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Profughi, tensione Berlusconi-Lega
Nessun accordo a Tunisi, l'emergenza divide gli italiani
Difficile mettere insieme solidarietà umanitaria e sicurezza, rapporti con l’Europa e tensioni interne alla maggioranza, diplomazia con i nuovi governi del Mediterraneo e organizzazione concreta della gestione dei profughi: giornate tese e convulse per la politica e per il Paese. Oggi il ministro Maroni è tornato a Tunisi per cercare di definire un accordo possibile. Ecco come i giornali raccontano la situazione.
“Immigrati, per ora niente intesa” apre il CORRIERE DELLA SERA, e nel sommario: “E al vertice Pdl-Lega sì ai permessi a tempo tra le tensioni”. “Scintille e illusioni” è il titolo del fondo di Massimo Franco che continua a pagina 5. Ne leggiamo un passaggio: “L’idea che le partenze dal Nordafrica si fermino di colpo si sta rivelando illusoria: per questo sarebbe pericolo continuare ad alimentarla. I tempi tecnici perché si comincino a vedere risultati richiederanno almeno tre mesi di lavoro, di accordi e di rodaggio. Ma la previsione realistica è che intanto la marea umana dalla Tunisia e poi dalla Libia non finirà. Per questo cresce la polemica su un’«invasione» che la Lega vorrebbe caricare solo sulle spalle del Sud”. A pagina 2 la cronaca del viaggio di Berlusconi e Maroni a Tunisi, senza accordo. E a pagina 3 l’atteggiamento della Lega: “sì ai permessi a tempo ma patti certi sui rimpatri”. Interessante l’intervista al neo ministro del turismo tunisino, Mehdi Havas: “Serve un piano da 5 miliardi su scala europea. Sennò in tre mesi siamo daccapo”. Le modalità dell’accoglienza in Italia sono raccontate a pagina 6. “Napoli e Livorno accolgono 800 profughi” è il titolo in alto, mentre più sotto Alfio Sciacca racconta la situazione: “La giornata «normale» di Lampedusa”. Un passo: “Si rimuovono i cartelli con le scritte in arabo, a cominciare dal «vietato fumare» , mentre non vengono toccati quelli lasciati dai tunisini per ringraziare chi li ha accolti dando cibo, acqua, vestiti. Nonostante la solidarietà negli isolani c’è comunque una gran voglia di tornare alla Lampedusa «in cui possiamo stare con le porte aperte» . E si riprende la vita di sempre. Al porto vecchio Mimmo Brignone è finalmente uscito in mare dopo aver recuperato dei remi nuovi: «Quelli che avevo me li hanno rubati i tunisini per farci le tende» . Usa più gesti che parole Giambattista Martello, giovane muratore che si prende cura degli appartamentini di chi qui viene solo per le vacanze. «Queste case sono di un notaio di Roma e di un imprenditore di Bologna. I tunisini hanno sfondato la porta per fare i loro comodi e poi hanno imbrattato i muri. Questo è il ringraziamento?» . La disputa sui tunisini buoni o cattivi è il tema dell’isola che fa le pulizie”.
Anche LA REPUBBLICA apre con i risultati della missione del premier e del ministro Maroni: “Tunisi dice no a Berlusconi”. Nel sommario si precisa: “Nessuna intesa sui rimpatri. Bossi si piega ai permessi temporanei”. La Tunisia sarà anche un «paese amico», ma a volte anche gli amici dicono di no, scrive Giampaolo Cadalanu. Tant’è che Berlusconi si è limitato a dire: «stiamo lavorando per una possibilità di rimpatrio. C’è la volontà del governo di Tunisi e la nostra per farlo in modo civile». Oggi Maroni torna a Tunisi (dove ha lasciato una delegazione al lavoro) per cercare di ottenere qualcosa. Nel suo retroscena Francesco Bei descrive il grande gelo tra il premier e il ministro leghista: «da Palazzo Grazioli filtra tutta l’irritazione del premier nei confronti del titolare dell’Interno, accusato di non aver facilitato il raggiungimento di un’intesa con la leadership tunisina». «La Lega», si rende ora conto Berlusconi, «non può continuare a essere di lotta e di governo, è ora che si assuma le proprie responsabilità e faccia il proprio dovere». Da parte sua Bossi è preoccupato per le prossime amministrative: «se si perdono le elezioni si va tutti a casa». La soluzione? Il blocco delle partenze e i rimpatri (intanto però ha accettato la soluzione di un permesso temporaneo provvisorio che permetterà ai migranti di andare nelle altre nazioni europee). Nel frattempo Frattini riceve una delegazione di Bengasi e non esclude la fornitura di armi ai ribelli.
