Volontariato
Contro la fame in Etiopia
Nel Corno dAfrica una gravissima carestia miete vittime innocenti
di Redazione
L a fame ferisce ancora una volta il Corno d?Africa, minacciato da una grave siccità che mette a repentaglio la vita di 10 milioni di persone. Ong e Nazioni Unite hanno lanciato l?allarme, appellandosi agli Stati e ai cittadini di tutto il mondo perché contribuiscano ad alleviare le sofferenze delle popolazioni delella regione, e soprattutto dell?Etiopia, un Paese che negli ultimi vent?anni ha avuto più di un milione di morti per carenze alimentari e un altro milione di rifugiati a causa della guerra che la contrappone da decenni alla vicina Eritrea.
L?Etiopia oggi è un Paese allo stremo: su un territorio che è più di tre volte l?Italia, per lo più desertico, vivono 60 milioni di abitanti; la mortalità infantile supera il 10%, il debito estero è pari a 173 dollari pro capite e la dipendenza alimentare da altri Paesi supera il 20%. Le cifre sulla mortalità infantile nell?intero Corno d?Africa diffuse dall?Unicef sono impressionanti: in Etiopia 1,4 milioni di bambini sotto i 5 anni rischiano di morire da un momento all?altro se non si interverrà a fermare la carestia; in Somalia, se non pioverà a sufficienza, nelle prossime due settimane 1 milione di persone rischia la vita, di cui 300 mila sono bambini; in Eritrea più di mezzo milione di persone sono a rischio, soprattutto i 300 mila sfollati che vivono nella zona di confine contesa con l?Etiopia; in Kenya oltre 700 mila persone hanno bisogno di assistenza, tra cui 100 mila bambini sotto i 5 anni. Se la situazione non migliorerà, altri 2 milioni di persone saranno in pericolo. Le Ong di tutto il mondo, le agenzie umanitarie dell?Onu e la Caritas sono mobilitate da tempo per raccogliere aiuti, ma lottano in questi giorni contro le inefficienze e i ritardi nella distribuzione che penalizzano gli sforzi della comunità internazionale. Il segretario delle Nazioni Unite Annan ha dichiarato lo scorso 10 aprile che la comunità internazionale ha risposto in maniera adeguata alla richiesta di aiuti, ma le derrate consegnate non sono state distribuite correttamente. Guerre e mancanza di sicurezza, infatti, contribuiscono a rendere precaria la situazione.
Le Ong di sviluppo dell?Unione Europea, tuttavia, accusano la Ue e l?Occidente in generale di non fare abbastanza: «Milioni di persone rischiano di morire di fame in Etiopia, se il mondo continuerà a non reagire» hanno scritto in un documento i rappresentanti di oltre 900 organizzazioni dei 15 paesi dell?Unione riunite nel Comitato di collegamento delle Ong (Clong). «Non è il momento di concentrarsi sugli errori del passato ma di agire immediatamente, finché si è ancora in tempo ad evitare una tragedia pari a quella del 1984-85». Le preoccupazioni delle Ong riguardano le riserve espresse da molti ministri europei sul fatto che eventuali aiuti potrebbero essere utilizzati dagli eserciti di Etiopia ed Eritrea per continuare la loro guerra di confine.
«Questo continente soffre ogni giorno per fame, calamità naturali, e anche guerre» dice don Antonio Cecconi della Caritas Italiana. «Ma noi non possiamo ricordarcene solo quando nei nostri schermi appaiono scheletri o cadaveri».Per questo la Caritas italiana, nel quadro di un vasto progetto in tutta l?area del Sahel, sta realizzando anche in Etiopia interventi soprattutto nel settore socio-sanitario.
Per aiutare l?Etiopia e il Corno d?Africa effettuare versamenti su questi conti correnti: Unicef cc postale 745000 intestato a Unicef-Italia, causale ?Emergenza Corno d?Africa?, per donazioni con carte di credito, tel. 06.478091; Caritas Italiana, cc postale 347013 intestato a Caritas italiana, viale F.Baldelli 41, 00146 Roma, specificando nella causale ?Etiopia?.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.