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Sbarchi, è guerra fra Regioni

Nessuno vuole profughi, la Sicilia insorge, Maroni minaccia

di Franco Bomprezzi

Gli sbarchi e l’emergenza umanitaria: l’Italia vive la crisi libica su piani diversi, quello dell’attenzione alle modalità dell’intervento bellico, ma soprattutto quello delle conseguenze determinate dall’ondata di profughi provenienti dal bacino del Mediterraneo. Ecco come i giornali del lunedì affrontano la vicenda.

“Immigrati, rimpatri forzosi” titola a centro pagina il CORRIERE DELLA SERA. Le virgolette si riferiscono alla lunga intervista concessa dal ministro dell’Interno Roberto Maroni a Fiorenza Sarzanini, pubblicata a pagina 2.  Ecco il titolo della conversazione: “Maroni avverte le Regioni «Accogliete i profughi o agiremo d’imperio»”. Ecco un passaggio significativo dell’intervista: “«Sono rimasto male impressionato per l’atteggiamento di alcuni amministratori locali che ufficialmente mostrano buona volontà e poi sottobanco cercano motivi per evitare di essere coinvolti. Lo ripeto: l’unica regione esclusa sarà l’Abruzzo. Altrove si procederà secondo il piano che ho sottoposto alle regioni, che prevede un tetto massimo di 1.000 profughi ogni milione di abitanti» . Chi decide dove alloggiarli? «I governatori in accordo con province e comuni» . E se ci saranno rifiuti? «Allora saremo noi a individuare le aree. Io sono un fautore della condivisione di queste scelte impegnative, ma se questo non è possibile— e soprattutto di fronte a una situazione di emergenza che riguarda profughi che scappano dalla guerra in Libia — saremo costretti ad agire d’imperio»” . E poco più avanti: “L’Italia sostiene gli insorti? «L’Italia dialoga con chi può rappresentare la transizione, sapendo perfettamente che la realtà non è mai come appare. Basti pensare che alla guida dei ribelli ci sono gli ex ministri dell’Interno e della Giustizia di Gheddafi. Non possiamo lasciare zone fuori controllo, soprattutto tenendo conto dell’influenza che i Fratelli musulmani hanno in quell’area e dunque del sopravvento che può essere preso dai fondamentalisti. La Libia deve essere messa in una situazione di stabilità»”. Intanto Berlusconi annuncia un vertice straordinario per fronteggiare la discussione in atto all’interno della maggioranza. A pagina 3, scrive Maria Antonietta Calabrò: “sono quasi 5500 i migranti che hanno raggiunto l’isola, superando così con il loro numero quello degli isolani”. Quasi tutti tunisini, e il ministro del turismo, Brambilla, annuncia pressioni sulla Tunisia, che potrebbe essere esclusa dai flussi delle agenzie italiane, con un danno molto forte per il paese nordafricano. Felice Cavallaro riferisce: “Lo show di Lombardo: tendopoli anche in Padania”. Ovvero lo sforzo del governatore della Sicilia per “scuotere Roma per svuotare l’isola attraversata da tensioni, rischi, violenza”.