Fotonotizia in prima de IL GIORNALE con il titolo “Lampedusa liberata in 96 ore” e l’immagine di un molo con centinaia di migranti da un lato (com’era) e senza nessuno (com’è). All’interno a pagina 9 l’inviata Mariateresa Conti racconta nel suo “E’ finito il calvario: Lampedusa liberata in 96 ore”: «C’è il bar che chiude, per una bella pulizia straordinaria dopo l’ondata. C’è il negozio di souvenir che riapre, dopo settimane di barricate e l’esercizio commerciale aperto sì, ma con l’ingresso chiuso a chiave. E ci sono i più anziani, che si riappropriano della loro piazza, della loro panchina: «Era settimane – dicono – che non potevamo stare qui. Ora siamo tornati, e speriamo di restarci». Per il resto a pagina 6 e 7 si discute su come affrontare eventuali e probabilissime nuove emergenze sbarchi. Dopo il viaggio a Tunisi del premier e del ministro dell’interno; Roberto Maroni, scrive Adalberto Signore: «Parlare di “rottura” sarebbe eccessivo. Ma non c’è dubbio che – per la prima volta da anni – la tensione tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi ha superato i livelli di guardia. Da alcuni giorni sull’emergenza immigrazione tra il Cavaliere e il Senatùr è di fatto un dialogo tra sordi. Con il primo che vorrebbe sposare una linea più morbida e magari applicare ai migranti in arrivo l’articolo 20 della Bossi-Fini che prevede il permesso umanitario provvisorio per sei mesi. E con il secondo che resta fermo su una posizione oltranzista e pretende non solo i respingimenti ma anche che le tendopoli si limitino al Centro e al Sud».
Stefano Folli, sul suo punto sul SOLE 24 ORE a pagina 7, concentra l’attenzione sulle ricadute in campo leghista della questione immigrati (“Da Tunisi a Manduria, la Lega sotto pressione come non mai”): «Se Maroni riuscirà a definire una qualche forma di rimpatrio per i tunisini emigrati, gestendo al meglio la permanenza degli altri sul territorio nazionale, la situazione potrà considerarsi ancora sotto controllo. Se al contrario la crisi dovesse peggiorare a breve e se i telespettatori del Nord dovessero subìre l’impatto visivo di altre Mandurie, di altre tendopoli colabrodo, allora ci sarebbe da domandarsi come reagirebbe il mondo leghista. Oggi intravediamo alcune linee di frattura. Il Bossi che pronuncia la fatidica frase in dialetto (“foera di ball”) incrocia un Berlusconi che fa l’elogio dello spirito di accoglienza e di solidarietà. E non è strano, dal momento che il presidente del Consiglio deve gestire (con il ministro dell’Interno) la complessa trattativa con la Tunisia. E deve anche, aggiungiamo, tenere in conto il punto di vista del mondo cattolico. Però la divergenza è reale e può approfondirsi nelle prossime settimane, man mano che ci avvicineremo al voto amministrativo nelle città».
«L’ondata migratoria non si ferma» è il titolo di ITALIA OGGI a pagina 3. «Con il bel tempo il barcone di immigrati tunisini questa volta è arrivato fino a Chia nel Sud della Sardegna. Alcuni sono riusciti a fuggire alle forze dell’ordine una volta approdati. Segno che l’ondata migratoria non solo non si ferma, ma con il passare dei giorni affina le strategie di arrivo in Italia. Uno degli aspetti dei quali dovrà occuparsi la commissione di tecnici del Viminale al lavoro con il ministero degli Interni tunisino in queste ore è il pattugliamento delle coste», scrive Franco Adriano. Viene segnalata la reazione del’ex commissario Ue Emma Bonino, «la più dura con il governo»: «Non si capisce quale sia l’obiettivo della missione di Berlusconi. La Tunisia ha accolto 100mila persone in fuga dalla Libia, è un Paese in difficoltà, ha sciolto tutti i corpi di polizia, affida il mantenimento dell’ordine alle forze armate, certamente impreparate ad operazioni complesse come il controllo del territorio». A pagina si riferisce invece della nuova delega dell’attuale commissario europeo ai Trasporti, Antonio Tajani: si occuperà di «politica spaziale». Tra i progetti, presentati al «centro spaziale europeo di Frascati», c’è il monitoraggio delle coste del Nord Africa, «tenute d’occhio da 11 satelliti puntati sui barconi dei migranti».
