Volontariato

Buon compleanno Servizio civile

Parla Diego Cipriani, ex direttore dell'Unsc, sui dieci anni dell'istituto: «Ma ora ci vuole una svolta»

di Daniele Biella

6 aprile 2001-6 aprile 2011. Il servizio civile volontario nazionale compie dieci anni, tra luci (i 300mila giovani avviati) e ombre (i tagli degli ultimi anni che hanno ridotto di molto le partenze, dai 46mila volontari del 2006 ai 17mila dello scorso anno. Vita.it ha chiesto un bilancio di questo decennio all’ex direttore dell’Unsc, Ufficio nazionale servizio civile, Diego Cipriani. 

Qual è la prima cosa che le viene in mente pensando ai 10 anni del Servizio civile nazionale?

L’enorme numero di ragazze e ragazzi che ha potuto fare questa esperienza, accogliendo la proposta dello Stato di dedicare un anno della propria vita al Servizio civile. È un forte segno che tale opportunità piace molto ai giovani. Già prima come obiettori, ora come volontari, i 300mila che sono partiti hanno coltivato la loro voglia di essere cittadini attivi e responsabili, una pratica che spero si porteranno dentro per l’avvenire.

Quanto le fa male vedere la difficile situazione odierna del Servizio civile?

Molto. Dopo la costante crescita dei primi anni e il picco del 2006, c’è stata una brusca frenata e oggi la contrazione non si arresta. Le difficoltà sono senza dubbio economiche, ma il vero problema è invertire la rotta, il compito principale della gestione attuale è risalire la china, con tutti i mezzi a disposizione. È una situazione che prescinde dal colore politico: la domanda che tutti ci dobbiamo fare è: lo Stato sta perseguendo politiche per i giovani?

Lei che risposta si dà?

Il fatto che il Servizio civile sia in cattive acque è una spia di quello che i giovani lamentano anche in altre sedi: la mancanza di prospettive per il loro futuro.

Per molti il Servizio civile sta diventando fenomeno di nicchia. È d’accordo con questa tesi?

Purtroppo sì. Ma se è solo per pochi, corre il rischio di diventare insignificante. Uso la stessa parola, ‘insignificante’, che ha utilizzato qualche settimana fa monsignor Mariano Crociata, Segretario generale della Cei, Conferenza episcopale italiana: è il termine adatto, perchè significa che perde consistenza e quindi efficacia.

A questo punto, ha senso festeggiare il decennale?

I compleanni si devono festeggiare. Il giorno dopo, però, si devono trovare nuove idee per risolvere i problemi. Il Servizio civile volontario, a differenza dell’obiezione di coscienza che è nel pieno della maturità (l’anno prossimo festeggia i 40 anni), è giovane ma è cresciuto troppo in fretta.

Da dove partire per rilanciare il Servizio civile?

Da un’ottica condivisa. Lo Stato centrale deve darsi da fare, ma anche le Regioni devono fare la loro parte. In questo senso, non condivido un atteggiamento che molti enti locali hanno avuto negli ultimi anni: concentrano i loro sforzi sul proprio Servizio civile regionale, poi criticano la mancanza di fondi di quello nazionale. È un comportamento quantomeno bizzarro. Bisognerebbe invece unire le forze: anziché moltiplicare a dismisura le iniziative a sé stanti, si dovrebbe trovare una linea più comune possibile.

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