Le conseguenze della guerra determinano l’apertura de LA REPUBBLICA: “Immigrati, inferno a Lampedusa”. Sono ormai oltre 5500 le persone sbarcate nella piccola isola e alle quali il quotidiano diretto da Ezio Mauro dedica le prime tre pagine (seguite dagli aggiornamenti sul fronte militare). Apre Vladimiro Polchi: «uno sbarramento di navi per accogliere e smistare gli immigrati e un consiglio dei ministri straordinario su Lampedusa. Silvio Berlusconi interviene sull’emergenza sbarchi, quando ormai l’isola è una polveriera». Dal 18 gennaio sono arrivate 18mila persone, stando ai dati diffusi da Viminale. E questo innesca parecchie polemiche: «la situazione è un inferno c’è un serio rischio di epidemia», sbotta il governatore siciliano Lombardo, «questa emergenza è frutto di una gestione indecorosa da parte del governo nazionale». Polemica anche Livia Turco, presidente del Forum immigrazione del Pd che critica «lo spettacolo indecoroso del governo che, su un tema cruciale come quello dell’immigrazione, continua nell’improvvisazione e continua a dividersi» (si riferisce alla proposta di un bonus di 1500 euro per quanti tornano nel loro paese lanciata da Frattini e bocciata da Bossi). Che la situazione sia terribile lo conferma l’inviato francesco Viviano: l’isola è allo stremo, scrive, sottolineando che ormai vi arrivano da tutte le parti compreso il fronte libico (dal quale viene una giovane mamma eritrea che ha partorito in mare, come racconta Alessandra Ziniti). Due le analisi interessanti. Quella di Thomas Friedman (“La scommessa del mondo arabo in cerca dei piccoli Mandela per creare le nuove democrazie”) che per 350 milioni di persone vede un futuro di auto-determinazione (con un ruolo importante dell’America) e quella di Ilvo Diamanti. “La sindrome dell’assedio nel mondo che non ha più muri” descrive un’Italia che ha la percezione dell’assedio (una percezione sulla quale la politica soffia) e si impaurisce finendo così con diventare a sua volta una «grande Lampedusa».

«Invasione di immigrati» è l’intestazione della prima pagina de IL GIORNALE, sotto il titolo: «Clandestini, Tremonti taglia». Scrive Antonio Signorini: «Sui rifugiati e i migranti le tesi del ministro sono sovrapponibili a quelle di Umberto Bossi», Tremonti nell’intervista di ieri dall’Annunziata ha dedicato «Poche battute sulla proposta di dare 1.700 euro a ogni tunisino rimpatriato. “È una cosa che ancora non ho studiato”. Anche se, ha precisato, “sarebbero comunque soldi europei. Voglio vedere quale è il giro dei soldi, tenga conto che i soldi europei sono comunque soldi italiani”. La via maestra è quella “di aiutarli a casa loro”. E in questo caso il riferimento è ai clandestini». Il ministro descrive la sua soluzione: «”Destinare una quota dell’Iva, via volontariato, per aiutare” chi viene da quei paesi, ma “in casa loro”. Sussidiarietà internazionale. Perché la ricetta del ministro dell’Economia non contempla il passaggio di fondi da stato a stato. Formula bocciata dalla storia. “Quei soldi finiscono in armamenti o vanno in Svizzera”. Meglio quindi fare arrivare quei fondi, finanziati dai cittadini con i loro consumi, a chi si occupa direttamente delle popolazioni». Sulla stessa linea è l’editoriale di Magdi Cristiano Allam, intitolato «Da disperati a imprenditori». Scrive Allam: «I nostri soldi diamoli direttamente ai giovani che scelgono consapevolmente di assumersi la responsabilità di riscattarsi dalla povertà diventando micro imprenditori. E diamo solo i soldi che servono effettivamente alla realizzazione del singolo progetto imprenditoriale e neppure a fondo perduto, perché la responsabilizzazione e la certificazione della credibilità del neoimprenditore attraverso la restituzione anche graduale del prestito è parte integrante della sua capacità di competere sul libero mercato». Per Allam questo dovrebbe chiamarsi «Piano Berlusconi per lo sviluppo, la democrazia e la pace tra i popoli del Mediterraneo»

IL SOLE24ORE pubblica la cronaca di Roberto Bongiorni  che  scrive: «Le banche? Quasi tutte chiuse. Scuola e università? Sospese a tempo indeterminato. Stesso discorso, almeno ufficialmente, per i principali servizi pubblici:  dalla raccolta rifiuti alla polizia, passando per i vigili urbani. Come Bengasi possa andare avanti  di questo passo  è quasi un mistero. Come tutta  la neonata “Repubblica della Cirenaica” possa sopravvivere appare una sfida alla ragione. La guerra ha di fatto spaccato il Paese in due. Uno dei problemi più urgenti è la carenza di liquidità. In un Paese dove un litro di benzina costa10 centesimi di euro, molto meno di una bottiglietta d’acqua, rischia di trovarsi a secco. Tutti ora confidano nelle capacità  di Ali Tarhouni, 60 anni, il neo ministro delle Finanze che dopo 30 in esilio negli Usa, mercoledì sera ha assunto il suo nuovo ruolo». IL SOLE24ORE nella stessa pagina esteri pubblica l’intervista a Gamal Gawad Soltan, direttore del più  prestigioso think tank egiziano, L’al Ahram center for political strategic studies che nel  tratteggiare  l’orizzonte del Paese dopo le rivolte delle scorse settimane dice: «Occorrerà tenere presente che la tassazione  per le persone fisiche e per le imprese  potrà aumentare ma va tenuto conto che scenderà la tassa occulta della corruzione grazie  alle nuove misure prese dal Governo. Le privatizzazioni invece non saranno in agenda».

