Politica

Pisapia attaccato da Berlusconi

Posta troppo alta a Milano. Pdl teme il ballottaggio. E la Moratti si deve fare da parte. Va in scena Silvio

di Redazione

Milano, Italia. Mai come adesso appare chiara la centralità della vicenda elettorale milanese rispetto alla politica nazionale. La conferma viene dall’intervento del premier Berlusconi a sostegno del sindaco uscente Letizia Moratti: “Ha fatto bene”. La sfida con la coalizione guidata da Giuliano Pisapia si conclude stasera, poi saranno le urne a parlare. L’incognita è se la Moratti vincerà al primo turno, come cinque anni fa, oppure se sarà costretta all’incertezza del ballottaggio con Pisapia, fra quindici giorni. Ecco come i giornali oggi raccontano le vicende politico elettorali.

Ecco il titolo di apertura della prima del CORRIERE DELLA SERA: “Berlusconi all’attacco di Pisapia”, e in occhiello: “«Il rivale della Moratti è un alleato dei violenti». La replica: io assolto, lui no”. In prima parte un commento di Dario Di Vico: “Virtù e problemi di una metropoli vera”, che prosegue a pagina 55. Sempre in prima i box dedicati a due interviste parallele alla Moratti e Pisapia, che troviamo poi a pagina 3. Partiamo proprio da questi confronti a distanza, raccolti da Elisabetta Soglio. “Non devo scusarmi di nulla. La sua cultura è violenta”, argomenta Letizia Moratti. “Mai frequentato estremisti. La vera estremista è lei” ribatte Giuliano Pisapia. Ecco una risposta della Moratti: «Ho portato la sentenza della Corte d’Assise come esempio di un fatto di cui non tutti i milanesi sono a conoscenza. Pisapia si presenta come la forza gentile, ma non ha mai rinnegato i suoi trascorsi extraparlamentari, non ha preso distanze dagli episodi di violenza nelle piazze, dagli scioperi selvaggi o dalle occupazioni abusive dei centri sociali». E una di Pisapia: «La parte di sinistra di cui ho fatto parte ha fatto da argine per tanti giovani che altrimenti avrebbero scelto la strada del terrorismo. Abbiamo dato un’alternativa con una buona politica, fatta in mezzo alla gente e per la gente». In alto a pagina 3, Giannattasio fa il punto sulle solidarietà: per Pisapia si sono schierati Giovanni Bachelet e Marco Alessandrini, figli di vittime del terrorismo, e in serata arriva l’appoggio di Adriano Celentano, intervenuto telefonicamente ad Annozero. La Lega si smarca. Salvini: “La Moratti ha detto una bugia”. A sostegno del sindaco uscente le parole di Vittoria Brambilla: “La Moratti può permettersi di dire la verità perché a differenza di qualcun altro non ha un passato di cui vergognarsi”. A pagina 2 le esternazioni di Silvio Berlusconi: “Caso Milano, sinistra e calcio. Offensiva di Berlusconi sulle amministrative”. Scrive, tra l’altro, Paola Di Caro: “già dal mattino, ecco arrivare (dopo più di una telefonata con il sindaco in carica) la copertura totale di Letizia Moratti che mercoledì aveva lanciato i suoi strali contro l’avversario Pisapia. A conferma che una campagna dai grandi titoli e anche sopra le righe risulta gradita a un Cavaliere deciso a trasformare in un referendum su di sé il voto nell’urna in ciascuna delle città, cittadine e paesi d’Italia, il premier si complimenta con «Letizia, che ha fatto bene a tirare fuori le unghie. Pisapia ha un passato estremista. Mi sembra paradossale che ci sia qualcuno che voglia ancora rifondare l’ideologia più criminale e disumana della storia dell’uomo che è il comunismo, e lui ha come alleati i centri sociali, covi di violenti e facinorosi» . Non sembra insomma che il presunto autogol del sindaco venga vissuto come tale da Berlusconi. Che nello scatto del suo candidato vede un segnale vitale. E che da questa tornata amministrativa, come continua a ripetere, vuole la spinta per «rafforzare l’esecutivo»”. E veniamo alla pagine delle Idee, la 55 del CORRIERE, con il lungo commento di Dario Di Vico: “Milano al centro del sistema Nord. Virtù e problemi di una metropoli vera”. Leggiamo un passaggio: “Ma davvero la politica e l’alta finanza sono ancora la A e la Z di Milano? Che i sogni della città siano rimasti nel cassetto è certamente vero, non è riuscita a diventare quella metropoli del terziario europeo che avrebbe potuto essere ma oggi più che recriminare conviene tentare di riscrivere la mappa delle relazioni socio-economiche, collocare la città dentro il «suo» Nord, operare un bilancio meditato del grado di internazionalizzazione, capire come si può affrontare ilmacro-fenomeno del pendolarismo giornaliero. Per quanto riguarda, poi, il sistema delle imprese un test del mutamento viene da un’indagine che sta portando a termine la Camera di Commercio. Sono poche le aziende che erano nella classifica delle prime 70 nel ’ 90 e sono riuscite a restare nella lista compilata con i dati 2010”.