È la foto di un non sorridente Berlusconi a Tunisi a dominare la prima pagina de IL MANIFESTO su cui va a sfondare il titolo di apertura “Maltrattato”. Tre le pagine dedicate al tema (dalla 2 alla 4), come pure la vignetta di Vauro in cui due omini parlando tra loro il primo dice: «Berlusconi in Tunisia» il secondo risponde: «Sarà andato a comprarsi una villa ad Hammamet!». Alessandro del Lago firma l’editoriale (che si conclude poi a pagina 4) “Il ricatto italiano”. «In qualsiasi paese normale, un ministro come Maroni si sarebbe dimesso, dopo l’incredibile spettacolo di Lampedusa, per non parlare di Manduria e altre tendopoli. Ma non è uno spettacolo. Quella a cui stiamo assistendo è una tragedia a cui il nostro governo sta rispondendo con la consueta miscela di brutalità e giochetti diplomatici, con la corsa a Tunisi – dove ieri è stato “respinto” – per imporre il ricatto soldi contro migranti. E ancora, dichiarazioni a vanvera, disorganizzazione e velleitarismi. (…)» e prosegue: «(…) La Tunisia ha accolto centocinquantamila profughi dalla Libia in modo infinitamente più civile. E parliamo di un piccolo paese che sta vivendo una difficile transizione politica e una crisi economia e sociale senza precedenti. (…)» Si passa poi all’analisi della classe politica italiana che tutta intera «al governo e anche all’opposizione, che non sa che pesci pigliare. (…) Ripetiamolo: trentamila o cinquantamila migranti sono un problema che qualsiasi paese delle nostre dimensioni deve essere in grado di affrontare (…)». “Il presidente respinto” titola l’apertura di pagine 2 in cui si sottolinea che: «Berlusconi deve rinunciare al suo show mediatico: il viaggio per imporre al fragile premier Essebsi il rimpatrio dei migranti, è un buco nell’acqua. Oggi Maroni ci riprova. Il Forum tunisino dei diritti: “Attacco alla nostra sovranità”». Scrive Giuliana Sgrena: «Questa volta Berlusconi ha dovuto rinunciare allo show mediatico. La conferenza stampa prevista all’aeroporto di Tunisi prima della sua partenza (con il ministro dell’interno Maroni), prevista evidentemente per annunciare un accordo con il governo tunisino sul rimpatrio dei migranti, è stata annullata perché, si è detto, il premier italiano aveva già parlato durante il pranzo alla Casbah, dopo l’incontro con il premier ad interim tunisino Beji Caïd Essebsi. E soprattutto perché non aveva nessun risultato da vantare. La Tunisia non è l’Italia, dove basta una visita di Berlusconi per dare l’impressione che tutto è risolto, e infatti per evitare equivoci la Tap (agenzia di stampa tunisina) ieri ha segnalato con un comunicato che “nessun accordo è stato raggiunto” (…)».
