Emergenza umanitaria a Misurata e nelle altre citta’ libiche assediate dalle forze di Gheddafi, malgrado le organizzazioni per l’assistenza stiano completando i preparativi per un’operazione di assistenza su larga scala. Nella notte, i carri armati di Gheddafi sono rientrati a Misurata, dove solo per alcune ore nel pomeriggio i residenti erano riusciti a tirare un sospiro di sollievo, e hanno ripreso a sparare, come ha testimoniato un medico dell’ospedale principale della citta’, in una intervista al Washington Post.
”Stanno bombardando ovunque”, ha spiegato la fonte al telefono, raccontando che i pazienti vengono operati sul pavimento e che si stanno esaurendo le medicine, cosi’ come il combustibile. E’ stata sospesa anche la fornitura di acqua corrente. ”Sono preoccupato per una possibile crisi umanitaria a Misurata”, testimonia Mark Ward, un funzionario dell’Agenzia per lo sviluppo internazionale Usa che come altre Ong stanno ammassando aiuti diretti alla popolazione libica nell’est del Paese e nei paesi vicini. Fonti dell’Amministrazione americana denunciano che potrebbero esservi fino a 80mila sfollati. Il World Food Program e la Commissione internazionale della Croce rossa hanno gia’ reso disponibili quasi 2mila tonnellate di alimenti e altri beni di emergenza, fra cui medicine per curare 40mila persone, nelle regioni della Libia orientale controllate dalle forze ribelli.
La distribuzione di questi aiuti pero’ viene ritardata dallo stallo sul terreno, dalla difficolta’ dei militari della coalizione internazionale a colpire le forze di Gheddafi ammassati a ridosso di centri abitati. ”E’ un ambiente estremamente complesso e difficile in cui operare”, ha ammesso il contrammiraglio Usa Gerard Hueber, ‘chief of staff’ per la coalizione, ribadendo il suo appello alle forze libiche per ”consentire che l’assistenza umanitaria, cibo, medicine, combustibile, raggiungano i civili”, ha richiesta piu’ volte inoltrata alle forze di Gheddafi. Gli aiuti arrivano, via terra attraverso il confine con l’Egitto o via mare al porto di Bengasi, ma poi i militari libici non consentono la loro distribuzione ai civili in difficolta’.
Il World Food program sta quindi organizzando un’operazione per aiutare 600mila libici per tre mesi. Come ha spiegato la portavoce Abeer Etefa, l’accesso al cibo da parte delle popolazioni nelle aree contese ”sta diventando sempre piu’ difficile”, con il prezzo della farina raddoppiato, del riso aumentato dell’88 per cento, e dell’olio vegerale del 58. ”Se si prosegue in questo modo, la situazione diventera’ molto preoccupante, non fosse altro perche’ la Libia e’ un paese che dipende dalle importazioni di cibo”, ha aggiunto Etefa, dislocata sul confine fra Egitto e Libia.
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