Welfare

Rimpatriamoli, ma non per forza

Presentato il progetto NIRVA – Networking italiano per il Rimpatrio Volontario Assistito

di Redazione

Presentato il progetto NIRVA – Networking italiano per il Rimpatrio Volontario Assistito. Ad introdurre i lavori della Conferenza Carla Olivieri, Responsabile dell’area “Aiccre sociale per l’Europa” e del progetto Nirva che ne ha illustrato caratteristiche e finalità. Il progetto, promosso da AICCRE, ACLI, Caritas, CIR – Consiglio italiano rifugiati ed OIM-Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, intende promuovere una maggiore conoscenza ed organizzazione del dispositivo RVA (Rimpatrio volontario assistito) nonché l’informazione ai migranti potenzialmente interessati attraverso il consolidamento di un network nazionale di riferimento.

Sulla home page di ritornare.eu, questo il dominio registrato per la campagna, si legge «Sei un immigrato extracomunitario? Vorresti lasciare l’Italia e tornare a vivere nel tuo Paese? Hai bisogno di assistenza? Il programma nazionale per il “Ritorno Volontario Assistito” può offrirti un aiuto concreto: organizzarti il viaggio e pagarti le spese; ottenere i documenti necessari ed un eventuale sostegno alla reintegrazione sociale ed economica. Per fare richiesta, rivolgiti a uno dei punti della Rete Nirva presenti in tutta Italia». In queste poche righe sono riassunti obiettivo ed iter che gli immigrati presenti in Italia, che vogliano far ritorno nel proprio Paese d’origine, possono realizzare attraverso una nuova opportunità.

La presentazione del progetto è stata aperta da Vincenzo Menna, segretario generale dell’Aiccre, che ha sottolineato come l’immigrazione sia un tema caldo e al centro di animati dibattiti in Europa. La presenza dell’Aiccre nel progetto si spiega nella volontà dell’associazione di attivarsi ed assumere un ruolo da protagonista nelle politiche sociali (per cui è stata di recente attivata la sezione Aiccre sociale per l’Europa) e nello specifico del progetto di rendere un servizio fondamentale attraverso un’azione di informazione e sensibilizzazione verso coloro che sono i destinatari finali del progetto, cioè i migranti, sulle possibilità concrete di usufruire del dispositivo che prevede il ritorno su base volontaria con il reinserimento nei paesi di origine in condizioni di sicurezza e dignità.

Partecipare a questo progetto significa inoltre per l’Aiccre, Associazione nazionale di Poteri locali e parte della rete più ampia del CCRE, ribadire il ruolo fondamentale dei poteri locali ed il loro coinvolgimento essenziale nelle politiche per l’immigrazione ed in particolare il ruolo essenziale dei comuni nelle politiche per l’integrazione. «Noi pensiamo che bisogna da una parte incentivare le politiche di integrazione, valorizzando il ruolo degli enti locali in tal senso, e dall’altra intendiamo promuovere con questo progetto l’opzione del rimpatrio volontario assistito, sulla base dunque della volontarietà del migrante. Un ritorno che deve necessariamente avvenire in condizioni di sicurezza, di rispetto della dignità della persona e attraverso un percorso di integrazione lavorativa e sociale nel paesi di origine». Il progetto ha proseguito Menna, rappresenta una sperimentazione concreta del principio di collaborazione tra i poteri locali rappresentanti nell’Aiccre e la rete associativa rappresentata dagli altri soggetti coinvolti. Menna ha anche sottolineato l’importanza di costruire una sinergia, una possibile alleanza con gli operatori dell’informazione cui spetta un lavoro importante di inquadrare nel processo culturale i temi legati all’immigrazione.


Ha preso poi la parola Peter Schatzer, direttore dell’ufficio regionale per il Mediterraneo e Capo Missione in Italia e a Malta dell’OIM – Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha asserito, nel corso della conferenza stampa, che quello del rimpatrio volontario assistito è «un tema delicato e facilmente strumentabile. Lo scopo è aiutare persone con storie complicate», ha spiegato, «con l’utilizzo di un approccio sempre volto a rassicurare». In secondo luogo per Schatzer si sta cercando anche con questo progetto di «rendere sempre più fruibile l’accesso ai migranti. “Ogni anno per ora sono circa 200 le persone che vogliono tornare a casa», ha concluso l’esponente dell’Oim.


Per la Caritas è intervenuto il vicedirettore Francesco Marsico secondo cui «i ritorni volontari sono un’uscita di sicurezza, un’opportunità e un segno di civiltà che un Paese deve dare». Per Marsico «da una parte ci sono le grandi politiche migratorie e la necessità di regolare i flussi; dall’altra c’è la persona con i suoi diritti Se non si tengono insieme questi due aspetti», ha sottolineato, «e il diritto schiaccia la persona» allora abbiamo fallito. Quindi, secondo il dirigente della Caritas, questo del rimpatrio volontario assistito è «uno strumento non la soluzione generale ai problemi dell’immigrazione. Sappiamo che il successo pieno», ha ribadito, «è l’integrazione ma questa possibilità è una ricchezza e una speranza in una cultura dell’immigrazione ispirata a valori alti».


Christopher Hein, direttore del CIR, ha spiegato invece che l’organizzazione che rappresenta «aderisce in modo convinto al progetto». Hein ha poi detto che «il rimpatrio volontario è una dimensione che fa parte di un sistema di asilo anche se può apparire paradossale. Ma è una materia delicata perché bisogna intenderci sulla parola volontarietà» affinché la volontà non sia condizionata da fattori che impediscono una reale possibilità di scelta. Inoltre per il direttore del Cir «non basta certo fornire al migrante un biglietto di ritorno ma bisogna garantire una reale accoglienza e integrazione nel paese d’origine».


Ha chiuso i lavori il prefetto Giuseppe Forlani del Dipartimento Libertà Civili e immigrazione del Ministero dell’Interno che ha spiegato le possibilità del “Fondo europeo per il rimpatrio” che tra l’altro «tende a rafforzare la solidarietà tra Paesi nell’ambito delle politiche migratorie». Il prefetto ha sottolineato che lo strumento del rimpatrio volontario assistito è destinato in particolar modo ad alcune categorie di migranti, ovvero richiedenti asilo, rifugiati e vittime di tratta. «Dobbiamo parlare di questo strumento senza timore e prospettare ai migranti che lo volessero questa opzione. L’obiettivo è far conoscere maggiormente questa opportunità e applicare con un percorso strutturato», ha concluso il prefetto.

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