Volontariato

Piercing fai-da-te a rischio epatite C

L’infezione ha un periodo di incubazione di 10-20 anni ed è la causa del 40 per cento dei trapianti di fegato.

di Benedetta Verrini

La chiamano epidemia silenziosa, perché si sviluppa in sordina, in una generale mancanza di sintomi che si protrae anche per 10, 20 anni, e poi esplode in una forma acuta difficilmente curabile: è l?epatite di tipo C che, secondo le più recenti stime, attualmente circola nell?organismo di 2 milioni di italiani. «I dati che abbiamo a disposizione parlano del 3-3,1% della popolazione infettato, con punte che arrivano fino al 10-12% nelle zone del Sud», spiega il dottor Stefano Fagiuoli, gastroenterologo all?Ospedale-Università di Padova, realtà non profit che si occupa di svolgere un?intensa campagna informativa sulla malattia. Questi dati sono relativi alle generazioni più anziane della popolazione italiana, dai 50 anni in su perché, precisa il gastroenterologo, «tra i giovani l?incidenza dell?epatite C si è praticamente dimezzata, grazie a una cultura più sensibile ai controlli e alle sterilizzazioni, e credo che andrà sempre più riducendosi». Il vero problema della situazione italiana è che queste forme di epatite proliferano in una situazione di generale disinformazione e, nella maggior parte dei casi, chi è stato contagiato non sa di esserne portatore fino a quando non comincia ad accusare disturbi epatici, in uno stadio in cui la malattia ha già causato danni rilevanti. Il 20-30% delle persone affette da epatite cronica sviluppano la cirrosi epatica che può degenerare, nel 3-7 % dei casi, in epatocarcinoma, gravissima forma di tumore del fegato. «Purtroppo non siamo ancora in grado di eliminare l?epatite C: le cure che abbiamo a disposizione attualmente, in particolare l?Interferone, consentono di guarire soltanto il 40% dei malati», continua Fagiuoli. Non esiste insomma una cura completamente efficace e, a differenza dell?Epatite di tipo B, non esiste nemmeno un vaccino, perché il virus C è molto sfuggente, muta continuamente e riesce a sottrarsi alle difese del sistema immunitario. «Il contagio avviene attraverso il sangue», continua Fagiuoli, «quindi le trasfusioni, l?emodialisi, gli interventi chirurgici, la tossicodipendenza e tutte quelle forme di uso promiscuo di siringhe di vetro o di oggetti taglienti mettono a rischio di contagio. A questo possiamo aggiungere i rapporti sessuali promiscui non protetti e, per le generazioni più giovani, la pratica dei tatuaggi o dei piercing fatti in condizioni di sterilità non ottimali». L?informazione e la prevenzione sono fondamentali: non occorre un grande impegno per acquisire un atteggiamento più attento e rivolgersi a pedicure, a barbieri, a studi dentistici che possano garantire condizioni di perfetta sterilità; oltre a questo, le possibilità di curare l?epatite C aumentano se la diagnosi è precoce. «Abitare con una persona portatrice di epatite C non deve però trasformare la vita in un dramma», raccomanda Fagiuoli perché le precauzioni da prendere in famiglia sono solo quelle basilari come, ad esempio, l?uso strettamente personale degli oggetti taglienti. Una forte campagna di sensibilizzazione viene oggi promossa proprio dal Comitato EpaC, fondato meno di un anno fa da Ivan Gardini e Mauro Gentile, due persone ammalate di epatite C che si sono assunte l?impegno di creare un articolato sito Internet (www. epac. it) con informazioni e contributi medici continuamente aggiornati. A loro si deve anche la realizzazione di un servizio telefonico interattivo (039/6853000): digitando i tasti indicati dalla guida vocale, sarà possibile sapere cos?è l?Epatite C, quali esami clinici bisogna fare per verificare se si è portatori, i centri a cui rivolgersi. Ivan Gardini, che a 34 anni ha subìto, proprio a causa dell?epatite C, il trapianto di fegato, ha anche scritto, in collaborazione con Claudio Puoti, medico epatologo, il libro ?Epatite C, l?epidemia silenziosa?, un utilissimo manuale informativo sulla malattia. Info: tel. 071/72451- 7245600


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