“Missione incompiuta” è l’eloquente titolo di AVVENIRE sul viaggio di Berlusconi a Tunisi. Il sommario recita: “Immigrati, Berlusconi tratta a Tunisi. Ma l’accordo (ancora) non c’è. A Lampedusa rimangono “solo” 800 stranieri, primi sbarchi in Sardegna”. I servizi interni, da pagina 4 a pagina 7 cominciano con lo scontro nel governo e sul teso faccia a faccia tra il premier e Bossi che aveva dato l’ultimatum, «ma in nottata arriva, a sorpesa, il via libera della Lega alla concessione del permesso di soggiorno temporaneo ai migranti». A pagina 5 il resoconto della missione di Berlusconi a Tunisi: «il premier e il ministro dell’Interno hanno ribadito l’offerta di 150 milioni in cambio dello stop alle partenze. Ma il governo tunisino ha preso tempo. Intanto a Strasburgo, Cecilia Malmstrom, commissario all’immigrazione, ha aperto alla possibilità di concedere un periodo di asilo limitato». A pagine 6 l’emergenza immigrazione a Lampedusa (che si sta svuotando anche se nel campo restano ancora 800 migranti) e le nuove rotte dei migranti che prendono la via della Sardegna. “Tendopoli, è il turno della Campania” è infine il titolo di pagina 7 che spiega il piano dei campi per accogliere i migranti che diventa operativo: «La Toscana ha ottenuto di dividere l’ospitalità in 12 piccole strutture. Anche Torino si prepara a ricevere ‘una quota? ma il sindaco Chiamparino è chiaro: occorre distinguere tra i destinatari di permessi per ragioni umanitarie e i clandestini». A pagina 3 invece il reportage di Marco Benedettelli dalla Tunisia racconta il dolore e la speranza nelle case e sulle spiagge dalle quali si salpa. I familiari di giovani scomparsi dopo essere partiti sui barconi dei “passeur” protestano davanti alla sede del governo e all’ambasciata italiana. Sulle coste non si ferma il flusso di persone disposte a sfidare il mare per la traversata verso l’Italia. «Sono gli stessi militari – dicono – che ci portano all’appuntamento con i trafficanti di uomini». Da leggere anche l’editoriale di Marina Corradi “Quei giovani, i nostri vuoti” sulla “voglia di vita (e di figli) da ritrovare”. Scrive la Corradi: «Un esercito di ragazzi che si aggrappa ai bordi dell’Europa, si arrampica a violarne i bastioni. Perché ci prende, allora, inconfessata, una sottile ansia, che va al di là dei problemi immediati, di accoglienza e di ordine pubblico?… Un’inquietudine ci prende davanti alle immagini da Lampedusa: come se questi ventenni venissero a prendere il posto dei figli che l’Occidente non ha avuto…. La sfacciata giovinezza dei giovani tunisini, oggi, confrontata con i nostri invecchiati orizzonti ci fa pensare che quello a cui assistiamo sia storia. Che i barconi gremiti siano parte di un movimento inarrestabile».
“Immigrati, si tratta sui rimpatri”. LA STAMPA apre sulla visita di Berlusconi a Tunisi, allargando la visuale all’Euopa. Oggi, si legge a pagina 2, potrebbe contribuire a chiarire il quadro il voto atteso all’Europarlamento sui nuovi flussi migratori. Pressato dalla componente italiana, il gruppo Popolare spinge per l’applicazione della “clausola di protezione temporanea” che, in caso di grandi flussi, spalma automaticamente fra gli stati i clandestini entrati nel territorio Ue. Ma non tutti sono d’accordo: “Francia, ultimo schiaffo all’Italia” titola l’apertura di pagina 4: la linea di Sarko è appoggiare l’Italia a Bruxelles per farle ottenere i fondi che servono a gestire l’onda umana in arrivo dalla Tunisia. Ma i respingimenti alla frontiera continueranno e la strada della retribuzione degli immigrati nei vari Paesi della Comunità è secondo la Francia «senza uscita»: troppo complicata, troppo macchinosa e soprattutto troppo lunga.
E inoltre sui giornali di oggi:
L’AQUILA
IL MANIFESTO – All’interno della tre pagine dedicate alla politica e che si aprono (con un richiamo in prima pagina – in basso nella fascia verde – dal titolo “Salva-premier day alla camera”) con il titolo riassuntivo “Una legge, due processi e tre piazze”, trova posto un articolo sull’Aquila “Il governo «non si arrende» Ma all’Aquila non si vede”. Nell’articolo, firmato da Eleonora Martini, si legge: «”La rappresentazione che spesso viene data dell’Aquila è molto diversa dalla realtà”. Per una volta, la frase pronunciata ieri da Gianni Letta mette tutti d’accordo: i cittadini aquilani, gli enti locali e il governo Berlusconi. Solo che per il sottosegretario alla presidenza del consiglio la situazione nel capoluogo abruzzese “non è di stallo, come viene dipinta”, “i problemi ci sono”, certo, ma se la ricostruzione non parte non dipende dal governo che anzi “non si arrende”. Naturalmente se ne guarda bene di venire a dirlo qui, all’Aquila, dove ancora risuonano i fischi indirizzati l’anno scorso in piazza Duomo, nel primo anniversario del sisma del 6 aprile 2009, agli esponenti della maggioranza arrivati con troupe al seguito (…)» e prosegue: «(…) Solo ai Vigili del fuoco va l’abbraccio collettivo degli aquilani. Li chiamano “angeli” e “compagni”, e che meritino tutto il rispetto lo si capisce da come si commuovono ancora davanti alle terribili storie di sofferenza dei terremotati. (…)».
