Non profit

Disunione Europea

La vicenda dei profughi allontana l'Italia dai partners Ue

di Franco Bomprezzi

Continua l’incertezza, a dir poco, sulla sorte dei migranti tunisini. I permessi italiani non piacciono a Bruxelles, interviene anche il presidente Napolitano. La situazione è tutt’altro che risolta. Ecco come i giornali del lunedì affrontano il tema.

“I timori del Quirinale sull’Europa” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. Bruxelles scrive all’Italia e frena sui permessi. Maroni: niente di nuovo. In sommario: Napolitano chiama Frattini: più cautela, salvaguardare l’Unione. I servizi da pagina 2 a pagina 5. La Lega invece alza ancora il tiro. Titolo che apre pagina 2: “Riportiamo a casa i soldati per difendere i nostri confini”. La proposta è del ministro Calderoli, che riceve una replica piuttosto pasticciata del ministro della difesa La Russa, d’accordo sul ridimensionamento della nostra presenza nelle missioni militari all’estero, ma che non si sbilancia sull’eventuale uso dell’esercito in funzione anti-immigratoria. Le opposizioni protestano all’unisono. Interessante il pezzo dell’inviato Giuseppe Sarcina: “Il business scafista: 20 milioni in tre mesi”. “Dal 14 gennaio a oggi, il giorno nello stesso tempo della rivoluzione dei ciclamini e della partenza del primo battello per Lampedusa, il fronte del porto tunisino ha messo le mani su almeno 18-20 milioni di euro – scrive Sarcina – L’equivalente del fatturato bimestrale di una media impresa europea, ma da queste parti una somma in grado di scompaginare il fragile equilibrio socioeconomico, costruito su una trentina di grandi alberghi per il turismo «tutto compreso» , il traffico di benzina con la Libia (ora fermo), un po’di pesca, qualche spezzone di agricoltura e un pulviscolo di attività commerciali a basso rendimento. Il «business clandestino» è cominciato in modo artigianale: una decina di pescatori-scafisti pronti a ritornare al vecchio «mestiere» ; un po’di ragazzotti con precedenti penali per reati minori. Insomma un’organizzazione elementare che la polizia avrebbe potuto smantellare, se solo avesse esercitato un centesimo dell’ordinaria repressione sperimentata nei 23 anni del regime di Ben Alì. Forse è venuto il momento di chiedersi perché non lo ha fatto e non lo fa”. A pagina si chiarisce: “Permessi temporanei, gelo UE «Non validi in area Schengen»”. In basso Fiorenza Sarzanini riferisce la posizione del ministro dell’Interno: “Maroni: «Una risposta che non sorprende»”. Maroni fa capire che non ha intenzione di mollare e che non gli interessano gli aiuti economici: “E’ chiaro che bisogna predisporre un piano di investimenti, soprattutto per aiutare i Paesi in crisi e cos’ convincere i giovani a rimanere nelle loro terre d’origine. Ma la nostra necessità riguarda la condivisione dell’accoglienza, la possibilità di contare su progetti condivisi”. A pagina 5: “Napolitano preoccupato per i rapporti con la Ue”. Scrive Marzio Breda: È molto preoccupato, Giorgio Napolitano, dopo aver letto al suo rientro da Budapest certe esasperate dichiarazioni dei membri del governo sulle risposte dell’Unione Europea al decreto varato da Roma per tamponare l’emergenza immigrati. Una piccola guerra verbale cominciata con l’ultimatum di Silvio Berlusconi: «La Ue ci aiuti o è meglio dividerci» . Proseguita poi con la staffilata all’Eliseo di Roberto Maroni: «Se la Francia non s’impegna esca da Schengen» . E culminata infine con la sortita di Roberto Calderoli, che ha proposto di ritirare il nostro contingente dal Libano e di schierare quei soldati lungo i confini nazionali per fermare i profughi. Un premier e un paio di ministri che alimentano un’escalation di segno antieuropeo pericolosa per la credibilità e per lo stesso ruolo del Paese nei confronti dei nostri partner più diretti. Una rincorsa da fermare, ha pensato il presidente della Repubblica. Il quale ha spiegato ieri i suoi timori al ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha chiamato al telefono dopo aver sondato il rappresentante diplomatico italiano presso la Ue, l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci. Due colloqui per mandare un segnale e per sottolineare l’attenzione e l’ansia con cui segue questa prova di forza”. Ma bisogna arrivare a pagina 17, nella pagina degli Esteri aperta dai disordini in Siria, per trovare una analisi molto lucida, di Giulio Sapelli: “Quel patto (mancante) tra Ue e Africa”. Scrive Sapelli: “Solo un patto fra Europa e Africa, senza estremismi e improvvisazioni, potrà lentamente creare un’ordine che consenta di regolare e limitare i flussi migratori e nel contempo creare nuova occupazione. Un compito difficile e immenso. Occorre armarsi di ragionevole sopportazione e di sacrificio perché le nostre consuetudini saranno sottoposte a limitazioni e trasformazioni. Se non faremo così la democrazia diventerà incompatibile con lo sviluppo sociale ed economico e lo spettro della dittatura si affaccerà anche in Europa”.

