” (ha richiamato Glisenti come spin doctor per il ballottaggio), a pagina 7 un’analisi sul voto ciellino: “Le ambizioni di Formigoni e la leggenda post-voto del tradimento ciellino”. Per i falchi del Pdl ci sarebbe stato un “tradimento” del popolo ciellino, non a caso ieri “Il Giornale” titolava “Moratti scarica Cielle” accusando l0agenzia Sec diretta dal ciellino Tagliabue di essere all’origine dello scivolone tv della Moratti. Ma secondo LA STAMPA “il tradimento”, anche attraverso il voto disgiunto, non esiste: il sindaco ha preso 16 mila voti più della coalizione, e le preferenze dei 5 candidati ciellini in vista sono state 8100, rispetto alle 8500 del 2006. È certo che «Formigoni e Moratti non si amano», ma ciò non significa che ci sarà un cambio di strategia, arriva piuttosto da ambienti ciellini il suggerimento alla Moratti di giocare la carta Albertini come vicesindaco, per recuperare i voti dei moderati.

AVVENIRE apre sulla crisi dei matrimoni calati di 30 mila unità negli ultimi due anni e in prima pagina dà grande risalto anche alla visita del cardinale Bagnasco a Lampedusa. La situazione politica è riassunta in un taglio medio intitolato “Il governo va sotto 5 volte. Telefonata Bossi-premier: il Pdl non ci porta a fondo” che rimanda ai servizi da pagina 8 a pagina 11. Si comincia dai “tormenti del premier” che teme uno stop sulla giustizia: «Il premier detta la linea: congeliamo tutto fino ai ballottaggi… il timore che la maggioranza si sgretoli ancor di più è troppo alto per correre rischi di nuovi pericolosi scivoloni… Intanto le voci si accavallano. Una riguarda Giulio Tremonti: il ministro dell’Economia promosso vicepremier per dare un segnale alla Lega e frenare il fastidio di Bossi? Nessuno ci crede. Gli uomini più vicini al titolare del dicastero di via XX Settembre quasi ridono. Perché Tremonti è uno attento ai tempi e alle scelte: non salirebbe mai su una barca che si prepara ad affrontare la bufera». Ai “dubbi del Senatur” è dedicata la pagina 9 : «Il leader del Carroccio rompe il silenzio e avverte l’alleato di governo: “Di certo non ci faremo trascinare a fondo”. Ma allo stesso tempo – quasi ad esorcizzare un crescendo o un avvitamento pericoloso nelle già palpabili tensioni con il Pdl – torna ad ostentare sicurezza e ribadisce che “a Milano non perderemo al ballottaggio”… ma Bossi deve fare i conti con una pressione dei suoi elettori, che gli rimproverano di essersi adeguato ai (mal)costumi romani. E minacciano addirittura di spostare il vento della protesta di cui sembra farsi interprete più attento in questo frangente il movimento di Beppe Grillo… Per ora, comunque, la parola d’ordine ufficiale è: tutti compatti e concentrati per tenere Palazzo Marino con slogan che puntano a elementi del programma avversario che spaventano il popolo delle camicie verdi, come il “pericolo Islam”». Un’amara sorpresa è arrivata ieri alla ripresa dei lavori alla Camera, con la maggioranza che per 5 volte è andata sotto a causa dell’assenza di 12 Responsabili su 29. In un taglio basso i commenti di Angela Finocchiaro, “Sono ai titoli di coda”, e Di Pietro, “E ora subito al voto”; mentre per Cicchitto si è trattato solo di “assenze occasionali”. E anche sul fine vita (se ne parla nell’inserto “èVita) ieri è andato in scena l’ennesimo rinvio dopo il ballottaggio delle amministrative e ormai c’è chi teme una “eutanasia della legge”. La posizione del Centrosinistra è riassunta a pagina 10 dalle parole di Bersani “Siamo senza governo, ma non da ora. Il premier si prenda la responsabilità della crisi della sua maggioranza”. Il segretario del Pd «tesse la tela in vista dei ballottaggi, ma deve registrare ancora un no del Terzo Polo, mentre sente il leader dell’Idv Di Pietro, che con Vendola vuole ricostruire la coalizione. Ma Bersani vuole qualcosa di nuovo rispetto all’era-Prodi». L’ultima pagina parla della “battaglia dei sindaci” e del Nuovo polo che non si schiera ai ballottaggi. AVVENIRE scrive che «nemmeno una lunghissima telefonata (durata quasi un’ora) di Letizia Moratti a Pier Ferdinando Casini è riuscita a smuovere il leader dell’Udc dalla sua granitica convinzione… E Rutelli ha guardato al futuro dicendo “Chi ha voluto politicizzare le elezioni ha sbagliato, il ballottaggio sarà un’altra tappa della fuoriuscita da questo bipolarismo guerriero”». Intanto “Moratti e Pisapia aprono la caccia ai voti centristi”, la prima con toni più soft e concentrati sulla città e i suoi problemi, mentre il secondo dovrà lavorare per respingere l’accusa di estremismo.