“La Sicilia dice basta: Immigrati al Nord” titola LA STAMPA. A pagina 3 un articolo dell’inviato a Lampedusa racconta un’isola allo stremo e parla di «una mortificante politica dello scaricabarile: l’Europa scarica sull’Italia, l’Italia scarica su Lampedusa e Lampedusa, da ieri, scarica su Linosa – poco più che uno scoglio in mezzo al mare – cui toccherà ospitare il flusso libico». Di soluzioni concrete e praticabili neanche l’ombra: «Nessuna delle iniziativa propagandate è al momento a regime: non lo sbandierato centro di Mineo, non il piano concordato fra governo e regioni italiane. E sull’altare di questa inefficienza Lampedusa continua a pagare un prezzo altissimo» scrive Federico Geremicca. In tutto questo l’Italia è appare un «Paese con le mani alzate» che va alla cieca nonostante l’emergenza vada avanti da due mesi, con «un governo che va a tentoni, che cambia strategia ogni 24 ore e sforna idee balzane con una stupefacente continuità».

E inoltre sui giornali di oggi:

GIAPPONE
LA REPUBBLICA – “Nuova fuga radioattiva a Fukushima valori 100mila volte oltre i limiti”. Nel reattore numero 2 la radioattività ha per la verità raggiunto un a soglia che è di 10 milioni di volte superiore alla norma. I tecnici hanno lasciato la centrale, cresce la contaminazione in mare. Un dato che inquieta ovviamente la popolazione. «Ci potrebbe essere un’esplosione più grave di quelle registrate fin ora», avverte Roberto Moccaldi del Cnr, «Un’esplosione che mandi in pezzi il contenitore primario, cioè lo scudo d’acciaio che trattiene la radioattività». Insomma il rischio Cernobyl è più vicino.

ENERGIA SOLARE
ITALIA OGGI – Apertura in prima con un lungo pezzo “E’ solo un’eclissi solare” su come cambieranno gli incentivi dopo il decreto, oggi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, che ha stoppato le agevolazioni al fotovoltaico. Un decreto che congela le agevolazione all’energia solare per gli impianti in costruzione che non riusciranno ad allacciarsi alla rete elettrica entro il 21 maggio di quest’ anno. «Un decreto che ha traumatizzato un intero settore economico, congelato progetti già avviati, emesso in difficoltà centinaia di imprese, anche a causa della reazione delle banche che hanno immediatamente ritirato gran parte dei finanziamenti».

DISABILI A SCUOLA
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 27: “Tagli al sostegno dei disabili. Condannato il ministero”. Ridurre le ore di sostegno ad uno studente disabile è condotta discriminatoria. Lo ha stabilito il tribunale di La Spezia che ha condannato il ministero dell’Istruzione a riassegnare al ragazzo le 18 ore settimanali di assistenza scolastica ingiustamente ridotte a 14. Lo ha reso noto l’avvocato Isabella Benifei che ha proposto il relativo ricorso in cui si sottolineava come il provvedimento della scuola, un istituto superiore della città, fosse contrario all’articolo 3 della Costituzione e lesivo del diritto allo studio. Una sentenza che arriva pochi giorni dopo la sconfitta in appello, sempre del ministero, che aveva fatto ricorso contro analoga sentenza del tribunale di Milano, su esposto di molte famiglie, guidate da Ledha.


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