ECOLOGIA
IL GIORNALE – “Il flop delle eco-buste così fragili e sottili che già tutti le odiano”: «Di solito si sfondano già se gli infili un rotolone Regi na, figuriamoci una bottiglia di minerale da 2 litri… E la scena, davanti ai supermarket, si ripete implacabile: la bio-busta – fragile e sottile come la buccia di una patata bollita si sfalda appena esci dal negozio; la merce acquistata finisce sul marciapiede; la massaia (o il «massaio») sacramenta come una belva contro quel «genio» che ha messo al bando le vecchie buste di plastica». Tutto questo succede a pagina 17.
ESERCITO
LA REPUBBLICA – La Lega propone eserciti regionali (20mila volontari, agli ordini anche dei governatori, per fronteggiare calamità e ordine pubblico). La proposta è stata sottoscritta da quasi tutti i deputati del Carroccio. Il ministro La Russa boccia l’ipotesi. Il suo sottosegretario invece Guido Crosetto (Pdl) non sbarra la porta: «parlando di eserciti credo che la Lega faccia una semplificazione semantica. Forse vuole riferirsi a una riserva selezionata, una struttura non armata. Non può esistere una duplicazione rispetto alle forze dell’ordine. È un’idea intelligente se si pensa a un corpo addestrato a determinati tipi di attività. È utile se si tratta di una protezione civile ampliata nei compiti e più militarizzata dal punto di vista dell’organizzazione. Ma senza armi».
SCUOLA
ITALIA OGGI – «Operazione Sant’Egidio per i Rom», è uno dei titoli dello speciale «Azienda Scuola». Scrive Emanuela Micucci: «Banchi vuoti. I ragazzi rom e sinti dei campi non frequentano la scuola. Dispersi già alle medie, estinti alle superiori. Eppure, è possibile cambiare rotta grazie al metodo sperimentato a Roma e Napoli dalla comunità Sant’Egidio. Parola d’ordine: borse di studio». Così a Roma e Milano «la frequenza è lievitata fino all’87%».
SECONDE GENERAZIONI
AVVENIRE – A pagina 7 il taglio basso “Integrati e contenti: ecco i ragazzi stranieri in Italia” sulla ricerca del Cnel (A cura della Fondazione Silvano Andolfi) fotografa gli adolescenti che provengono dalle famiglie di immigrati. A sorpresa si scopre che sono felici di stare qui, si sentono parte della comunità, hanno assunto le abitudini dei loro coetanei italiani. Eccetto i vizi…
HERAT
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 18: “Inaugurata la scuola Maria Grazia Cutuli per i bambini di Herat”. Scrive Andrea Nicastro: “A quasi dieci anni dalla morte di Maria Grazia Cutuli, è stata inaugurata, senza incidenti, la prima scuola dedicata all’inviata del Corriere della Sera. L’allarme per la furia afghana contro la dissacrazione di un Corano in Florida non è ancora rientrato, ma Kush Rod è un’oasi di benevolenza verso le forze straniere. I contadini tagiki di Kush Rod proteggono se stessi organizzandosi in milizia”. E più avanti: “La comunità internazionale ha speso in media 10 miliardi l’anno in aiuti allo sviluppo, ma poco è arrivato davvero: per alcuni sarebbe addirittura meglio consegnare a mano 333 dollari a ciascun afghano. L’area «italiana» , da anni, fa eccezione. I pochi milioni del nostro governo sono quadruplicati da Washington, ma a investirli sono comunque i nostri soldati. Il caso della scuola Cutuli è un esempio. Con 150 mila euro, sono sorte in 9 mesi 8 classi e un orto sperimentale con 60 alberi da frutta. «Grazie» dicono le autorità all’inaugurazione. «E ricordatevi dei nostri problemi di irrigazione» aggiunge Seid Ahmad, capo villaggio”.
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