Mondo

Compagnie Usa a Bush: sì a limiti emissioni

Ma il New York Times accusa il Presidente di dare ascolto solo a quelle più intransigenti

di Redazione

Ora George Bush, che continua ad opporsi all’idea di ogni taglio delle emissioni dei gas serra, dovra’ affrontare, nel coro di critiche nazionali ed internazionali alla sua posizione, anche una voce cui il presidente americano e’ tradizionalmente sensibile, quella di alcune grandi compagnie del settore energetico. Come scrive il ”New York Times” oggi, fra gli sconfitti dalla politica anti-Kyoto di Bush ci sono ”quelle compagnie che appoggiano un’azione del governo nella lotta al global warming ed hanno gia’ speso milioni di dollari in progetti volontari tesi alla riduzione dei gas serra”. Fra le compagnie che ”vogliono che gli Stati Uniti adottino una qualche politica di riduzione dei gas serra” ci sono gruppi petroliferi importanti come la Royal Dutch/Shell group e la Bp, scrive il Times, e societa’ fornitrici di energia elettrica come la Cinergy, Aep e Entergy. Tutti gruppi, ricorda il quotidiano newyorkese, che hanno volontariamente adottato misure per ridurre le proprie emissioni considerate responsabili dell’effetto serra e dei conseguenti cambiamenti climatici. Nel gruppo anche la texana Enron corporation, il cui presidente Kenneth Lay e’ amico personale di Bush ed uno dei maggiori donatori del partito repubblicano. Sentendosi ignorate dalla Casa Bianca, queste compagnie stanno rivolgendo la loro attenzione e la loro operazione di lobbying verso il Congresso, sperando che possa venire da Capitol Hill l’impulso ad una legge americana sul taglio delle emissioni. La maggioranza democratica al Senato considera il ”global warming” una ”priorita’ massima”, come ha detto il presidente della commissione Energia, Jim Jeffords, l’ex repubblicano che lasciando il partito ha dato la maggioranza ai democratici. Non e’ che gli ”executives” di queste compagnie non condividano il giudizio negativo di Bush sul protocollo di Kyoto, considerandolo potenzialmente pericoloso per l’economia americana ed ingiusto quando non impone riduzione ai paesi in via di sviluppo. Ma, essendosi ormai convinti che la riduzione dei gas serra sia ormai ”inevitabile”, ritengono sbagliata la linea del rifiuto totale scelta dal presidente dopo il suo ”Kyoto e’ morto” dello scorso marzo, senza invece cercare di ”riparare agli errori” ottenendo, in cambio delle riduzioni, ”concessioni sulle altre regolamentazioni ambientali”. La linea massimalista di Bush ha portato, la scorsa settimana a Bonn, gli Stati Uniti a rimanere a bordo campo. ”Quello che il mondo del business vuole e’ la certezza di una politica, Bush ha solo immesso un fattore di turbolenza” spiega un esperto di ambiente che lavora per una di queste multinazionali. Ma non e’ tutto. Queste compagnie lamentano il fatto che, siano state completamente escluse dal processo decisionale della Casa Bianca, rivela ancora il Times, dove invece sono state recepite le idee solo delle compagnie che si oppongono in modo totale alle riduzioni delle emissioni. Cosa che la Casa Bianca smentisce nettamente: ”noi stiamo valutando la questione molto seriamente e stiamo ascoltato i gruppi che rappresentano tutte le prospettive”.


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