“Berlusconi, nuovo attacco a Pisapia”: LA REPUBBLICA registra le reazioni alle dichiarazioni di donna Letizia sottolineando l’approvazione del premier: «ha fatto bene a tirare fuori le unghie». La scelta di accusare il suo rivale negli ultimi 20 secondi del confronto televisivo in realtà è tutto da dimostrare abbia giovato al sindaco uscente. I sondaggisti del Pdl ad esempio sono molto scettici: Alessandra Ghisleri, sondaggista del cavaliere, ha consegnato un report in cui scrive: «un unico fatale momento di debolezza, proprio alla conclusione del confronto… l’accusa è stata una mossa per nulla pertinente al momento e alla circostanza… ma soprattutto per nulla coerente con l’aplomb e con lo stile che contraddistingue e caratterizza il personaggio Letizia Moratti». Termini televisivi che tradotti significano un’inversione del gradimento: prima dell’attacco vinceva lei, dopo l’affondo Pisapia è andato in testa. Il Pdl non è schierato massicciamente con l’ex lady di ghiaccio. Scajola, esperto in gaffe, la critica; il moderato La Russa invece la difende. Quanto a Bossi aveva già espresso la sua perplessità. Intervistato da Oriana Liso, l’aspirante sindaco, Giuliano Pisapia, va al contrattacco: «sono stato assolto in appello. Anche il premier Berlusconi si è servito dell’amnistia: la differenza è che lui non ha chiesto che fosse provata la sua innocenza piena». Quanto al suo passato, l’avvocato spiega che sì ha partecipato a un «collettivo studentesco… era un centro culturale. Criticavamo da sinistra il Pci, ma le persone che frequentavo io erano di sicuro meno estremiste di altri che oggi siedono in parlamento o al governo. Penso al sottosegretario Miccichè, al ministro La Russa, al sindaco Alemanno ma anche a chi militava in Potere operaio». In un altro pezzo si riferiscono le reazioni dei figli delle vittime del terrorismo: Alessandrini, Bachelet, Rossa e Tobagi esprimono solidarietà nei confronti di Pisapia. Sulla città, un pezzo di Giorgio Bocca: “Milano, il potere feroce dell’aristocrazia e i cittadini di serie B”: analisi severa su una città dominata da gruppi di potere politico finanziario sportivo. In realtà però è una classe dirigente poco preparata, che esprime un orizzonte di decadimento civile (che è poi quello del paese, originato da una mancata indignazione).

Alla politica IL SOLE 24 ORE dedica le pagine 14-15. “Il premier: Pisapia amico dei violenti”, da un lato e “Case abusive, lite Berlusconi-Lega”. Con il consueto commento di Stefano Folli: “Sulla scena si stagliano due soli soggetti: Napolitano e Berlusconi”: «Se Berlusconi sfrutta fino in fondo la logica del bipolarismo per dividere il paese e mobilitare i seguaci su alcune parole d’ordine (la lotta ai comunisti, ai magistrati «eversivi», alla Costituzione del ’48), Napolitano si pone l’obiettivo opposto: riunire l’Italia, restituirle coesione. Il che vuol dire pretendere rispetto reciproco fra le istituzioni, difendere la Costituzione, immaginare le riforme come un momento di confronto costruttivo e non di conflitto distruttivo. L’opposizione non potrebbe mai declinare questi temi nella forma e con il respiro del Quirinale. Peraltro è vero che le frequenti esternazioni di Napolitano hanno il peso che hanno perché riempiono un vuoto inquietante. La voce del presidente è forte anche perché è flebile quella dei partiti, a cominciare dal Pd, che dovrebbero intervenire nel dibattito pubblico e invece lasciano quasi tutto lo spazio a Berlusconi».