Manifesti strappati in cui si intravedono i volti sorridenti di Letizia Moratti e Silvio Berlusconi. Sembra un’opeera di Mimmo rotella, invece è la foto in prima pagina de IL MANIFESTO. Titolo: «Effetto domino». Nel sommario: «Allo sbando: il governo va sotto per cinque volte, alla Camera, sulle carceri e le bombe a grappolo. La botta elettorale scioglie le righe dei “responsabili” e la lingua di Bossi». Nel Pdl «è caccia grossa, contro Formigoni e Cl, contro Letizia Moratti (che cambia squadra). Il terzo polo si lascia le mani libere». Le pagine 2 e 3 hanno al cento una grande foto del leader della Lega che fuma il sigaro con aria meditabonda, il titolo è «Bossi vede il fondo». L’articolo di Luca Fazio osserva che a Milano «Il destino della destra è nelle mani di Salvini», il giovane capogruppo leghista: «più che la risorsa sembra la dimostrazione che per il Pdl non c’è quasi più niente da fare». Sotto l’occhiello «Mal di destra» Giorgio Salvetti scrive: «I ciellini mollano Letizia. La giornata in parlamento viene invece descritta a pagina 6: «Governo senza voti responsabili», e c’è gia chi «immagina una secessione sudista». Nella pagina «Community» viene dato spazio alle opinioni dei lettori che si interogano sull’esito del voto. Si dividono tra chi vede «un ritorno di fiamma per la sinistra», che vede «il centrosinistra alla riscossa» o addirittura «un’Italia “rossa”», mentre per altri è semplicemente «stufa di Berlusconi». Ci pensa Macro Bertoncini con due articoli, a fare il punto sulla politica nazionale. Nella Nota Politica a pag 2 “Il Cav balla sulla corda dei responsabili”, l’editorialista sostiene che le assenze nel gruppo dei responsabili di ieri non sono casuali ma «c’è altresì, una componente di protesta espressa da chi non ha ancora visto mantenute le promesse di ricompensa». Bertoncini ritiene che «in altre votazioni potrebbero di nuovo mancare almeno alcuni responsabili». La soluzione resta quella di aumentare le poltrone ma «la Lega difficilmente consentirà un adeguamento numerico, vuoi per l’indubbia impopolarità, vuoi perché richiederebbe posti per sè». Nell’altro pezzo “Un governo ancora più in mano alla Lega” a pag 3, sempre Bertonicni, spiega perché, dopo Libia e Moratti, il Cav non deciderà più da solo e renderà «più partecipe Umberto Bossi delle decisioni da assumere».

E inoltre sui giornali:

REFERENDUM
ITALIA OGGI– Votando si al referendum, si salva la casta. Lo sostiene Walter Mazzitti, l’avvocato esperto chiamato “l’uomo dell’acqua“ noto per essere stato l’artefice del dialogo fra Arafat e Israele sul tema della gestione delle fonti idriche. «In Italia» dice Mazzitti nel pezzo “Acqua, perché no”, «con la tariffa più bassa d’Europa, le condotte sono vecchie, mancano i depuratori e le reti sono inefficienti. Tutto questo è il lascito del sistema di gestione pubblica che il referendum vuole salvare, ammazzare sul nascere la riforma di liberalizzazione…..Il “si” di fatto salverebbe bel 6.00 consigli di amministrazione di società di gestione idrica sparse nel paese, composti spesso da politici trombati e riciclati. Fino a ora sono stati capaci soltanto di percepire prebende, hanno speso le risorse pubbliche non per rendere efficiente il sistema, ma per dare consulenze e per assumere autisti e uscieri, sempre scelti fra parenti o amici».

DONNE
LA REPUBBLICA – “Scippo alle donne sulle pensioni addio ai risparmi della riforma”. Una inchiesta di Rosaria Amato rivela che i quasi 4 miliardi derivanti dall’equiparazione dell’età pensionabile nella pubblica amministrazione sono affondati nelle «sabbie mobili della spesa pubblica». Andato a vuoto il tentativo di Bonino e Ichino di far passare una risoluzione che chiedeva alla maggioranza semplicemente di applicare la legge (il decreto 78/2009). la quale norma vincola queste risorse a «interventi dedicati a politiche sociali e familiari con particolare attenzione alla non autosufficienza e all’esigenza di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare delle lavoratrici». Invece 120 milioni sono stati destinati dalla Finanziaria al settore sanitario, altri 242 sono stati destinati dalla legge di stabilità a misure diverse (università, missioni di pace, ammortizzatori sociali). Emma Bonino commenta nell’intervista a fianco: «è un furto di legalità perché la legge c’è e non viene applicata».

CAMPANIA
IL MANIFESTO Un’intera pagina per «Pollica, paese della buona politica». Là «dove otto mesi fa il sindaco Angelo Vassallo è stato ucciso dalla criminalità camorrista, il voto premia Stefano Pisani, il suo giovane vicesindaco. Niente case abusive, spiagge publliche e bandiera blu di Legambiente per la rinascita del Cilento». Pisani ha preso il 59%, anche se la sua linea è «in rotta di collisione con il Governo». Ad esempio, il neoministro “responsabile” Saverio Romano ha «provato a spostare la Convention Unesco fortemente voluta da Vassallo da Pollica a Lampedusa»

CARCERE
IL MANIFESTO Pagina 7 tutta dedicata a «Vent’anni contro la società carceraria». Intervista a Mauro Palma per i 20 anni dell’associazione Antigone di cui è presidente onorario. Dice Palma: «Siamo nati dal rifiuto delle leggi di emergenza e continuiamo a denunciare un sistema politico che cancella le garanzie e soffia sul fuoco dell’inisicurezza sociale».


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