Mondo

Palestina: Arafat in Italia, appello delle ong al governo

Le ong presenti in Palestina chiedono che il governo si impegni per i diritti umani nella regione. E denunciano le loro difficoltà. Pubblichiamo il loro comunicato

di Gabriella Meroni

La Piattaforma delle organizzazioni non governative (Ong) italiane per la Palestina da il benvenuto al presidente Arafat in visita a Roma, augurandosi che i suoi appelli per una pace giusta e perché il popolo palestinese possa finalmente vivere libero sulla propria terra trovino nel nostro paese l’ascolto che meritano. Le Ong italiane sono profondamente sconcertate dalla decisione dei Democratici di Sinistra di ospitare l’Associazione Italia-Israele presso la Festa dell’Unità di Roma e ricordano ai dirigenti di questo partito che Ariel Sharon, che la suddetta Associazione appoggia, è indagato dalla magistratura belga per crimini contro l’umanità in relazione alla strage di Sabra e Chatila. Le Ong italiane rinnovano il proprio appello alle Nazioni Unite, al Parlamento Europeo ed al Parlamento Italiano perché siano garantiti i diritti umani e la protezione della popolazione civile palestinese, e perché si intervenga sul governo di Israele perché fermi i processi di rioccupazione e le esecuzioni sommarie. Chiediamo al governo italiano di impegnarsi per garantire i diritti del popolo palestinese e sostenere le associazioni, le organizzazioni e gli operatori italiani impegnati a tutelare quei diritti promovendo solidarietà e realizzando assistenza sul campo. Questo sostegno deve essere accompagnato da una richiesta formale al governo israeliano affinché venga garantito il diritto alla realizzazione degli interventi umanitari, in ottemperanza alle norme e alle prassi internazionalmente riconosciute. Invece, i cooperanti delle Ong italiane impegnate in Palestina denunciano che ogni giorno che passa diventa più difficile superare i check points gestiti dai soldati israeliani: i carichi di medicine e di alimenti per i villaggi isolati vengono bloccati, il personale palestinese non può collaborare nella distribuzione e nell’assistenza perché impossibilitato a muoversi. Nelle ultime settimane a due cooperanti è stato persino negato l’ingresso nel paese. (Fonte: ong italiane in Palestina)


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