«Berlusconi difende la Moratti» è il titolo di apertura della prima pagina de LA STAMPA. Nelle pagine interne la cronaca dei fatti milanesi è affidata a Marco Alfieri: «Moratti insiste: “Pisapia fu vicino ai terroristi”». Mentre Giovanni Cerruti si occupa del paradosso della Lega: «Nella corsa a Milano i moderati sono loro». Un esempio per tutti: nel 2000 «aveva fatto scandalo la campagna elettorale a Milano: «Bastoni contro l’immigrazione», si leggeva su manifesti e adesivi. Titoli di giornale e commenti li avevano trattati con severità, ma era lo slogan di Max Bastoni, ora candidato per Palazzo Marino». Dice oggi il candidato: «I milanesi vengono al mio tavolino -racconta Bastoni- e mi dicono “Votiamo per voi, perché i moderati siete voi, non la Moratti e Berlusconi”. E qui si vota per la città, non per le menate su cosa faceva Tizio trent’anni fa». Sulla strategia della Moratti viene intervistato anche Claudio Martelli. Secondo l’ex vicesegretario Psi: «Letizia ha sbagliato, così contraddice anche il centrodestra». Ma una delle analisi più lucide sulle conseguenze delle dichiarazioni del sindaco di Milano la offre Lucia Annunziata, nel suo fondo: «I danni di una bugia verosimile». La giornalista parte da una domanda: «E se invece del “metodo Boffo” fosse il metodo Donald Trump?». Scrive la Annunziata: «Sul caso Milano – perché di questo parliamo – temiamo che si sia dato un giudizio troppo frettoloso. La maggioranza del centrosinistra e alcune voci nel centrodestra» sostengono «che l’attacco della Moratti allo sfidante Pisapia sia stato un passo falso. Un passo falso che sarà pagato dalla stessa Moratti. In realtà, negli scontri in condizioni di intensa personalizzazione la tattica che funziona di più non è quella della verità, ma del verosimile; è la insinuazione di un dubbio storicamente ed emotivamante credibile sul carattere e la personalità dell’avversario. Un esempio dell’efficacia di questa tattica ci è passato sotto gli occhi proprio di recente, offertoci dalla politica americana». Un personaggio poco credibile, come Donald Trump, sostiene una tesi ancor meno credibile, che Obama non sia nato in America. Risulatato? «Obbligare la Casa Bianca a dare spiegazioni». Ora «se questo è il risultato di un dubbio surreale, quanto più dannosa per una campagna elettorale può essere un’accusa con un semi-fondamento di verità, lanciata da una persona che di solito è credibile? La risposta è una sola: molto, molto dannosa». In sostanza, la Moratti «ha ottenuto esattamente quello che voleva – definire sotto una diversa luce la biografia di Giuliano Pisapia, raccontarlo in rapporto ad altri anni e altre idee, terremotando così la narrativa pubblica da lui scelta per se stesso in questa campagna. Un’operazione efficace soprattutto per quella fascia che balla nelle elezioni milanesi, cioè i moderati». In conclusione: «Altro che errore. La gaffe di Letizia ci appare un ennesimo capolavoro della comunicazione della scuola di Silvio Berlusconi».

“Voto, sprint finale al veleno” strilla AVVENIRE e nell’occhiello riassume: «Ancora scintille a Milano, il premier si schiera con la Moratti: Pisapia alleato di violenti. La replica: io ho rinunciato all’amnistia, lui no. Casini: Questo bipolarismo fa soltanto danni».  A pagina 13 l’articolo di Cinzia Arena intitolato “Bene Letizia, tiri fuori le unghie” comincia così:«La Moratti non indietreggia e Berlusconi le dà il suo pieno appoggio. Non fa così però la Lega Nord» e dopo aver riportato il commento di Bossi “Se non si guadagna voti è meglio non farle certe cose” conclude: «Una nuova presa di distanza dal comportamento della Moratti è arrivata ieri dalla Lega. “Pisapia era un ladro in primo grado ma è stato assolto, quindi la Moratti ha detto una bugia” ha sottolineato Matteo Salvini, eurodeputato e capolista del Carroccio a Milano. Il taglio basso è un’intervista al deputato Pdl Maurizio Lupi che dice alla Lega “Basta con le polemiche strumentali”. Secondo l’esponente del Pdl «Un po’ di competizione non guasta, ma ora si esagera. I cittadini premiano una coalizione unita. La Moratti ha chiarito. Perdere Milano? Non esiste». A pagina 11 AVVENIRE parla di “sfida finale” per Berlusconi che oggi chiude la campagna elettorale a Napoli: «Annuncerà misure record per i rifiuti e sul fisco prepara un colpo a sorpresa». Secondo il premier “Per vincere dobbiamo confermarci a Milano e strappare a loro una o due grandi città”. Il taglio basso è per le opposizioni: “La sfida di Casini e Bersani: il vento cambia”. Il segretario del Pd spera “Dalle urne chiari segnal di riscossa”, il leader Udc insiste “bipolarismo dannoso” e Di Pietro chiama a una “nuova resistenza”.

