Welfare

Antigone: gli Ipm sono contenitori di marginalità sociale

Il dato emerge da “Ragazzi dentro” il “Primo Rapporto sugli istituti penali minorili”

di Redazione

In Italia sono circa 500 i ragazzi fra i 14 e 18 anni detenuti nelle 17 carceri minorili funzionanti oggi in Italia. E fra questi, i 2/3 sono in attesa di giudizio, il resto sta contando una pena. Ma se la detenzione è diventata davvero l’estrema ratio dopo la riforma del Codice di procedura penale minorile del 1988, gli Istituti per minori (Ipm), sono «contenitori di marginalità sociale». Vi si trovano infatti «solo stranieri, rom e ragazzi italiani delle periferie delle grandi città del Sud». È quanto emerge da “Ragazzi dentro”, il “Primo Rapporto sugli istituti penali minorili” realizzato dall’associazione Antigone, dopo un monitoraggio cominciato nel 2008.
Dunque «di fronte al disastro delle carceri per adulti, il sistema funziona bene, e ha retto anche se permangono delle criticità», ha commentato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, presentando il Rapporto oggi alla Camera. «Non si registra un sovraffollamento, i numeri della detenzione restano stabili, la permanenza in carcere è breve, in media di due mesi, ciò a indicare che il sistema delle misure alternative funziona».
Quanto alle caratteristiche dei ragazzi detenuti, Antigone sottolinea come «negli ingressi in Ipm, il rapporto tra italiani e stranieri cambia radicalmente, e i minori stranieri, che sono in minoranza sia tra quanti venivano segnalati come autori di reato all’autorità giudiziaria sia tra quanti entravano nei Centri di Prima Accoglienza (Cpa), sono fino al 2007 addirittura in maggioranza tra quanti entrano in Ipm, ed in seguito rappresentano una percentuale degli ingressi ampiamente superiore al 40%». «Dunque», sottolinea Antigone, – «a mano a mano che ci si addentra nei luoghi di privazione della libertà, la selettività a danno dei minori stranieri è sempre
più forte».  

 

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