“Profughi, l’Europa boccia l’Italia” è l’implacabile titolo de LA REPUBBLICA che nel sommario riferisce: “Appello di Napolitano: no a dispetti e ritorsioni, serve una visione comune”. I servizi a pagina 11 e 12. Il governo è «in rotta di collisione con l’Europa», scrive Giampaolo Cadalanu. Fra poche ore il ministro Maroni cercherà «di far scattare il meccanismo di “solidarietà obbligatoria” sulla base della direttiva 55. Ma l’Europa ha già chiuso la partita: i migranti arrivati a Lampedusa e nel sud Italia sono spinti da ragione economiche, non dalla guerra. Dunque non è applicabile la ripartizione automatica nei paesi Ue». Lo ha scritto Cecilia Malmstrom: «Al momento non sussistono le condizioni per attivare la direttiva 55… ma Bruxelles ha già attivato meccanismi per contribuire ad affrontare una situazione effettivamente molto difficile sul piano umano, economico». Pacata la risposta di Maroni e quella di Frattini che dice: «continuiamo a sollecitare l’unione perché comprenda che la questione immigrazione non è solo una questione economica ma soprattutto una questione politica». Oggi il ministro degli esteri tedesco, Hans Peter Friedrich, in un’intervista ha spiegato chiaramente che «l’Italia deve risolvere da sola il suo problema… con 23mila migranti l’Italia non è inondata, ma sta violando in modo eclatante il diritto d’asilo europeo». Dello stesso avviso Michael Stuermer, intellettuale tedesco di centrodestra intervistato da LA REPUBBLICA: «Berlusconi parla così dell’Europa? Allora chiariamo bene che l’Italia ha bisogno dell’Europa più di quanto l’Europa ha bisogno dell’Italia». Che ha violato per prima il trattato di Schengen: «noi tedeschi durante la crisi del Kosovo abbiamo accolto da soli oltre 500mila persone. E non ci siamo lamentati dicendoci lasciati soli dall’Europa». A fianco, il cardinale Paul Poupard si dice deluso dalla Francia: «Quante persone dovranno morire ancora perché l’Europa si svegli ed intervenga per porre fine a una simile tragedia?… Non bisogna fare i Ponzio Pilato o rifugiarsi in deprecabili scaricabarile». Nel suo retroscena, Claudio Tito descrive un presidente della repubblica preoccupato dalla minaccia di Berlusconi di far esplodere il progetto Ue: «Il mio animo» dice Napolitano, «è per un pegno forte dell’Italia in Europa affinché il nostro paese continui tenacemente a perseguire una visione comune… anche in tema di immigrazione. Tutto questo senza nemmeno prendere in considerazione posizioni di ritorsione, dispetti, divisione o addirittura separazione». Il commento è di Gad Lerner (“Il paese dei camaleonti”): «Di fronte a Sarkozy e alla Merkel in camicia verde, i camaleonti della destra reagiscono cambiando colore: si appellano ai principi della Ue che fino a ieri dileggiavano, nelle campagne contro la moneta unica e gli “euroburocrati” di Bruxelles». I dirigenti del centro-destra non sono dunque credibili né li ha aiutati l’aver gridato al lupo diffondendo cifre epocali che poi si sono rivelate lontanissime dalla realtà.

La posizione de IL GIORNALE è affidata a un editoriale di Magdi Cristiano Allam: «Ribelliamoci all’Europa per evitare un’invasione» è il titolo. Scrive Allam: «Basta ipocrisie! Bene fa Berlusconi ad ammonire che l’Italia potrebbe uscire dall’Unione Europea nel momento in cui veniamo abbandonati di fronte all’emergenza clandestini» e ancora «Basta ipocrisie! Che ce ne facciamo di un’Europa che si vergogna delle proprie radici giudaico-cristiane», «Basta ipocrisie! Ribelliamoci al falso mito del profugo onnipotente di fronte al quale il mondo intero dovrebbe inchinarsi automaticamente accogliendo tutte le sue richieste senza battere ciglio», «Basta ipocrisie! Rifondiamo queste Nazioni Unite che sono un mostro politico multi-cefalo legittimante di dittature che violano flagrantemente il loro stesso Statuto, onerosissimo, corrottissimo e inefficientissimo», «Basta ipocrisie! Lo sanno i nostri politicanti di sinistra e i nostri magistrati ideologizzati che le decine di migliaia di clandestini che giacciono sui fondali del Mediterraneo avevano pagato centinaia di euro per salire su quelle carrette del mare prima di morire affogati?»; per concludere «Basta ipocrisie! Caro Berlusconi vai avanti fino in fondo nella tua denuncia del lassismo e della miseria di quest’Europa». I servizi che approfondiscono il tema sono a pagina 10: «L’Europa ci scarica: tenetevi i clandestini» è il titolo di apertura della pagina; «i ribelli all’Italia: li fermiamo noi, da Gheddafi primo sì alla tregua».