Il titolo in prima de IL GIORNALE è “Alè, la Moratti tira dritto”. Alessandro Sallusti riassume gli ultimi giorni di campagna. Comincia con un attacco frontale a Pisapia «È da trent’anni, come mi ha ricordato un amico,che all’avvo­cato Pisapia piace stare in prima linea. Negli anni Settanta simpatizzava per la Prima Linea, feroce e assassina cellula terroristica. Oggi, più pacatamente, prova piacere a calcare la prima linea della ribalta di candidato sindaco di Milano. Come tutti i rivoluzionari figli di papà, dopo aver seminato violenza e odio ed essere stato sconfitto dalla storia, ora Pisapia indossa la maschera del borghese moderato. Letizia Moratti quella maschera gliel’ha tolta nell’ormai famoso faccia a faccia televisivo su Sky. Ha fatto bene, e non c’è nulla di cui scusarsi, e, infatti, con la benedizione di Berlusconi, non si è scusata». Perché sottolinea il giornalista «certi vizietti e simpatie non passano con gli anni. Gli uomini possono cambiare la pelle, non la testa e neppure il cuore. Per fortuna Milano non è questa roba qui. Ma il rischio che possa diventarlo c’è. Per questo, vale per Napoli, Torino, Bologna e tutte le altre città dove si vota, non è il momento dei sofismi e dei distinguo. L’Italia dei Pisapia, dei Vendola, dei Di Pietro, è un salto all’indietro di decenni, e pure pericoloso. Quella dei Fini e dei Rutelli più semplicemente non esiste, è un’operazione di potere a uso strettamente personale di lorsignori». Anche Berlusconi ha sostenuto Letizia Moratti. Massimiliano Scafi lo riporta nel suo “Brava Letizia a mostrare le unghie. Non parli di fango chi mi insulta”. A pagina 4 Luca Fazzo propone un viaggio nel passato di Pisapia e Boeri i due trascinatori del Pd a Milano. “Storie di estremisti: ecco Pisapia e Boeri negli anni di piombo”.

Il gesto della Moratti divide la stampa vicina al centrodestra. Il quotidiano dei professionisti, ITALIA OGGI, fa la sua rassegna stampa e dimostra come Libero e Il Foglio si sono schierati contro il Sindaco, invece il Giornale applaude. Secondo il pezzo “La Moratti spiazza i giornali amici”, l’unico quotidiano ad essere stato neutrale è stato invece Il Tempo. I commenti sono affidati a Pietro La Porta e Pierluigi Magnaschi. Il primo, nel suo pezzo “Terrorismo chic alla milanese”, va giù duro con quello che lui chiama il vizio della buona società milanese. La Porta ragione facendosi questa domanda: «qual è l’azione più grave, rubare un’auto o frequentare terroristi? Per Letizia evidentemente il furto è più grave, altrimenti avrebbe subito ricordato le frequentazioni del suo avversario, usate invece come ripiego. Così riaffiora un vecchio vizio della buona società milanese «ben rappresentato dalla Letizia Moratti, secondo la quel prendere l’aperitivo con un delinquente che un minuto prima ha ucciso un carabiniere potrebbe essere chic e comunque è secondario rispetto al rubare. Questa doppia morale è in vigore nei salotto ambrosiani sin dai tempi di Giulia Maria Crespi». La Porta non risparmia neppure Pisapia. «Basterebbe ricordare che tra i sostenitori di Pisapia vi sono proprio i sopravvissuti fra i kapò che firmarono il vergognoso manifesto che lubrificò il movente del sicario di Calabresi. Ma questo naturalmente, farebbe arricciare il naso nei salotti come pure in arcivescovado e persino alla direzione del Corsera e della La Stampa. E’ il solito problema degli italiani, costretti a scegliere fra i codardi e imbecilli senza una morale». Pierluigi Magnaschi, invece, nel pezzo “Mentre viene giù il mondo litigano su un furgone” si lamenta del fatto che mentre Microsoft compra Skype, la Philips cede la sua divisione televisori ai cinesi, la Scozia vuol fare un referendum per staccarsi della Gran Bretagna, la Finlandia propone di sa sospensione di Schengen, la Grecia, il Portogallo e l’Irlanda hanno l’acqua alla gola, i politici e i giornali italiani si accaniscono su un furgone.

