Mondo

Il Belgio contro l’acquisizione illegale di terre arabili

Una prima assoluta. Parla la relatrice Olga Zrihen

di Joshua Massarenti

BRUXELLES – Oltre 40 milioni di terre arabili sfruttate ogni anno, milioni di ettari espropriati ai contadini da governi e multinazionali senza scrupoli. Di fronte all’assenza di un quadro legislativo internazionale, il Parlamento belga ha deciso di dare l’esempio diventando il primo paese occidentale a adottare una proposta di risoluzione contro l’accaparramento delle terre nei paesi in via di sviluppo. Su iniziativa della senatrice socialista Olga Zrihen, la proposta di risoluzione è stata adottata ieri all’unanimità dal Senato belga.

Il testo, non ancora disponibile sul sito del Senato ma che Vita si è procurato (in allegato), “chiede al governo [belga] di incoraggiare i paesi partner della nostra cooperazione allo sviluppo a sostenere le proprietà agricole familiari del mondo rurale”, “a partecipare al rafforzamento delle capacità di negoziazione dei governi implicati” nelle transazioni di terre arabili con multinazionali straniere e di sostenere questi paesi nella loro volontà “di rafforzare la loro amministrazione fondiaria e la loro legislazione sui diritti fondiari per premunirsi contro ogni perdita di controllo delle loro terre agricole”.

La proposta di risoluzione chiede inoltre al governo belga di assicurarsi che “i negoziati” tra i governi sostenuti dalla cooperazione belga e le multinazionali “si svolgano nella trasparenza e che il Parlamento nazionale” di questi paesi, “la società civile, le organizzazioni contadine e le organizzazioni femminili possa far sentire la loro voce”. Sulla vicenda Vita ha intervistato la relatrice della proposta di legge.

Vita: Perché una proposta di risoluzione contro l’accaparramento delle terre?
Olga Zrihen
: L’accaparramento illegale delle terre arabili è un fenomeno drammatico che rischia di compromettere seriamente la sicurezza alimentare di molti paesi in via di sviluppo e favorire ulteriormente la speculazione finanziaria sui beni di prima necessità.

Pensiamo al Mali. Dall’oggi all’indomani, centinaia di contadini maliani hanno visto le loro terre occupate da bulldozer dopo che la compagnia libica, Malibya, sussidiaria a Bamako della Libya Africa Investment Portfolio (Lap), ha acquisito il diritto esclusivo per 50 anni di gestire 100mila ettari di terra nella regione di Ségou.

Purtroppo non esiste nessun quadro legislativo a livello internazionale per combattere queste derive. Del resto lo stesso termine “accaparramento delle terre” non è ammesso nelle istanze internazionali, nemmeno alla FAO. Ci vuole un dispositivo che ponga fine a questo fenomeno che viola diritti fondiari o orali non rispettati dai governi e dalle multinazionali. Purtroppo in Africa la classe politica presta poca attenzione ai diritti dei contadini.

Ma vendendo le loro terre a destra e a manca compromettono il futuro dei loro paesi. Nel mondo c’è già un miliardo di esseri umani che soffrono la fame. La posta in gioco è enorme. Voglio ricordare che oltre alle conseguenze drammatiche sulle popolazioni locali e il mondo contadino, l’accaparramento delle terre rischia di vanificare gli sforzi finanziari dei paesi ricchi per combattere la fame e la povertà.

Vita: Quali ricadute avrà questa risoluzione?
Zrihen
: Si tratta di un’iniziativa senza precedenti in Occidente e nei paesi sviluppati. Da questa iniziativa può nascere una proposta di legge che vincoli gli aiuti allo sviluppo del Belgio alla necessità da parte dei governi dei paesi che aiutiamo di inquadrare legalmente le transazioni delle terre arabili. Il secondo obiettivo è che la nostra idea possa essere ripresa a livello europeo, per poi diffondersi negli Stati membri e far sì che gli aiuti nazionali siano vincolati per legge alla lotta contro l’accaparramento illegale delle terre.

Non è una battaglia impossibile. Nei paesi del Sud del mondo potrebbero seguire l’esempio della Repubblica del Congo. Il principio di concertazione libera e informata delle popolazioni sulla vendita delle foreste è iscritto nella legislazione congolese. Si tratta di un caso unico al mondo che andrebbe applicato alle terre arabili.


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