Sotto al titolo “Il business in Egitto e Tunisia  resta una priorità  per l’Italia”  su IL SOLE 24 ORE Micella Cappellini sostiene che «Non solo il cambio di regime non peggiorerà le relazioni economiche fra questi Stati e il nostro Paese, ma addirittura potrebbe renderle ancora più strette.  Rivoluzioni come opportunità, addirittura come buon momento per investire, non per stare alla finestra. Il cambio della guardia in Egitto, ad esempio, si sta rivelando salutare per tutte le forze economiche in campo. Quanto alla Tunisia, i  contatti  iniziati fra il governo  italiano e quello tunisino per la questione degli sbarchi possono rivelarsi un‘occasione storica per attuare una cooperazione economica a ampio respiro. L’Italia se saprà giocare ben le proprie carte potrebbe sostituirsi alla Francia, troppo compromessa con la dirigenza del deposto Ben Al, nel ruolo di interlocutore chiave». IL SOLE 24 ORE  prende le mosse dalla Guida Rischio Paese 2011 (presentata il 14 aprile a Milano) di Coface, la società di assicurazioni che gestisce le garanzie pubbliche all’esportazione per conto della Francia. «il commercio estero può fare ancora molto per la crescita italiana – dice Riccardo Carradori, a.d. e d.g. di Coface – ma è necessario che il baricentro degli scambi trovi un equilibrio fra i mercati maturi dei Paesi industrializzati e le economie più dinamiche dei Paesi emergenti».

“Rifugiati, l’Europa gela l’Italia”. LA STAMPA apre con la risposta della commissaria europea Cecilia Malmstrom, responsabile per l’immigrazione, alle critiche del governo italiano: il decreto sui permessi non fa scattare «automaticamente» la libera circolazione nell’area Schengen. LA STAMPA intervista Emma Bonino, ex commissaria Ue, che dice: «C’è un problema di credibilità. L’Italia non può pensare che l’Europa sia un taxi dove si sale quando serve e si scende quando non si ha più bisogno. La posizione del governo francese che non vuole migranti se non sono in grado di sostenersi è la stessa che aveva il ministro Maroni quando c’era il problema dei romeni». Il caos di questi giorni secondo Bonino è «il prezzo che tutta l’Europa paga per non avere deciso una linea comune» in materia di immigrazione. «Anche nell’ultimo trattato di Lisbona ratificato dai 27 Paesi membri viene detto che ognuno decide per sé».

E inoltre sui giornali di oggi:

LIBIA
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 16 titolo inquietante: «Sarkozy pronto ad accettare che Gheddafi resti al potere». Scrive Stefano Montefiori: “Il sistema di potere a Tripoli non si è sgretolato, le truppe fedeli al Colonnello continuano a combattere, i prolungati bombardamenti della Nato rischiano sempre più di colpire innocenti e lo stesso segretario generale dell’Alleanza Anders Fogh Rasmussen riconosce che «una soluzione militare non esiste» . È quindi il momento di abbandonare l’intransigenza e fare spazio al realismo: il presidente francese Nicolas Sarkozy, con una svolta poco pubblicizzata ma forse decisiva, è pronto ad accettare che Gheddafi resti al potere, durante una fase di cessate il fuoco che permetta le trattative tra il governo di Tripoli e gli insorti di Bengasi. Cade quindi la pregiudiziale, fino a pochi giorni fa ribadita con fermezza da Sarkozy, dal premier britannico David Cameron e dal presidente americano Barack Obama, di una partenza immediata di Gheddafi, preliminare a qualsiasi fase diplomatica. Lo ha confidato venerdì scorso lo stesso presidente francese a Vincent Jauvert, inviato speciale del Nouvel Observateur, in una delle frequenti conversazioni off di Sarkozy con la stampa”.

MARCEGAGLIA
LA REPUBBLICA – Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, lanciando le assise degli industriali come moento di confronto e mobilitazione, ha detto ieri che il paese è diviso, stenta a crescere, che «le imprese sono sole come non mai». Montezemolo plaude, il governo prende le distanze (con Brunetta che difende l’operato dell’esecutivo, «autore di una delle politiche economiche anti-crisi migliori tra i paesi industrializzati»).

GUARDIA DI FINANZA
ITALIA OGGI – Le Fiamme gialle faranno gli accertamenti sul campo seguendo un galateo relazionale con i contribuenti. E’ quanto emerge dalle risposte fornite «in via ufficiale» della Guardia di Finanza alle domande di ITALIA OGGI sull’attività ispettiva delle Fiamme gialle. Secondo il pezzo “Gdf, con le buone si ottiene tutto”, il vademecum prevede accessi in abiti civili, ricerca costante di un dialogo con il contribuente e presenza del titolare durante l’accesso e le successive operazioni giornaliere di verifica». 


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