Cultura

Germania: polemiche per pubblicità shock su olocausto

Alcuni manifesti asseriscono che «non ha mai avuto luogo». La spiegazione poi c'è ma, dicono gli accusatori, è scritta troppo in piccolo

di Gabriella Meroni

La procura della Repubblica di Berlino ha annunciato oggi di aver ricevuto numerose denunce contro una pubblicita’ scioccante che, per ottenere donazioni in favore della costruzione di un monumento in memoria degli ebrei uccisi dai nazisti, mirava a colpire l’opinione pubblica con la provocazione ”l’Olocausto non ha mai avuto luogo”. Una delle denunce, per ”incitamento all’odio razziale”, sporta da un ex detenuto nei campi di concentramento, ha fatto aprire un’inchiesta. La campagna e’ stata lanciata il 19 luglio e utilizza manifesti, cartoline o spazi pubblicitari sui giornali. Lo slogan incriminato campeggia a lettere cubitali bianche su uno sfondo con paesaggio alpino. In basso a destra della foto si precisa con una scritta minuscola: ”Sono sempre in molti a pensarlo: tra vent’anni potrebbero essere ancora di piu’. Per questo dovete fare delle donazioni per il momumento in memoria degli ebrei d’Europa uccisi”. Promossa da un’associazione di cittadini, la campagna si pone come obiettivo la raccolta di due milioni e mezzo di euro tra la popolazione tedesca per il cofinanziamento del monumento che dovrebbe essere eretto a due passi dalla porta di Brandeburgo, nel cuore della capitale. Gli altri 23 milioni di euro necessari per portare a compimento il progetto verranno donati dallo Stato. La costruzione del monumento, approvata nell’estate 1999 dal parlamento dopo un decennio di polemiche, comincera’ il prossimo autunno. Si tratta di un campo con 2.700 lapidi, progettato dall’architetto americano Peter Eisenman, che ospitera’ anche un centro di documentazione sotterraneo. La campagna non ha scatenato polemiche pubbliche, quasi nessun politico si e’ espresso negativamente a riguardo. Il presidente del Consiglio centrale ebraico tedesco, Paul Spiegel, non ha formulato alcuna ”condanna”, ma ha affermato che ”ogni forma di provocazione ha i suoi limiti”.


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