“Banditi a Milano” è il titolo di apertura del MANIFESTO, mentre la foto è quella famosa dei manifesti elettorali “Via le Br dalle procure”. S legge nel sommario che rinvia alle pagine 2 e 3 dedicate alla campagna elettorale: «”Frequentava terroristi”, “brava Moratti”: lei conferma, Berlusconi applaude. Pisapia ribatte: “Io ho rinunciato a un’amnistia per affrontare un giudizio di merito ed essere assolto con formula piena. Il premier no”. Da Napoli il presidente del consiglio rilancia la calunnia contro l’avversario di Milano. E nella sfida partenopea difende l’abusivismo annunciando una legge contro le demolizioni delle case». L’apertura delle due pagine è dedicata a “Il governo dell’abuso di potere”, mentre caso Milano è a pagina 3 “Berlusconi aizza Moratti: «Pisapia amico dei terroristi e dei violenti – Per il Pdl è scontro totale”. Di spalla “I figli delle vittime del terrorismo sono tutti con Pisapia”. Scrive Luca Fazio: «A Giuliano Pisapia sta succedendo qualsiasi cosa. Deve rispondere di accuse surreali. Violente. Scorrette. Ma, come dice Umberto Eco, che purtroppo non fa l’istruttore delle signore delle borghesia milanese, “ormai mi aspetto di tutto, queste sono elezioni in cui Berlusconi si gioca la faccia”(…)»  e dopo aver passato in rassegna le accuse di Berlusconi e Moratti, oltre che le reazioni di Lega e parte del Pdl continua: «(…) Possono simili idiozie essere utilizzate per cercare di spostare o spaventare il cosiddetto elettorato moderato? Tra poche giorni lo verremo a sapere – al centrodestra mancherebbero 3-4 punti percentuali per vincere al primo turno – e se fosse così anche questa volta, allora sarebbe davvero il caso di espatriare. (…)», infine, «(…) Tutti gli esponenti del governo, con la spavalderia cafona che li contraddistingue, stanno infangando l’immagine di Pisapia, il quale anche ieri ha scelto di rispondere col codice in mano, dicendo che lui è stato assolto mentre Berlusconi è stato amnistiato. (…) La sensazione è che questa risposta potrebbe non essere sufficiente a convincere chi non ha la capacità di entrare nelle pieghe della storia, quand’anche falsificata ad arte, e rimane incollato alla tv domandandosi con aria smarrita se «è vero quello che dice la Moratti». Non è vero, ma basta questa domanda a mettere paura. (…)» e conclude: «Se vince in queste condizioni, santo subito».

E inoltre sui giornali:

ABUSIVISMO
LA REPUBBLICA – “Niente demolizioni per le case abusive”: il premier va a Napoli e subito promette di fermare le ruspe «fino alla fine dell’anno, per valutare la situazione e rimediare». Cosa ci sia da valutare, è un mistero. È tutto chiarissimo come giustamente sottolinea Giovanni Valentini nel suo “L’offerta dell’impunità”: «nella furia propagandistica di una campagna elettorale a colpi bassi, avvelenata da un’escalation di violenza ideologica e verbale, l’ultima sortita di Silvio Berlusconi a Napoli è insieme un’offerta d’impunità, un voto di scambio e un’istigazione a delinquere». La legge che dovrebbe bloccare l’abbattimento di 67mila alloggi abusivi in Campania è stata in effetti interpretata così anche dal Carroccio: il cavaliere «dovrà parlarne anche con noi, personalmente sono contrario a fermare gli abbattimenti già disposti e che tra l’altro non avrebbero potuto essere sanati neppure nei precedenti condoni» sono state le parole di Calderoli, sulla cui linea si è schierata la Lega. «Non penso proprio che la Lega possa votare in Parlamento una sanatoria sull’abusivismo edilizio» ha insistito Castelli. Borghezio parla di «una grandissima cazzata». Eleganza a parte, è un fatto che sarebbe una trovata poco intelligente. “Più spese, più morti, più camorra ecco il prezzo dei condoni-massacro”: è l’intervista a Vezio De Lucia, urbanista: «quando vado all’estero non riesco nemmeno a raccontare quello che succede in Italia. Mancano le parole perché i concetti non sono traducibili».

SPIAGGE
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 6 pezzo di Mario Sensini: “I diritti sulle spiagge ridotti a venti anni”. Leggiamo: “Sugli edifici e le strutture realizzate sugli arenili in regime di concessione sarà possibile esercitare il diritto di superficie, ma per un periodo di tempo assai più limitato, 20 anni, rispetto ai 90 anni previsti nel testo originario del decreto sullo sviluppo approvato la scorsa settimana dal governo. Un periodo al termine del quale le concessioni demaniali marittime, con i relativi diritti di superficie, sarebbero di nuovo messe sul mercato con un’asta pubblica aperta a tutti i concorrenti europei. Sarebbe questa la «mediazione» raggiunta tra l’esecutivo e gli uffici del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, cui spetta il compito di controfirmare il decreto che avvia una parte delle riforme previste dal Piano nazionale, tra le quali il nuovo regime per la gestione delle aree del demanio marittimo. Quello dei diritti di superficie era sostanzialmente l’unico aspetto problematico sottolineato dal Quirinale nel vaglio del provvedimento, che ora potrà essere emanato formalmente. «Credo che domani (oggi per chi legge, ndr) il decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale» , ha confermato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, senza fornire dettagli sulle modifiche che sarebbero state concordate sul testo del provvedimento.

EUROPA
IL MANIFESTO – Due pagina, la 6 e la 7 e l’editoriale di Marco D’Eramo per parlare di quello che sta succedendo nella Ue tra libera circolazione, con il nord Europa che chiede regole più severe e la crisi economica che sta investendo Grecia, Portogallo e Irlanda. Nel suo editoriale che inizia in prima pagina “L’armata Bundesbank” si legge: «Là dove 70 anni fa la possente Wehrmacht aveva fallito è riuscita oggi la discreta Bundesbank. Un tempo i principati si conquistavano con le armate, oggi bastano gli ultimatum dei creditori. I banchieri tedeschi impongono la loro dura legge con la stessa prussiana sicumera degli Junker guglielmini, i von Moltke e gli Hindenburg. Gli invisibili gnomi di Francoforte hanno piegato nazioni dove le divisioni tedesche non erano mai arrivate, come Irlanda e Portogallo. (…) Oggi Grecia, Irlanda e Portogallo sono state assoggettate dalle cambiali. Perché assoggettate? Perché qualunque governo gli elettori abbiano scelto, qualunque politica abbiano votato, devono comunque sottostare alle condizioni della Banca centrale europea, devono decurtarsi gli stipendi, dimezzare le pensioni, privarsi della sanità pubblica, chiudere scuole, biblioteche, ospedali. (…) il problema è questo: i banchieri che t’impongono l’austerità non sono stati eletti da nessuno, nessuno li può mandare a casa. Cosa può fare contro Jean-Claude Trichet (e domani contro Mario Draghi) un greco o un portoghese o un irlandese? Non c’è nessun governo eletto da far cadere. Altro che Europa del capitale! Stiamo assistendo a una dittatura informale del capitalismo (…)». E continua: «(…) E poi c’è un versante che nemmeno la potente Germania controlla. Un tempo c’era sempre un esercito (o una flotta) più potente del tuo, come tante volte ha sperimentato la Germania. Oggi c’è sempre un capitalismo più forte del tuo. È quello delle agenzie di rating, Moody’s e Standard & Poor’s. (…) Il problema è che queste agenzie di rating sono imprese private, possiedute da privati, spesso proprietari di Hedge Funds: (…) un 81enne miliardario del Nebraska determina se tua nonna perderà la pensione a Portogruaro o Ariano Irpino. Di nuovo un problema di democrazia. (…)». Nelle due pagine l’apertura è dedicata all’articolo “L’Europa si chiude a riccio”, la commissione di Bruxelles si prepara ad approvare limitazioni alla libera circolazione: «Schengen, cioè la libera circolazione delle persone nei 25 paesi che aderiscono all’accordo (22 dell’Unione europea, più Svizzera, Norvegia e Islanda) verrà limitato. Per il 24 giugno, giorno di un prossimo consiglio dei ministri, la Commissione presenterà delle proposte “concrete”. Ormai, la possibilità di chiudere temporaneamente le frontiere interne non sarà solo legata, come ora, a precise “minacce all’ordine pubblico”, ma potrà dipendere dalla “incapacità” di un paese a controllare le frontiere esterne o in caso di una pressione migratoria “improvvisa e inattesa” (…)»

DIRITTI UMANI
IL MANIFESTO – L’apertura di pagina 8 è dedicata alla presentazione del rapporto di Amnesty International “Amnesty presenta il conto” titola mentre l’occhiello ricorda: «Accusata l’Italia per il trattamento dei migranti, esaltate le rivolte in Nordafrica e Medioriente». Nell’articolo di Geraldina Colotti che passa in rassegna alcuni passaggi del rapporto illustrati durante la conferenza stampa di presentazione si legge: «”la vera forza motrice della lotta per la difesa dei diritti umani sono proprio le comunità più colpite dalle violazioni”, a cui Amnesty dedica il volume. Con la loro determinazione e caparbietà, infatti, queste persone hanno dato fiducia a milioni di altre “e hanno reso difficile per gli stati ignorare la sempre più forte richiesta di un cambiamento, che sia finalmente sostanziale e irreversibile” (…)».

SICUREZZA
LA STAMPA – «Niente carcere obbligatorio per gli accusati di omicidio», è il taglio centrale della prima pagina. La sentenza della Corte Costituzionale: illegittimo l’obbligo del giudice di disporre la sola custodia cautelare in cella in caso di gravi indizi di colpevolezza. Maroni: «Sono allibito». Il commento è del giurista Carlo Federico Grosso, che ricorda: «Fino alla condanna nessuno è colpevole». Scrive Grosso: «Apparentemente la decisione può stupire. In realtà essa è invece coerente con quanto i giuristi ritengono, comunemente, con riferimento ai provvedimenti giudiziari di natura cautelare». Principi come: «La libertà personale è diritto inviolabile di ciascuna persona; la presunzione di non colpevolezza costituisce, a sua volta, diritto fondamentale di garanzia riconosciuto dalla Costituzione. Evitare che coloro nei confronti dei quali esistono pesanti indizi di colpevolezza per reati gravi si diano alla fuga, inquinino le prove, ripetano i reati». Per questo «la decisione della Corte Costituzionale appare ineccepibile. Vietare al giudice di considerare elementi specifici relativi ai singoli casi concreti per disporre la misura cautelare restrittiva della libertà idonea alle necessità di prevenzione, che sia tuttavia la meno lesiva possibile della libertà personale, viola sia la norma costituzionale che riconosce il diritto di libertà, sia quella che prevede che nessuno può essere considerato colpevole fino alla condanna definitiva, e la cui libertà personale sino a tale condanna non può essere, pertanto, di regola ristretta».

SOSTENIBILITÀ
AVVENIRE – a pagina 3 pubblica un’inchiesta sul tema della sempre maggiore attenzione delle imprese all’impatto ambientale e sociale. In quattro aziende su cinque i manager dichiarano che la responsabilità deve essere parte delle strategie per una crescita a lungo termine, più della metà si dice convinto che agire rispettando persone e ambiente è di per sé una cosa giusta. Le buone pratiche di Eni, Enel e Intesa SanPaolo per l’impatto ambientale, di Luxottica e Telecom Italia per il welfare azendale.

IMMIGRAZIONE
AVVENIRE – “Più controlli ai confini? L’Europa ancora divisa” è il titolo di pagina 5 sul nulla di fatto dopo il consiglio straordinario dei ministri dell’Interno europei. Il problema centrale non è la sospensione temporanea del trattato di Schengen, ma stabilire i criteri. Contro qualsiasi modifica della libertà di circolazione si sono schierati solo Malta, Belgio e Spagna. Ora toccherà alla Commissione stilare una proposta che però non sarà facile avere pronta per la riunione del 9 giugno a Lussemburgo. L’Alto commissariato Onu precisa che “finora a Lampedusa sono sbarcate solo 33mila persone”. La Caritas intanto denuncia l’allarme tratta per i minori stranieri, costretti all’accattonaggio e allo spaccio.


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